FELICE DI “NON VIAGGIARE”

Ritorneremo a viaggiare!

Da qualche mese noi umani ci siamo fermati, bloccando tutto il sistema che ci circonda. Un sistema che ci ha portato dentro un limbo di ricchezza e di benessere; lo stesso sistema che ci ha permesso di prendere un aereo capace di condurci in un luogo sognato dall’altra parte del mondo. << Oh che meraviglia!>> pensavamo. Ma è da tempo che la Terra non la pensa più come noi; lei non giova più di quel benessere che a causa dei nostri vizi sta velocemente perdendo.
Bisognava fermarci tutti per osservarla, aiutarla, farla guarire e, incredibilmente, un miracolo è accaduto. Può sembrare strano ma ora che tutto si è fermato sono felice di non poter viaggiare. Mi spiego meglio: io soffro come un matto! ma sono consapevole che tutto quello che sta accadendo servirà a qualcosa. Servirá a lei per poter rinascere liberandosi dalla nostra tirannia e servirà a noi per riflettere sugli errori che abbiamo commesso. Come un corpo malato anche la Terra ha prodotto la sua febbre, sotto forma di Coronavirus. Madre Natura si sta difendendo contro l’egoismo umano. Quindi, se esaminiamo bene, il vero virus siamo proprio noi. Per questo sono felice di “non viaggiare” perché desidero fortemente regalare al mio pianeta il suo benessere sacrificando i miei vizi. Mi accontento di viaggiare con la mentre leggendo un buon libro nell’attesa di una sua lenta guarigione. La medicina prescritta dall’universo è il nostro buon senso e fermandoci, la stiamo imboccando facendola assumere piccole dosi della nostra cura. Aumentiamo in modo più massiccio il medicinale finchè il benessere gioverà ad entrambi. Torneremo a viaggiare ma prima torniamo a vivere in un mondo guarito.

Alessandro Cusinato

Osservando la nascita del Rio Delle Amazzoni

Diario di viaggio Perù – CANYON DEL COLCA

25 AGOSTO – CANYON DEL COLCA

La partenza è alle consuete tre del mattino da Arequipa.  Dopo più di tre ore di bus, all’aba giungo a Chivay salendo poi fino a quota 4350 metri. Il paesaggio incomincia a trasformarsi diventando quasi lunare. Cactus, siepi basse, ed erba gialla lo rendono simile ad un deserto ad alta quota.  E’ il grande cratere scavato dalle forze erosive del fiume Colca.

Il nome Colca si riferisce ai granai di fango e pietra scavati in epoca Inca e pre Inca nelle roccie del Canyon. Si tratta del secondo Canyon più profondo al mondo. Il paesaggio è davvero suggestivo e unico, respirare non è facile a causa della mancanza di ossigeno derivata dall’altura. Ma fortunatamente il mio corpo presente a queste altitudini da molti giorni si è ormai acclimatato e non soffro più di problemi di questo tipo.
Ma lo scopo principale di questa escursione è quella di assistere al volo di uno dei sacri animali Inca, il protettore del regno di sopra: Il condor.
Il bus si ferma in un punto strategico dove sono presenti dei miradores naturali.

Qui osservo tutta la bellezza e la profondità di questa valle incantata compresi i vulcani Coropuna e Ampato. Pareti a strapiombo fanno da casa a una decina di Condor che all’improvviso mi svolazzano davanti.
E’ un emozione fantastica osservare queste splendide creature intente a dominare dall’alto tutto il Canyon. Osservandoli mi rendo conto di essere in una valle sacra dove questi imponenti esemplari volando proteggono con le loro ali il padre di ogni Inca: Il Dio Sole Inti.
Proseguo il mio viaggio atttaversando le strade strette e a picco del Canyon giungendo in un luogo magico. Mi siedo su una roccia a strapiombo che costeggia la strada e guardando davanti a me verso l’orizzonte, noto un piccolo puntino bianco in cima ad un’alta montagna. La guida mi dice che quello è il Nevado Mismi, il ghiacciaio da dove nasce il Rio Delle Amazzoni.

Osservando la nascita del Rio Delle Amazzoni
Osservando la nascita del Rio Delle Amazzoni

<< Wow !>> esclamo io…
Resto ammutolito, incantato e senza parole.
Per me è uno dei momenti più emozionanti di tutto il viaggio.. Cerco di immaginare come possa nascere da un puntino cosi piccolo il corso d’acqua più lungo al mondo.. un fiume mitico che attraverserà Perù, Colombia e Brasile bagnando la foresta amazzonica. Insomma sto assistendo al parto di Pachamama madre natura, che dà alla luce una delle sue creature più influenti per la vita di altrettante creature della nostra terra.

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Fiume Colca

 

 

 

 

 

 

 

 

Diario di viaggio Perù- MONTAGNA ARCOBALENO

16 AGOSTO
Montagna arcobaleno (Apu Winicunca)
la sveglia suona alle 2,30 di notte. Sono teso ed emozionato perchè quest’oggi affronterò un’avventura molto particolare. Non da tutti. Superare i 5000 metri d’altitudine camminando per ore con pochissimo ossigeno.
Ho visto molti filmati riguardanti questa escursione e sò che non è facile affrontarla, ma la voglia di esplorare e superare me stesso è troppa.
Alle 3,30 passa la guida peruviana a prendermi e dopo una camminata per le vie dormienti di Cuzco, alle 4,00 salgo sul bus che mi condurrà lassù a quota di partenza di 4500 metri.
il viaggio in bus dura circa tre ore e le passo tutte dormendo. Meglio cosi perchè almeno non assisto alle manovre da pazzo che compie l’autista del bus sui sentieri a picco delle Ande.

 

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Verso le 7,00 arriviamo a destinazione. Scendo dal bus e il paesaggio che mi accoglie è uno dei più suggestivi al mondo. Un’ampia vallata di rocce di color giallognolo e marrone contornate dalle cime più alte delle Ande Sudamericane.  Al campo base domina un grande cartello verde con incisa la scritta “Welcome to mountain colours Apu Winicunca”

Fà molto freddo e subito vengo colto da giramenti di testa e mancanza di respiro, del resto siamo a 4500 metri e me lo aspettavo.
Noto che la stessa situazione stà capitando un pò a tutti. Siamo circa una sessantina di escursionisti di tutte le nazionalità : italiani, peruviani, cileni, brasiliani, argentini, americani, australiani, francesi ecc.. e quasi tutti siamo storditi da quest’aria rarefatta!
Le guide peruviane ci raggruppano in cerchio e da veri leader ci incoraggiano urlandoci contro tutta la loro carica.
Ma mi sento davvero scarico e non acclimatato a questa quota di altura. In effetti sono a Cuzco da soli due giorni e salire qui sopra cosi presto forse è stata una cazzata! era meglio aspettare ancora un giorno almeno, in modo che il mio corpo meglio abituato all’altura ne soffrisse meno la mancanza d’ossigeno. Questo è quello che mi passa per la testa… Ammetto che un pò di ansia mi era salita ma il mio carattere deciso e determinato mi fa calmare. Respiro o almeno ci provo parlo con il mio zaino dicendogli andrà tutto bene!
Entriamo in un tendone del campo base e facciamo una ricca colazione a base di cioccolata, pane, e sopratutto mate de coca.
Il cammino che ci porterà fino a quota di 5200 metri ad ammirare la terra colorata durerà circa tre ore. Cosi Finita la colazione decido insieme ad altri escursionisti di affrontare la prima parte del cammino con l’aiuto di un cavallo. Qui conosco Julia, una splendida ragazza francese anche lei in viaggio da sola.
Insieme cavalcando due cavalli percorriamo il primo tratto di salita. Il colpo d’occhio è bellissimo.

 

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Non sembra di essere sulla terra ma su un altro pianeta. Alte cime Andine probabilmente di 6000 metri ci sovrastano e sulle loro cime si intravede il bianco della neve. Un paesaggio lunare, colorato di malinconici colori giallastri mischiato al verde del muschio, ci ipnotizza. Il profumo dell’aria limpida e incontaminata si inebria dell’intenso odore delle erbe di montagna.
Intorno a me alcuni uomini andini mi seguono con lo sguardo accompagnandomi in caso di bisogno fin sù in cima. Vestono con abiti pesanti, maglioni di alpaca colorati e parlano il Quecha. I più anziani sorridono mettendo in evidenza le rughe, disegnate sui loro volti come fossero montagne scavate nella loro valle di esperienza.
Sono molto poveri è vero.. ma dentro di loro sono molto più ricchi di noi. Vivono in questo paesaggio lunare lontano da tutto e tutti. Vivono in casette di pietra o in tendoni ma quando la mattina aprono gli occhi non vedono lo stress di un sole spento e frettoloso, ma l’azzurro del cielo macchiato dal bianco limpido delle nuvole lente.
il profumo dell’aria fredda mi accompagna e il cielo è più azzurro che mai.. A causa dell’aria pura con poco ossigeno i colori sembrano più intensi più vivi. Branchi di Alpaca pascolano indisturbati liberi di fianco a noi.

 

E’ meraviglioso!
Mi giro ad osservare Julia e noto che anche lei come me si stà emozionando..
L’ultima parte del percorso è da affrontare senza cavallo. Gli ultimi 400 metri sono faticosissimi l’ossigeno è sempre meno e la testa comincia a farmi male. Temo possa accusare il “soroche” ovvero il mal d’altura come lo chiamano qui. Questo può portare a giramenti e mal di testa, mal di stomaco, vomito e persino edema polmonare. Ma sono molto determinato e cerco di non pensare al peggio delle ipotesi.
Piano piano giungiamo a quota 5000 metri! Resto incantato da cotanta bellezza ..
In meno di un attimo il mal di testa sembra passarmi, l’ossigeno di colpo ritornare e la fatica scomparire.
Davanti a me le montagne sono colorate!!!

 

Rimango sorpreso e con la bocca spalancata assaporo tutto l’arcobaleno che ricopre come una coperta la superfice fredda delle montagne.
Si passa da strati di verde al rosso, dal grigio al giallo, dal viola fino al blu.. Qui la natura si è davvero superata dipingendo ad alta quota il suo capolavoro usando un pennello colorato sulla tela insidiosa delle Ande.
Io e Julia scattiamo numerose foto, sia con la macchina fotografica ma sopratutto con la mente.
Saranno scatti che le nostre emozioni non dimenticheranno mai. Il vento soffia sempre più forte e il mal di testa sembra aumentare, ma i nostri corpi ipnotizzati dai meravigliosi colori non ne vogliono sapere di tornare.
Ci addentriamo ancor di più nel cuore della montagna seguendo un difficile sentiero ma ogni passo fatto è equivalente a farne dieci e il fiatone derivato dall’aria rarefatta sta per sfinirci. E’ un ambiente troppo tosto e restarci per troppo tempo può portarci a stare male.
Decidiamo di tornare indietro verso il campo base. Ci aspettano almeno altre due ore e mezzo di cammino in discesa ma pur sempre senza ossigeno.

 

La discesa a quest’altura può sembrare più facile da affrontare ma invece cosi non è.
Il mal di testa inizia a farmi soffrire e anche Julia accusa il colpo. Mastichiamo caramelle alla coca e con il loro aiuto continuiamo la discesa. Intorno a noi branchi di alpaca ci osservano in silenzio. alcuni di loro alzano il collo e fissandoci sembrano dirci ” Non fermatevi manca poco ce l’avete quasi fatta! “. Sono stupendi ci fermiamo qualche istante ad ammirarli.
Due ore più tardi giungiamo stremati al campo base. Pranziamo.
Parlo con Julia ed emozionata mi sussurra che viaggiare da soli è la cosa più bella del mondo, l’arricchimento interiore migliore e che l’esperienza di oggi l’ha memorizzata per sempre nella sua mente e nel suo cuore.
La guardo e sorrido. Penso anche io la stessa cosa. Le dico che sono felice di averla conosciuta. Lei mi risponde ” Lo sono anche io” . Questa montagna e questa ragazza mi hanno donato un qualcosa di magico. La cosa bella è che telepaticamente comunicavo con Julia in ogni singolo istante anche senza volerlo. Questo succedeva grazie a questo luogo incantato e a questi sentieri colorati che ispiravano nelle nostri menti le stesse identiche emozioni.

Diario di viaggio Perù – CUZCO e VALLE SAGRADO

14 agosto
– Verso l’ombelico del mondo – Cuzco
Sto volando verso Cuzco! non ci credo ancora.. Sono troppo emozionato. Tra poco più di un’ora sarò nell’ombelico del mondo..
Così era chiamato dagli Inca. Cuzco in lingua quechua significa proprio “centro” “ombelico”. Già perchè era la capitale dell’impero Inca, nonchè il “centro del mondo”.
L’ho ammirata centinaia di volte sui libri, nei documentari e ogni volta provavo un senso di attrazzione energetica incredibile. Proprio come mi succede osservando le foto e i video di Machu Picchu.
Ma per provare questo tipo di sensazione bisogna conoscere la sua storia. Una leggenda attribuisce la sua fondazione ad un essere leggendario chiamato Manco Capac, insieme a sua sorella e consorte Mama Ocllo, divenuto poi primo imperatore.
La leggenda inoltre dice che questo luogo fu rivelato da Inti (il dio sole). La mappa di Cusco antica ha la forma di un puma ( animale sacro) con la piazza centrale occupata dal petto dell’animale. La testa del puma sarebbe ubicata nella collina dove sta la fortezza di Sacsayhuamàn. La città è situata al centro della cordigliera ad un altitudine di 3400 metri. Era chiamata “centro” “ombelico” perchè secondo la mitologia Inca in essa confluiva il mondo degli inferi ( Uku Pacha) con il mondo visibile (Kay Pacha) ed il mondo superiore (Hanan Pacha). Un luogo mistico, magico carico di energia.

 

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– Atterraggio a Cuzco –
Appena l’aereo apre gli sportelloni vengo colpito da un forte un giramento di testa. Sento troppo la differenza di altura e incomincia a mancarmi l’aria. Faccio fatica a respirare ma sò che è una cosa normale per chi arriva qui. Mantengo la calma e mastico delle foglie di coca contenute in un cesto all’ingresso del piccolo aereoporto.
In albergo mi preparano subito del mate de coca. Una tisana ma con foglie di coca. Serve a far acclimatare l’organismo con l’altura. è buona, calda e devo dire che il suo effetto lo fà. Per tutta la mattinata rimango disorientato fisicamente ma poi pian piano inizio a respirare meglio.
Masticare foglie di coca e bere il mate è una tecnica naturale antica usata dagli Inca ma ancor prima dagli Aymara per sopravvivere a questa quota all’aria rarefatta delle Ande.
Nel pomeriggio esco con il mio zaino in esplorazione per le viette strette di Cuzco e me ne innamoro profondamente. Stradine srette, cielo azzurro, montagne che la circondano, colori dell’arcobaleno indossati dagli abitanti, muri di pietra antica, profumi di festa e tanta musica Andina.
Mi vengono incontro donne colorate con stretti sulle spalle come fossero zaini i propri bimbi, che vogliono vendermi braccialetti dipinti di vita quotidiana andina.

 

Mi muovo per le vie disorientato, un pò perchè non ho ancora superato il mal d’altura e un pò per la mia curiosità. Sono fortemente emozionato. Una sensazione mai provata prima per nesuna città del mondo..
La sera poi Cuzco si veste dei colori delle stelle e di luci regalate dalla Pachamama. (la madre terra)
Le stelle illuminano le stradine di ciottoli della vecchia capitale dell’impero Inca ed attuale capitale della cultura delle americhe.
Qui percepisco, dentro di me, un’incredibile energia,  mai provata prima.. Un richiamo, una voce, una musica proveniente dall’interno dell’ombelico e diretta nel mio io più profondo..
Mi sembra di essere un tuttuno con la città stessa. Mi sembra di essere parte di lei e lei di me. Sorrido, e persino gli oggetti mi sembrano aver vita propria. I sentieri mi parlano indicandomi dove devo andare. Impossibile smarrirsi perchè mi sento stretto mano nella mano da lei e mai lasciato solo. Percepisco una forza incredibile per affrontare questo viaggio e non solo.
Ora capisco perchè per gli Inca Cuzco era il centro dell’universo. Quest’oggi ho captato un’energia positiva incredibile, forse inumana, sovrannaturale che mi stà caricando dentro..
Questa sensazione la sto provando io ora, come un tempo la provavano loro.

 

15 agosto
– Valle sagrado-
Sono pronto per la prima escursione nella valle sacra degli Inca. E’ la valle del fiume Urubamba che attraversa le Ande vicino a Cuzco. Di buona mattina alle 8,00 salgo sul bus che mi porterà come da prima tappa alla cittadina Inca di Pisac. Sul bus stringo amicizia con un ragazzo brasiliano di nome Adhemar. Arrivato a Pisac rimango stregato dalla bellezza del sito archeologico.

 

Davanti ai miei occhi increduli appaiono una una serie di terrazzamenti antichi tipici della cultura Inca che a semicerchio scendono lungo la montagna. Intorno la vegetazione e un sentiero che ripercorre i passi fatti dai cittadini Inca per giungere alle loro abitazioni ancora esistenti situate un pò più in cima.
Seguo il sentiero rimaendo più volte incantato nell’osservare i mitici terrazzamenti. E’ la prima volta che li vedo dal vivo senza il filtro di una pagina di carta di un libro o dello schermo di una televisione. I terrazzamenti erano stati progettatti intelligentemente dagli Inca per poter praticare l’agricoltura su queste alte montagne. Coltivavano mais, patate ecc.. la dove sembra davvero impossibile..
Meravigliato faccio il giro del percorso spingendomi sempre più in alto giungendo davanti a vecchie rovine di abitazioni Inca. Qui conosco un secondo amico brasiliano anch’esso da solo di nome Diego. Con Adhemar e Diego nascerà una forte amicizia.
Come seconda tappa mi attende la magica cittadella di Ollantaytambo. E’ posta a circa 75 chilometri nord-est da Cuzco. Questa fortezza Inca il cui nome significa locanda di Ollantay (il nome di un guerriero) Fu una delle città dove Inca e spagnoli si sono batutti quando Manco Inca cercava di raggruppare la resistenza Inca dopo la disfatta di Cuzco.

Qui delle ripide scale si inerpicano sui terrazzamenti fino ad arrivare al cuore del tempio di cui restano solo le rovine.
Percorrendo i 250 gradini si ha la sensazione di tornare nel passato respirando l’odore della cultura Incaica. Ai piedi di questa fortezza si sviluppa una cittadina, stazione di partenza del treno, che porta ad Aguas Calientes, ultimo avamposto prima di salire a Machu Picchu.

Secondo viaggio sulla Via Francigena

Pronti! ripartiamo per la seconda tappa del nostro viaggio in mtb sula VIA FRANCIGENA. Esattamente dopo un anno, Io e Tommaso ci apprestiamo a ripercorrere i sentieri storici dell’antica via che nel medioevo univa Canterbury a Roma. Lo scorso anno partendo da Pavia tra pianure, colline, fiumi e monti eravamo giunti fino al mare più precisamente a Marina di Massa percorrendo ben 264 chilometri.
Quest’anno si è aggiunto anche Mauro, compagno biker pronto insieme a noi ad affrontare questa bellissima nuova avventura

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PRIMO GIORNO

Carichiamo le mtb in auto e scendiamo lungo l’autostrada poco più avanti del punto dove eravamo giunti lo scorso anno.
Una volta arrivati, ci mettiamo i caschi in testa e lo zaino in spalla e carichi come non mai saliamo in sella alle nostre “bimbe” ! Si parte! la seconda tappa della nostra Via Francigena sta per iniziare.
Come primo giorno, e data l’ora ormai tarda, quasi le 18,00, ci diamo come obbiettivo d’arrivo serale la città di Lucca.
L’entusiasmo iniziale non manca e la convinzione di passare un altro viaggio indimenticabile è alle stelle.
Passiamo Pietrasanta “la piccola Atene d’Italia” e dopo un breve tratto pianeggiante asfaltato entriamo a Camaiore e nell’antica Badia. La strada non è delle più belle della francigena. Ci si addentra in paesi tra case e strade statali. Qui il percorso pianeggiante finisce e dopo aver incrociato dei primi pellegrini che stanno compiendo il loro percorso a piedi, ci apprestiamo ad affrontare la prima salita impegnativa, quella che porta a Montemagno. Una volta entrati in paese ci fermiamo a rifiatare per qualche minuto. Guardando l’orologio ci accorgiamo che sono già le 20,30 e bisogna arrivare a Lucca prima che faccia buio. Un cartello ci ricorda che mancano ancora una ventina di chilometri. Ci affrettiamo a rimetterci in sella e dopo una bella discesa scendiamo nella valle del torrente Contesola e finalmente raggiungiamo Lucca a buio inoltrato. Qui non avendo prenotato in precedenza da nessuna parte, troviamo ospitalità presso un B&B gestito da Franco, un simpatico signore Romano. Dopo una bella doccia scendiamo in centro a Lucca per divorarci per cena pizza e una birra.

SECONDO GIORNO

Al nostro risveglio ci aspetta una grande colazione. Sappiamo che è il pasto più importante della giornata per ne aprofittiamo per abbuffarci di tutto ciò che il B&B dispone. Caffè, fette biscottate, miele, un pezzo di torta, un toast, succo e tanto altro.
Salutiamo Franco e da buon rito ci rechiamo in sella alle bici, nella piazza centrale di Lucca dove un turista ci scatta gentilmente una foto che ci ritrae tutti e tre insieme.
Partiamo abbastanza tranquilli perche mentalmente sappiamo che la tappa di questa mattina sarà quasi tutta pianeggiante e ci porterà fino a San Miniato. Una tappa mattiniera di quasi 50 chilometri.
Prima di uscire da Lucca però decidiamo di fermarci in una panetteria. Qui una simpatica panettiera di nome Laura ci dà delle dritte per seguire al meglio il percorso da fare e sopratutto ci prepara quello che sarà il nostro pranzo da consumare a San Miniato. Dei buonissimi panini.
Una volta usciti da Lucca miriamo dritti verso Altopascio. Iniziano degli saliscendi semiimpegnativie dopo aver superato anche Galleno giungiamo a Fucecchio. Una volta superato il fiume Arno ne percorriamo per un breve tratto l’argine e arriviamo a San Miniato.
Ma prima di arrivare verso il centro del paese ci imbattiamo in una piacevolissima sospresa|! Con nostro grande stupore notiamo lungo la strada un piccolo banchetto chiamato ” PICCOLO RISTORO DI VIA PARINI”. Si tratta di una semplice bancarella con delle sedie e tavolini. Sul tavolino vi è un’agenda da far firmare a tutti i pellegrini che a piedi o in bici si fermano per riposare. Vicino all’agenda però vi è la sorpresa più grande di tutte! una borsa frigo lasciata da qualche buon uomo contenente bottiglie di acqua fresca e della frutta! anguria e mele!! un oasi di refrigerio! Ringraziamo ancora le persone che curano tutto questo. Cosi rinfrescati risaliamo in sella alle nostre mtb e pedaliamo per un paio di chilometri verso il centro del paese.
Qui ci fermiamo per un paio d’ore a pranzare e fare una pennichella al riparo dal sole.
Verso le 15,30 decidiamo di ripartire sotto un sole abbastanza cocente. fa caldo e decidiamo di proseguire piano piano con obbiettivo di arrivivare alla meravigliosa San Giminiano entro sera e quindi con altri 40 chilometri da pedalare.
Dopo qualche chilometro entriamo a Castelfiorentino e appena ne usciamo inizia una salita impegnativa. Passiamo Chianni, e Gambassi terme e quando pensiamo che la salita sia finita eccone ricominciare un’altra ancora più tosta.. Ma per chi sale in cima a questa collina cè un premio molto prestigioso.. uno dei più ambiti e belli al mondo..
Come premio per il nostro sforzo, la storia medioevale ci regala uno dei suoi borghi più belli: SAN GIMINIANO. Per chi ci entra per la prima volta come me, l’emozione è pari solo a quella delle visioni in un museo di un quadro del Botticelli, o di Van Gogh. è un opera d’arte assoluta considerata dall’umanità uno dei borghi più belli al mondo.
Una volta dentro le mura della cittadina ci rechiamo da Evelin, un’arzilla signora di 89 anni che ci affitta una camera con tre letti direttamente ricavata da casa sua. Siamo stanchi la giornata di oggi ci ha fatto macinare in totale 98 chilometri che sommati ai 45 di ieri fanno 143.

TERZO GIORNO
Dopo aver salutato l’arzilla signora Evelin e aver fatto una ricca colazione usciamo dalle mura della splendida San Giminiano. Oggi il caldo sembra molto più forte e l’affaticamento dei 143 chilometri fatti i giorni precedenti incomncia a farsi sentire. Inoltre oggi ci attenderà una tappa abbastanza impegnativa, quasi tutta con saliscendi sterrati e tanta salita. Ma la tappa di oggi ci promette anche di farci attraversare luoghi meravigliosi con una vista da sogno. Le bellissime strade bianche delle colline Senesi.
Cosi dopo aver attraversato Poggibonsi ci immergiamo finalmente in un paesaggio da cartolina. l’ambiente incomincia a essere spoglio e privo di vegetazione. Il caldo si sposa perfettamente con il colore giallo dell’erba rinsecchita e quello più intenso dei campi di girasoli mischiandosi con il verde di qualche Cipresso. Il saliscendi della strada sterrata trasporta sotto le nostre gomme un terriccio bianco come il latte. Cosi bianco che sembra di essere in un dipinto. il caldo e la fatica sembrano scomparire davanti a quest’opera d’arte di madre natura. Ogni pedalata anzichè sfinirci ci ricarica alla vista di questo quadro. Impossibile non fermarsi per scattare qualche foto.
Questo era quello che cercavamo in questo viaggio.. La bellezza di questo posto non ha eguali al mondo. Meraviglioso!!!
Ma il nostro dipinto ancora non è terminato. Il pittore ha deciso di sosprenderci ancora di più e premiarci per tutta la fatica e lo sforzo fisico che stiamo compiendo. Infatti verso sera ci regala la sua ciliegina sulla torta. il suo colpo di pennello. Verso le 19,00 le nostre Mtb entrano trionfanti e stupite nella bellissima Siena..
Inutile spiegare con parole la bellezza di questa città. Basta osservarla per ritrovarsi catapultati in un mondo medioevale pieno di storia. le sue mura, alte torri, e piazza del campo sono solo dei dettagli che il pittore ha inserito in un contesto di colline, e paesaggi che si immortalano nella mente ogni volta che li si osserva e che si ripresentano la sera nei sogni ogni volta che chiudiamo gli occhi.

QUARTO GIORNO

La mattina facciamo colazione nella splendida piazza del campo di Siena. Siamo rimasti in due, io e Tommaso perche Mauro a causa di impegni di lavoro è stato costretto a rientrare.
Siamo molto carichi ma oggi si profila una giornata caldissima, forse la una delle più calde dell’anno. Del resto siamo alle porte di Agosto ma questo caldo sinceramente è molto anomalo.
Appena fuori le mura di Siena ci imbattiamo in un gruppo di giovanissimi Scout che entusiasti stanno affrontando come noi il viaggio verso la città eterna. Ci fermiamo con loro per scambiare qualche parola. Siamo circondati da un gruppo di ragazzi che con grande entusiasmo e sacrificio stanno affrontando il viaggio partendo dalla lontana Bergamo., e per lo più a piedi! complimenti ragazzi! Facciamo una foto e un video insieme a loro e li salutiamo portando con noi un pò del loro entusiasmo. Pochi chilometri dopo con nostro grande dispiacere salutiamo anche Siena ma ci addentriamo di nuovo in un quadro pittoresco naturale disegnato da strade bianche che attraversano una valle meraviglisa. Scendiamo e saliamo sulle colline infinite bagnate da una marea bianca di tericcio e circondata da erba secca e vigneti.
Infatti dopo aver superato la Val d’Arbia e Buonconvento ci addentriamo nelle splendide colline di Montalcino.
Fa molto caldo però, e nel pomeriggio ci fermiamo a riposare sotto una pianta nel pieno della valle. il sole non ci dà tregua ma è proprio grazie a lui che riesco a scattare una delle foto più belle di questo tour. i suoi raggi illuminano perfettamente i colori gialli della prateria d’erba secca ed esaltano il verde di qualche albero solitario di cipresso. lo scenario desertico accompagnato dall’innalzamento all’orizzonte delle colline ne completa la perfetta cornice. Questa foto la chiamerò Toscana !
Appena il caldo diminuisce risaliamo in sella alle nostre mtb e dopo una salita impegnativa la natura ci fá un ennesimo regalo: in lontananza cogliamo nel sottobosco un gruppetto di fagiani e vicini a loro un paio di esemplari di caprioli. Ci guardiamo entrambi sorpresi e incuriositi. Poi di colpo con un balzo selvaggio uno dei caprioli fugge tra l’erba secca e verde della collina portandosi con se anche il gruppo di fagiani. Che emozione !! .. Quindi arriviamo a San Quirico D’Orcia, l’ennesimo stupendo paesino medioevale sulle colline.
Le sue mura ci regalano l’ennesima entrata trionfale e un ostello un posto dove passare la notte. Ma per me e Tommaso quella sarebbe stata l’ultima notte di questo viaggio e così da veri avventurieri decidiamo di dormire fuori all’aperto sotto le stelle in mezzo alla splendida natura Toscana. La mattina dopo con sveglia alle 5,00 siamo pronti a ripartire ripercorrendo in bici altri 19 chilometri. Ma questa volta per andare in stazione e prendere un treno che ci riaccompagnerá a casa.
La fine di questa meravigliosa seconda tappa di viaggio sulla Via Francigena termina qui dopo circa 240 chilometri che sommati a quelli della prima tappa ne fanno ben 504 !
Sono stati quattro giorni indimenticabili trascorsi tra fatica, caldo e sete ma ripagati con la bellezza unica dei paesaggi toscani e delle cittadine medioevali che fanno invidia a tutto il mondo.
Per arrivare a Roma mancano altri 210 chilometri, e un terzo e ultimo viaggio già in programma, sancirá la fine del nostro grande percorso iniziato lo scorso anno a Pavia.
Evviva la Via Francigena!


ECCO IL VIDEO DEL CICLOVIAGGIO DAL MIO CANALE YOUTUBE:

MAURITIUS e la sua anima – Diario di viaggio

Sarà stato solo un sogno, ma posso assicurarvi che al mio risveglio avevo ancora  la bocca spalancata dall’emozione mentre ripensavo a quello che avevo appena vissuto. Ricordo di essermi catapultato all’improvviso all’interno di un immenso giardino dell’eden. Banani ,palme, ibisco, frangipane e frutti tropicali coloravano l’intero paesaggio di profumi e colori estasiatici. Camminavo accaldato con indosso la mia canottiera e sulle spalle portavo uno zainetto mentre scimmiette e pappagalli rallegravano con la loro presenza la selvaggia natura incontaminata che mi circondava. Afferrai la mia macchina fotografica pronto per catturare con uno scatto i momenti più suggestivi.

 

Affascinato mi voltai , notando ampie distese di canna da zucchero , the e vaniglia che con il loro profumo mi condussero insieme alla deliziosa fragranza del fiore di frangipane, all’interno di un piccolo villaggio. Uomini e donne sorridenti banchettavano all’aperto con piatti piccanti speziati dai sapori forti. Quei caratteristici odori stuzzicarono in me l’appetito e per un attimo riuscirono addirittura  a farmi dimenticare il buon profumo di vaniglia e frangipane. Il sorriso di un uomo gentile, mi donò poggiando nelle mie mani un piatto contenente una squisita prelibatezza da assaggiare. Ma il richiamo di un delfino mi fece ricordare che dovevo proseguire la mia marcia fino al mare. Giunsi su una spiaggia di sabbia bianchissima che leggiadra si strofinava pungente sulla mia pelle abbronzata dal sole dei tropici.

 

Davanti ai miei occhi , uno spettacolo maestoso : l’mmensità dell’oceano indiano. Ma nonostante la sua grandezza, sapevo di essere protetto da un meraviglioso muro di coralli colorati che come una cinta circondavano quel giardino e la sua cristallina piscina salata. Nel frattempo qualche imponente onda oceanica in lontananza tentava invano di penetrare oltre la cinta, con il muro naturale della barriera corallina che potente le respingeva. Tranquillizzato e Innamorato dalla cristallinità di quell’acqua tiepida, mi tuffai nuotando tra delfini e tartarughe. Incontrai alcune specie di pesci che fin ora avevo visto solo negli acquari. Mi senti leggero, felice senza il peso dello stress della mia normale vita. Mi sembrava di volare immerso nel blu di quella parte calma e tranquilla dell’oceano. Poi di colpo iniziò a piovere. Era la classica nuvola di pioggia giornaliera che dall’alto bagnava l’intera isola. Era ora di tornare all’interno del giardino e andare a caccia dello scatto più bello e suggestivo da fare.

 

Alzando lo sguardo però, uno strano animale simile a una gallina mi fissò domandandomi: – Straniero, prosegui il tuo viaggio senza far del male a questa terra .-
Rimasi di sasso. Ma poi lo strano essere scomparì e senza dar molto peso alle sue parole continuai a camminare.
Il sentiero mi portò dritto verso un lago chiamato ” Gand Bassin” ” dove l’altissima statua del dio Shiva sorgeva impetuosa . Un pappagallo cinguettandomi nell’orecchio mi sussurrò che per la gente induista del posto il lago era sacro. Scrutando il lago e sulle sue sponde notai con grande fascino che vi sorgevano  numerosi templi induisti. – Ecco questo è un altro ottimo motivo per scattare una foto. –  pensai . Poi in silenzio entrai in un tempio rigorosamente a piedi scalzi .

 


Ma il pappagallo molto saggio mi consigliò di proseguire il mio cammino fino a “Chamarel ” promettendomi che li avrei trovato il più chimerico scatto fotografico che cercavo. Mi disse di proseguire dritto per qualche chilometro sopra il monte e poi ci sarebbe stata Tarta, una tartaruga gigante che mi avrebbe accompagnato a Chamalet. Lo ascoltai e poco dopo incontrati proprio Tarta. Era enorme ma gentile e mi disse di risalire sul monte ancora un po’ più in alto e che poi avrei assistito a uno spettacolo della natura unico al mondo. Sali più sopra arrivando a destinazione. Vidi qualcosa di unico al mondo. Rimasi immobile con la bocca spalancata. Ammirai una zona ricoperta da sette strati di sabbia ognuno di colore diverso (rosso, marrone, viola, verde, blu, porpora e giallo) Uno spettacolo naturale dato alla vita dai caldi raggi del sole contro la terra di origine vulcanica di quell’esclusivo luogo.

 

Altre tartarughe giganti che tranquille passeggiavano sopra quella fantastica terra colorata guardandomi perplesse mi domandarono : – Ma lo sai come si chiama questo posto? –
– No.- gli risposi
– Si chiama Terra dei sette colori . – mi risposero in coro pappagalli , tartarughe e quello strano animale simile a una gallina che avevo incontrato poco prima .  Presi la macchina fotografica e scattai una foto ad dir poco meravigliosa . Ma come in tutti i sogni venni sbalzato imprevedibilmente di nuovo in mare , dove un delfino mi trasportò su un isoletta incantevole chiamata ” L’isola dei Cervi”.
Una volta giunto sulla più piccola isoletta mi accorsi che il mare e la spiaggia sembravano ancora più cristallini . Con mio grande stupore osservai sotto riva, centinaia di stelle marine che garbate abitavano il cielo azzurro dell’oceano. Ne presi una in mano estraendola fuori dalla superfice dell’acqua.

Ma a quel punto lo strano essere somigliante una gallina appollaiato a riva tra le palme osservandomi esclamò – No straniero, le stelle marine non possono vivere se estratte fuori dall’acqua del mare .- Sbalordito e confuso rilasciai immediatamente la stella sommergersi nell’acqua .
A quel punto incuriosito gli domandai.
– Ma tu cosa sei? –
Lo strano essere apri le ali e con fare aggraziato mi rispose:
– Ma come non lo sai ? Sono l’anima dell’isola straniero..tutti mi chiamano DODO .-,

La commozione mi congelò il sangue . Caddi nell’acqua svenuto e privo di sensi .
Mi risvegliai nel mio letto ancora emozionato .
Avevo parlato con un animale estinto da secoli , nato e cresciuto soltanto su quell’isola paradisiaca e che a causa dell’invasione dell’uomo si era estinto per sempre .

L’isola di Mauritius è uno dei pochi paradisi terrestri rimasti che ho avuto la fortuna di visitare . Spero con tutto il cuore che l’anima del Dodo protegga quest’isola per sempre . Sarebbe bello pensare che un giorno il Dodo , possa tornare a giocare tra le canne da zucchero, nella vaniglia o sulla terra dei sette colori del vulcano . Sperare non costa niente , anche se in questo caso “sognare ” un suo ritorno sembra molto più logico .  Che dio benedica la natura e .. che dio punisca la cattiveria dell’uomo .

Alessandro Cusinato