SCOZIA – Diario di viaggio

E’ la stagione più fredda per visitare la Scozia ma rinunciare al fascino di questa terra nordica ricoperta di neve e ghiaccio è praticamente impossibile. Volevo festeggiare il giorno del mio compleanno in una terra ricca di storia e natura e completare il tutto con la classica ciliegina sulla mia torta. Recarmi da Nessi nella sua misteriosa dimora: il lago di Loch Ness.

EDIMBURGO

Arrivo a Edimburgo e davanti ai miei occhi innalzato su un alto sperone di roccia appare imponente il suo castello. Il colpo d’occhio è unico. Ci si sente piccoli piccoli di fronte al simbolo del regno scozzese. Il castello data la sua posizione domina il panorama della città. Lo osservo tornando con la mente indietro nel tempo immaginando gli attacchi dei soldati inglesi intenti a conquistare la fortezza scozzese.

 


Qualche metro più in là del castello cè l’ostello che ospiterà me e i miei compagni di viaggio Tommaso, Alessandra e Chiara per quattro giorni. Trascorriamo i primi due giorni visitando la città recandoci all’interno del castello, nella vecchia old town e arrampicandoci sulla collina di Arthur’s Seat dove giunti in cima si ammira tutta la città dall’alto. La sera invece girovaghiamo nei molti pub, fino alla mezzanotte tra il 9 e il 10 dicembre
quando felice festeggio il mio compleanno tra birra, kilt e cornamuse… ma restando sobrio perché l’indomani bisogna svegliarsi presto per affrontare l’escursione che ci porterà tra le selvaggie Highlands fino a Loch Ness.

LOCH NESS E LE HIGHLANDS

Finalmente arriva il giorno più atteso. Cosa cè di meglio nel festeggiare il giorno del mio compleanno girovagando per le Highlands innevate fino a giungere al più mistico dei laghi del mondo?  Credo nulla.  Fin da piccolino ero affascinato dal mistero che avvolgeva quel lago. Mi bombardavo di documentari e leggevo libri e racconti riguardanti Nessi.. si proprio lui Il mostro di Lochness. Mi ero sempre promesso che un giorno sarei andato a vedere con i miei occhi la sua casa. Questo stretto e lungo lago profondo fino a 230 metri circondato dalle cupe e silenziose Highlands.
Uno dei luoghi più mistici del nostro pianeta che ha suscitato da sempre in me curiosità e ispirazione.

Le selvagge Highlands
Le selvagge Highlands

Parto da Edimburgo alle 7,45 con il buio della fredda mattinata scozzese, insieme ai miei compagni di viaggio. Saliamo su un bus che ci condurrà a Loch Ness attraversando per trecento chilometri le meravigliose Highlands.
Dopo un’ora e mezza circa ci ritroviamo nel bel mezzo della natura più selvaggia.
Il gelido cielo si veste di blu con il bianco ghiaccio che copre la terra, disegnandone la bandiera scozzese. Paesini dispersi tra cornamuse, alberi imbiancati, e gelide acque nebbiose dei laghi, danno origine alla vita selvaggia delle Highlands.
Rimango affascinato e innamorato da questo paesaggio colmo di una natura selvaggia incontaminata.
un silenzo interrotto solo dai fischi leggeri del vento nordico domina la valle di prateria, una volta abitata da William Wallace e i suoi uomini, tanto che con l’immaginazione riesco a intravederli intenti ad affilare le loro armi.
Si percepisce nell’aria un profumo di storia vissuta. il profumo dei combattimenti per liberare la terra dagli oppressori inglesi mischiata all’odore selvaggio della natura. Un mix perfetto per me, capace di mandare i miei sensi e le mie emozioni in estasi..

Highlands
Bandiera nelle Highlands

Verso le 12,00 giungiamo sulle rive del Loch Ness e il mio cuore fa un altro battito in più.
La nebbia sembra nascondere il mistero di Nessi e il ghiaccio congela la voglia di ogni uomo nel cercare la sua presenza tra le gelide acque.
Ma la suggestione che dona questo lago porta ogni uomo a immaginarne la sua presenza tra le onde e i riflessi di luce che giocano insieme sulla superficie dell’acqua.
Tanto che ad un certo punto mi sembra di vederlo. Un’ombra scura che di colpo scompare immergendosi verso il fondo del lago. Attendo qualche minuto ma l’ombra sembra non ritornare più su..
Mi guardo intorno sorridendo, pensando che forse Nessi sia salito per un istante in superficie per salutarmi e farmi gli auguri di buon compleanno..
Lo racconto agli altri ma.. non mi credono..
Ma io voglio sognare e crederci un pò..
Grazie per gli auguri Nessi …;)

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SAINT ANDREWS

Il mattino seguente prendiamo il treno che dalla stazione di Edimburgo ci trasporta sulle coste del mare del nord.
I treno si addentra in paesini dispersi tra alberi imbiancati di neve e bianchi mulini a vento. Alla fine della sua corsa ci attende la stazione di Leuchars. Da qui un bus che fa capolinea a Saint Andrews, una città famosa per la sua università e la sua cattedrale che domina la baia, costruita cosi a picco sul mare che sembra sfidare le onde e i forti venti glaciali provenienti da nord.

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Seguendo il silenzio del lungomare, giungo sulla spiaggia per ammirare la gelida bellezza del mare del nord. Qui il rumore delle onde e il fischio freddo del vento, mi fa raggiungere la pace dei sensi con la natura. Completo il mio orgasmo naturalistico alzando lo sguardo ammirando le nuvole che come isole fluttuanti galleggiano nel cielo scozzese.

Ma di tutto questo meraviglioso viaggio, ricordo piacevolmente il mio strano incontro fatto con un libro posto su uno scaffale in un pub di Edimburgo. Non so come sia potuto accadere, ma il destino ha fatto in modo che  proprio dietro le mie spalle, poggiato sullo scaffale di legno, era “sepolto” da altri libri in lingua inglese un romanzo intitolato “BREEZE” … nome che dà il titolo anche al mio di romanzo!

 

Un brivido freddo mi pervase e una lacrima mi scese dal viso… Ero fortemente emozionato. Lo afferai e iniziai a sfogliarlo e con mio grande stupore notai che nel sottotitolo vi era la scritta ” Wild” e al suo interno disegni di terre selvagge e animali selvatici.. Tutte cose che amo più della mia vita… A quel punto iniziai a pensare, sognando che probabilmente qualche buona anima l’aveva riposto li sapendo che un giorno io l’avrei notato.  Ripensai “Forse questo libro che ho trovato qui per caso lasciato da qualche sconosciuto, vorrá trasmettermi qualcosa”. Beh, lo leggerò e poi vi farò sapere…

Alessandro Cusinato

 

 

 

 

Diario di viaggio – OMAN – Muscat

Muscat. Capitale dell’Oman.  La città sorge sul golfo dell’Oman ed è circondata solo da montagne e deserto.
Camminando per le vie della città noto immediatamente che l’antica tradizione araba ha preso il sopravvento sulla ricchezza derivata dal petrolio.
Mi aspettavo di entrare in una città araba come Dubai, Abu Dabi o Doha ormai sopraffatte dai milionari soldi dell’ oro nero che ne hanno cambiato per sempre la loro immagine.
Invece con mio sorprendente stupore noto che nessun grattacielo si innalza tra la sabbia del deserto, ma solo case basse bianche, tipiche della tradizione araba.
Addentrandomi nelle viette della vecchia old town l’odore di incenso soffoca i miei pensieri.
Cammino fino al porto entrando in una grande piazza rettangolare sulla quale si affaccia il Palazzo del Sultano.
Qui però la prima cosa che balza agli occhi è la grande ricchezza di cui è costituito il palazzo. Le colonne della sua facciata sono arrotondate e il colore che lo decora è l’azzurro e il color oro. Uno spettacolo d’architettura  costruito circa duecento anni prima dal Sultano Bin Ahmed.
Socchiudo gli occhi restando ipnotizzato dalla voce che fuoriesce da un altoparlante, che leggera rimbalza nella piazza fino alle mie orecchie. E’ La voce di un Imam che prega, rendendo questo luogo davvero magico.

sultano

Giungo finalmente alla grande Moschea del Sultano. Il colore bianco delle mura domina la scena, trasmettendo a tutti una sensazione di purezza. Una grande cupola contornata dal color dell’oro rende al sito religioso potenza e ricchezza.
La moschea è di costruzione recente terminata nel 1996.
Prima di entrare, degli addetti alla moschea, mi consegnano una tunica da indossare.
È di colore grigio e mi copre ogni parte del corpo esclusa la faccia. Copre sopratutto i miei tatuaggi non benvenuti all’interno della casa di preghiera islamica. Infine Prima di entrare mi tolgo le scarpe. Ora sono finalmente pronto mentalmente, ad addentrarmi in quella mistica atmosfera..
Sembra di essere immersi in un atmosfera fiabesca tipica delle storie de Le Mille e una notte..
Faccio il giro di tutta la Moschea circondata da cinque minareti simbolo dei cinque pilastri dell’Islam:
 1- Le testimonianze di fede
2- Le preghiere rituali
3- l’elemosina
4- Il digiuno durante il mese di Ramadan
5- Il pellegrinaggio a La Mecca
Attraverso la cosiddetta stanza delle donne ed entro in quella degli uomini famosa per aver al suo interno il secondo tappeto più grande al mondo e il lampadario più grande, interamente costituito da cristalli di Swarosky. La guida mi racconta che l’imponente tappeto di oltre quattromila metri quadrati è stato annodato a mano da seicento donne in soli quattro anni di lavoro.
Rimango affascinato dalla bellezza della moschea, un luogo magico, mistico e meraviglioso.
L’Oman è uno degli stati arabi ancora non “rovinati” dai profitti derivati dal petrolio.
La sua natura è ancora intatta come le sue tradizioni, e lo rendono uno stato tra i più affascinanti ed accoglienti d’Arabia. Tutto questo grazie al loro Sultano che non si è fatto abbindolare dalla ricchezza sfoggiata dagli sceicchi suoi vicini di casa degli Emirati Arabi che per attirare turismo hanno costruito cemento su cemento, sfidando e superando ogni record del mondo. Così facendo hanno portato si del benessere al loro popolo, ma hanno cancellato per sempre i veri valori e le tradizioni arabe che unite alla natura selvaggia di questa arida e rovente terra lo rendono uno dei luoghi più affascinanti del mondo. Un pezzetto di cuore io lo lascio qui, tra le terre selvagge e ricche di storia dell’Oman.
Alessandro Cusinato

Diario di viaggio Perù – CUZCO e VALLE SAGRADO

14 agosto
– Verso l’ombelico del mondo – Cuzco
Sto volando verso Cuzco! non ci credo ancora.. Sono troppo emozionato. Tra poco più di un’ora sarò nell’ombelico del mondo..
Così era chiamato dagli Inca. Cuzco in lingua quechua significa proprio “centro” “ombelico”. Già perchè era la capitale dell’impero Inca, nonchè il “centro del mondo”.
L’ho ammirata centinaia di volte sui libri, nei documentari e ogni volta provavo un senso di attrazzione energetica incredibile. Proprio come mi succede osservando le foto e i video di Machu Picchu.
Ma per provare questo tipo di sensazione bisogna conoscere la sua storia. Una leggenda attribuisce la sua fondazione ad un essere leggendario chiamato Manco Capac, insieme a sua sorella e consorte Mama Ocllo, divenuto poi primo imperatore.
La leggenda inoltre dice che questo luogo fu rivelato da Inti (il dio sole). La mappa di Cusco antica ha la forma di un puma ( animale sacro) con la piazza centrale occupata dal petto dell’animale. La testa del puma sarebbe ubicata nella collina dove sta la fortezza di Sacsayhuamàn. La città è situata al centro della cordigliera ad un altitudine di 3400 metri. Era chiamata “centro” “ombelico” perchè secondo la mitologia Inca in essa confluiva il mondo degli inferi ( Uku Pacha) con il mondo visibile (Kay Pacha) ed il mondo superiore (Hanan Pacha). Un luogo mistico, magico carico di energia.

 

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– Atterraggio a Cuzco –
Appena l’aereo apre gli sportelloni vengo colpito da un forte un giramento di testa. Sento troppo la differenza di altura e incomincia a mancarmi l’aria. Faccio fatica a respirare ma sò che è una cosa normale per chi arriva qui. Mantengo la calma e mastico delle foglie di coca contenute in un cesto all’ingresso del piccolo aereoporto.
In albergo mi preparano subito del mate de coca. Una tisana ma con foglie di coca. Serve a far acclimatare l’organismo con l’altura. è buona, calda e devo dire che il suo effetto lo fà. Per tutta la mattinata rimango disorientato fisicamente ma poi pian piano inizio a respirare meglio.
Masticare foglie di coca e bere il mate è una tecnica naturale antica usata dagli Inca ma ancor prima dagli Aymara per sopravvivere a questa quota all’aria rarefatta delle Ande.
Nel pomeriggio esco con il mio zaino in esplorazione per le viette strette di Cuzco e me ne innamoro profondamente. Stradine srette, cielo azzurro, montagne che la circondano, colori dell’arcobaleno indossati dagli abitanti, muri di pietra antica, profumi di festa e tanta musica Andina.
Mi vengono incontro donne colorate con stretti sulle spalle come fossero zaini i propri bimbi, che vogliono vendermi braccialetti dipinti di vita quotidiana andina.

 

Mi muovo per le vie disorientato, un pò perchè non ho ancora superato il mal d’altura e un pò per la mia curiosità. Sono fortemente emozionato. Una sensazione mai provata prima per nesuna città del mondo..
La sera poi Cuzco si veste dei colori delle stelle e di luci regalate dalla Pachamama. (la madre terra)
Le stelle illuminano le stradine di ciottoli della vecchia capitale dell’impero Inca ed attuale capitale della cultura delle americhe.
Qui percepisco, dentro di me, un’incredibile energia,  mai provata prima.. Un richiamo, una voce, una musica proveniente dall’interno dell’ombelico e diretta nel mio io più profondo..
Mi sembra di essere un tuttuno con la città stessa. Mi sembra di essere parte di lei e lei di me. Sorrido, e persino gli oggetti mi sembrano aver vita propria. I sentieri mi parlano indicandomi dove devo andare. Impossibile smarrirsi perchè mi sento stretto mano nella mano da lei e mai lasciato solo. Percepisco una forza incredibile per affrontare questo viaggio e non solo.
Ora capisco perchè per gli Inca Cuzco era il centro dell’universo. Quest’oggi ho captato un’energia positiva incredibile, forse inumana, sovrannaturale che mi stà caricando dentro..
Questa sensazione la sto provando io ora, come un tempo la provavano loro.

 

15 agosto
– Valle sagrado-
Sono pronto per la prima escursione nella valle sacra degli Inca. E’ la valle del fiume Urubamba che attraversa le Ande vicino a Cuzco. Di buona mattina alle 8,00 salgo sul bus che mi porterà come da prima tappa alla cittadina Inca di Pisac. Sul bus stringo amicizia con un ragazzo brasiliano di nome Adhemar. Arrivato a Pisac rimango stregato dalla bellezza del sito archeologico.

 

Davanti ai miei occhi increduli appaiono una una serie di terrazzamenti antichi tipici della cultura Inca che a semicerchio scendono lungo la montagna. Intorno la vegetazione e un sentiero che ripercorre i passi fatti dai cittadini Inca per giungere alle loro abitazioni ancora esistenti situate un pò più in cima.
Seguo il sentiero rimaendo più volte incantato nell’osservare i mitici terrazzamenti. E’ la prima volta che li vedo dal vivo senza il filtro di una pagina di carta di un libro o dello schermo di una televisione. I terrazzamenti erano stati progettatti intelligentemente dagli Inca per poter praticare l’agricoltura su queste alte montagne. Coltivavano mais, patate ecc.. la dove sembra davvero impossibile..
Meravigliato faccio il giro del percorso spingendomi sempre più in alto giungendo davanti a vecchie rovine di abitazioni Inca. Qui conosco un secondo amico brasiliano anch’esso da solo di nome Diego. Con Adhemar e Diego nascerà una forte amicizia.
Come seconda tappa mi attende la magica cittadella di Ollantaytambo. E’ posta a circa 75 chilometri nord-est da Cuzco. Questa fortezza Inca il cui nome significa locanda di Ollantay (il nome di un guerriero) Fu una delle città dove Inca e spagnoli si sono batutti quando Manco Inca cercava di raggruppare la resistenza Inca dopo la disfatta di Cuzco.
Qui delle ripide scale si inerpicano sui terrazzamenti fino ad arrivare al cuore del tempio di cui restano solo le rovine.
Percorrendo i 250 gradini si ha la sensazione di tornare nel passato respirando l’odore della cultura Incaica. Ai piedi di questa fortezza si sviluppa una cittadina, stazione di partenza del treno, che porta ad Aguas Calientes, ultimo avamposto prima di salire a Machu Picchu.

MAURITIUS e la sua anima – Diario di viaggio

Sarà stato solo un sogno, ma posso assicurarvi che al mio risveglio avevo ancora  la bocca spalancata dall’emozione mentre ripensavo a quello che avevo appena vissuto. Ricordo di essermi catapultato all’improvviso all’interno di un immenso giardino dell’eden. Banani ,palme, ibisco, frangipane e frutti tropicali coloravano l’intero paesaggio di profumi e colori estasiatici. Camminavo accaldato con indosso la mia canottiera e sulle spalle portavo uno zainetto mentre scimmiette e pappagalli rallegravano con la loro presenza la selvaggia natura incontaminata che mi circondava. Afferrai la mia macchina fotografica pronto per catturare con uno scatto i momenti più suggestivi.

 

Affascinato mi voltai , notando ampie distese di canna da zucchero , the e vaniglia che con il loro profumo mi condussero insieme alla deliziosa fragranza del fiore di frangipane, all’interno di un piccolo villaggio. Uomini e donne sorridenti banchettavano all’aperto con piatti piccanti speziati dai sapori forti. Quei caratteristici odori stuzzicarono in me l’appetito e per un attimo riuscirono addirittura  a farmi dimenticare il buon profumo di vaniglia e frangipane. Il sorriso di un uomo gentile, mi donò poggiando nelle mie mani un piatto contenente una squisita prelibatezza da assaggiare. Ma il richiamo di un delfino mi fece ricordare che dovevo proseguire la mia marcia fino al mare. Giunsi su una spiaggia di sabbia bianchissima che leggiadra si strofinava pungente sulla mia pelle abbronzata dal sole dei tropici.

 

Davanti ai miei occhi , uno spettacolo maestoso : l’mmensità dell’oceano indiano. Ma nonostante la sua grandezza, sapevo di essere protetto da un meraviglioso muro di coralli colorati che come una cinta circondavano quel giardino e la sua cristallina piscina salata. Nel frattempo qualche imponente onda oceanica in lontananza tentava invano di penetrare oltre la cinta, con il muro naturale della barriera corallina che potente le respingeva. Tranquillizzato e Innamorato dalla cristallinità di quell’acqua tiepida, mi tuffai nuotando tra delfini e tartarughe. Incontrai alcune specie di pesci che fin ora avevo visto solo negli acquari. Mi senti leggero, felice senza il peso dello stress della mia normale vita. Mi sembrava di volare immerso nel blu di quella parte calma e tranquilla dell’oceano. Poi di colpo iniziò a piovere. Era la classica nuvola di pioggia giornaliera che dall’alto bagnava l’intera isola. Era ora di tornare all’interno del giardino e andare a caccia dello scatto più bello e suggestivo da fare.

 

Alzando lo sguardo però, uno strano animale simile a una gallina mi fissò domandandomi: – Straniero, prosegui il tuo viaggio senza far del male a questa terra .-
Rimasi di sasso. Ma poi lo strano essere scomparì e senza dar molto peso alle sue parole continuai a camminare.
Il sentiero mi portò dritto verso un lago chiamato ” Gand Bassin” ” dove l’altissima statua del dio Shiva sorgeva impetuosa . Un pappagallo cinguettandomi nell’orecchio mi sussurrò che per la gente induista del posto il lago era sacro. Scrutando il lago e sulle sue sponde notai con grande fascino che vi sorgevano  numerosi templi induisti. – Ecco questo è un altro ottimo motivo per scattare una foto. –  pensai . Poi in silenzio entrai in un tempio rigorosamente a piedi scalzi .

 


Ma il pappagallo molto saggio mi consigliò di proseguire il mio cammino fino a “Chamarel ” promettendomi che li avrei trovato il più chimerico scatto fotografico che cercavo. Mi disse di proseguire dritto per qualche chilometro sopra il monte e poi ci sarebbe stata Tarta, una tartaruga gigante che mi avrebbe accompagnato a Chamalet. Lo ascoltai e poco dopo incontrati proprio Tarta. Era enorme ma gentile e mi disse di risalire sul monte ancora un po’ più in alto e che poi avrei assistito a uno spettacolo della natura unico al mondo. Sali più sopra arrivando a destinazione. Vidi qualcosa di unico al mondo. Rimasi immobile con la bocca spalancata. Ammirai una zona ricoperta da sette strati di sabbia ognuno di colore diverso (rosso, marrone, viola, verde, blu, porpora e giallo) Uno spettacolo naturale dato alla vita dai caldi raggi del sole contro la terra di origine vulcanica di quell’esclusivo luogo.

 

Altre tartarughe giganti che tranquille passeggiavano sopra quella fantastica terra colorata guardandomi perplesse mi domandarono : – Ma lo sai come si chiama questo posto? –
– No.- gli risposi
– Si chiama Terra dei sette colori . – mi risposero in coro pappagalli , tartarughe e quello strano animale simile a una gallina che avevo incontrato poco prima .  Presi la macchina fotografica e scattai una foto ad dir poco meravigliosa . Ma come in tutti i sogni venni sbalzato imprevedibilmente di nuovo in mare , dove un delfino mi trasportò su un isoletta incantevole chiamata ” L’isola dei Cervi”.
Una volta giunto sulla più piccola isoletta mi accorsi che il mare e la spiaggia sembravano ancora più cristallini . Con mio grande stupore osservai sotto riva, centinaia di stelle marine che garbate abitavano il cielo azzurro dell’oceano. Ne presi una in mano estraendola fuori dalla superfice dell’acqua.

Ma a quel punto lo strano essere somigliante una gallina appollaiato a riva tra le palme osservandomi esclamò – No straniero, le stelle marine non possono vivere se estratte fuori dall’acqua del mare .- Sbalordito e confuso rilasciai immediatamente la stella sommergersi nell’acqua .
A quel punto incuriosito gli domandai.
– Ma tu cosa sei? –
Lo strano essere apri le ali e con fare aggraziato mi rispose:
– Ma come non lo sai ? Sono l’anima dell’isola straniero..tutti mi chiamano DODO .-,

La commozione mi congelò il sangue . Caddi nell’acqua svenuto e privo di sensi .
Mi risvegliai nel mio letto ancora emozionato .
Avevo parlato con un animale estinto da secoli , nato e cresciuto soltanto su quell’isola paradisiaca e che a causa dell’invasione dell’uomo si era estinto per sempre .

L’isola di Mauritius è uno dei pochi paradisi terrestri rimasti che ho avuto la fortuna di visitare . Spero con tutto il cuore che l’anima del Dodo protegga quest’isola per sempre . Sarebbe bello pensare che un giorno il Dodo , possa tornare a giocare tra le canne da zucchero, nella vaniglia o sulla terra dei sette colori del vulcano . Sperare non costa niente , anche se in questo caso “sognare ” un suo ritorno sembra molto più logico .  Che dio benedica la natura e .. che dio punisca la cattiveria dell’uomo .

Alessandro Cusinato