#L’ISOLA DI BREEZE (Romanzo)

Sorgente: #L’ISOLA DI BREEZE (Romanzo)

Eccolo!
Dopo più di due anni di fatica e passione, posso finalmente annunciarvi con molta emozione che il mio romanzo è pronto!
Un viaggio all’avventura in un’isola meravigliosa tra sogno, realtà, popoli antichi, natura e fantasia.
Chi volesse leggerlo può contattarmi personalmente! Sarò felice di consegnarvi una copia! oppure potete trovarlo qui nella versione cartacea:
http://ilmiolibro.kataweb.it/…/f…/334824/lisola-di-breeze-3/

O nella versione e book:

Grazie mille!!

 

Raggio di sole

Aprii gli occhi, rimasti chiusi e sognanti per tutta la notte e al mio fianco mi sorprese il volto sorridente di un raggio di sole. Un raggio caldo, dolce e profumato. Mi emozionò, e in silenzio sfiorò il mio cuore, svegliandolo e facendolo battere sempre piu forte. Non ci fù bisogno di alzare la tapparella, quel raggio talmente puro illuminò tutta la stanza. Ancora uno sguardo, e sorridendo decisi di portarlo dentro di me per tutta la giornata. “Mi illuminerà nei momenti più buii e difficili”. Pensai..
La giornata passò e ritornò la sera, e il raggio vellutato si riaddormentò con me spegnendosi pian piano tra le mie braccia. Mi baciò di luce stringendomi ai suoi dolci raggi. Sognai di svegliarmi insieme a quella dolce luce per molte future mattine, e portarla dentro per molti giorni..magari per sempre.
Perché quella luce era l’unica cosa che mi mancava per essere felice.

Ma.. se nè andò ..

Ora terrò sempre un po’ socchiusa la mia tapparella, lasciando aperto un piccolo spiraglio. Aspetterò che lei, la luce,  la oltrepassi attendendo stupito, che giunga fin sopra i miei occhi e dentro al mio cuore.

Alessandro Cusinato

 

Viaggo in MTB sulla Via Francigena.

Via Francigena – Pedalando in Viaggio dal 17-08-16 al 19-08-16
 frangigena6
E’ stata un avventura indimenticabile, programmata solo all’ultimo momento, Improvvisata. l’idea di affrontare questa meravigliosa sfida, era nata per caso durante una pedalata mattutina lungo la ciclabile del canale Villoresi, dove io e il mio compagno di avventura Tommaso ci apprestavamo a macinare chilometri con le nostre MTB.
Tra una pedalata, il forte caldo , uno sguardo alla strada sterrata e all’acqua del canale che scorreva al nostro fianco, immaginammo come due pazzi di pedalare fino al mare.
Le nostre MTB frenarono di colpo, quasi d’istinto .. Come a darci il loro ok. A quel punto, uno sguardo d’intesa tra me e Tommy misto a un pizzico di pazzia ci fece disegnare mentalmente l’itinerario da percorrere :
La storica VIA FRANCIGENA. Per chi non la conoscesse, è un antico sentiero Romano detto anche via Romea. Una via maestra percorsa da pellegrini che a piedi o in bicicletta da CANTERBURY in Inghilterra giungono fino a ROMA. Restammo affascinati dalla storia antica di questa strada e dal suo itinerario avventuroso. Un misto tra sterrati, asfalto, ponti, colline, boschi e fiumi. Insomma una cornice perfetta ripiena di tanta natura, il posto adatto per pedalarci dentro con le nostre MTB.
 francigena_mappa_big
Dopo aver studiato al meglio l’antico itinerario, optammo  per un viaggio di durata quattro giorni partendo da Pavia. Lo sapevamo che non sarebbe stata una passeggiata, anzi… Si doveva attraversare ben tre regioni: Lombardia, Emilia Romagna e infine la spiaggia della lontana Toscana. Ma prima del mare, le nostre MTB dovranno attraversare diversi ostacoli: caldissime e afose pianure, entrare nel centro di alcune importanti città, arrampicarsi in strade sterrate di collina fino ad approdare fin sopra una montagna …
PARTENZA E PRIMO GIORNO DI VIAGGIO :
Carichiamo le nostre MTB in auto e verso le 9 del mattino giungiamo al Ponte Coperto di Pavia. Carichi e determinati puntiamo ad arrivare a Fiorenzuola entro sera.  Siamo Emozionati. Finalmente sta iniziando la nostra avventura !
Una volta in sella perdiamo un po’ di tempo cercando l’ingresso della  VIA FRANCIGENA. Domandiamo informazioni agli anziani del posto, ma molti di loro confusi ci indirizzano in luoghi sbagliati.  Notiamo con nostro grande stupore che qui  non tutti hanno un idea di quello che rappresenta questo antico e storico sentiero.
Finalmente notiamo un cartello, con incollato un adesivo bianco e blu e inciso un disegno di un pellegrino, simbolo inequivocabile dell’imbocco della via Francigena. Da qui in poi il nostro arduo compito era quello di pedalare tenendo sempre d’occhio quei piccoli adesivi. Il tutto per non perdere la strada del sentiero.

via francigena-snove

Ci buttiamo in una ciclabile sterrata lungo il fiume Ticino e concentrati pedaliamo sempre più forte.
La tappa che ci porta fino a Orio Litta ci fa attraversare la pianura alluvionale del basso Pavese portandoci poi in strade sterrate all’argine maestro del fiume Po, fino all’attraversamento del fiume Lambro. Pedaliamo su Sterrati meravigliosi di sabbia e terra resi ancora più duri dal caldissimo sole di mezzogiorno. Ampi campi di granturco ci fanno compagnia per gran parte del viaggio.  Accaldati ci fermiamo a riposare finendo quasi tutte le nostre risorse d’acqua contenute nelle borracce. Ripartiamo quasi subito dando un occhiata al contachilometri. Sembravano molti di più ma in effetti avevamo perscorso solo 57 chilometri..Ne mancavano altri 50 per raggiungere il primo obbiettivo. Ipnotizzati dai paesaggi perfetti e rilassanti colorati dal verde degli alberi e dal giallo dell’erba rinsecchita, arriviamo a Orio Litta.
Passata la semi tappa di Orio Litta puntiamo dritti a Fiorenzuola.
Pedaliamo sotto un sole cocente lungo la campagna degli argini del Po. Qui l’odore dell’erba secca e del fieno ci entra prepotentemente nelle narici mischiandosi a quello del concime dei campi . In questo angolo di natura, l’agricoltura è tutto ..Più volte incrociamo decine di contadini che coi loro trattori arano campi. L’alta temperatura ci costringe più volte a fare delle piccole soste all’ombra, rientrando nel sottobosco del Fiume Po. Proseguiamo, costeggiamo diversi canalini d’irrigazzione  ..Beh ..Non vi dico che voglia avevamo di tuffarci dentro !
Finalmente la via Frangigena decide di lasciare il caldo atroce delle campagne Emiliane tuffandosi in una non molto più fresca, città di Piacenza. Con Le nostre MTB attraversiamo il centro città ammirando le bellezze architettoniche della bella cittadina Emiliana.Qui Incrociamo un primo pellegrino e lo salutiamo con la mano.
Dopo un breve tratto sulla Via Emilia arriviamo a Pontenure ,poi attraversiamo le campagne Piacentine fino al suggestivo Castello di Paderna . Di li a poco giungiamo stanchi ma soddisfatti a Fiorenzuola.
Concludiamo la giornata dopo aver percorso ben 107 chilometri.
SECONDO GIORNO DI VIAGGIO:
La mattina ci risvegliamo con le gambe un bel pò affaticate. Del resto i chilometri del giorno prima si fanno sentire . Ma siamo ancora più carichi, pieni di voglia e entusiasmo. Una sana e abbondante colazione è quello che ci vuole per affrontare un’altra dura e avvincente tappa.
Studiando l’itinerario che deve condurci fino a Cassio ( piccolo paesino di montagna sito a un altitudine di 850 metri ) ci rendiamo conto quanto sarà dura oggi.  Godremo degli ultimi chilometri di pianura ,per poi salire piano piano sulle colline Parmensi, fino al mitico Passo Della Cisa.
Mentalmente preparati ,carichiamo i nostri zaini sulle spalle e montiamo sulle nostre MTB. Il tempo è buono, cè il sole e sembra far meno caldo di ieri . Lasciamo il piccolo hotel e partiamo.  Il primo tratto ,di circa trenta chilometri,  lo facciamo ad occhi chiusi ,riaprendoli solo per ammirare due storici edifici religiosi : L’Abbazzia Cistercense di Chiaravalle della Colombia e il Duomo di Fidenza .
La nostra pedalata viene interrotta dall’incontro emozionante con un pellegrino ! è un ragazzo di Milano che partito da Piacenza sta camminando lungo la via Francigena a piedi fino a Roma ! Emozionati e rispettosi lo salutiamo scattando un prezioso selfie insieme a lui ! Gli auguriamo un buon cammino e proseguiamo per la nostra strada.
frangigena7
Alcuni chilometri dopo ci accorgiamo che il paesaggio sta incredibilmente cambiando . Con nostro meraviglioso stupore iniziamo a lasciare i centri abitati e a salire , immergendoci in un paesaggio collinare da cartolina . I primi chilometri di salita sanno di un entusiasmante fatica . Una fatica che scompare ogni volta che si volta la testa a destra o a sinistra . Una fatica che ammira le vallate collinari Parmensi , e che poi scompare mentre si respira il profumo dei campi e dei boschi .
Qui la natura inizia a rapirci ,ipnotizzando noi e le nostre MTB , che curiose chiedono solo di continuare a salire per poter scoprire e ammirare nuovi paesaggi .
L’entusiasmo e la curiosità ci portano a pedalare fino allo stremo delle nostre forze . Nel frattempo il caldissimo sole d’agosto ,ci pugnala alle spalle ,costringendoci a terminare tutte le nostre riserve d’acqua . Abbiamo anche fame , del resto è mezzogiorno passato . Siamo cosi costretti a cercare delle fontanelle d’acqua potabile e quindi un posto ombreggiato per poter consumare una piccola siesta . Pedaliamo per altri dieci chilometri . Fino ad ora ne abbiamo percorsi più di cinquanta con la difficoltà aggiuntiva delle salite e del forte caldo. Ma niente , non troviamo da bere . Ma siamo davvero stanchi e affamati , cosi ci fermiamo a mangiare e riposare sotto un vecchio casolare abbandonato. Un oretta dopo ripartiamo . Fortunatamente un contadino ci tranquillizza dicendoci che qualche chilometro più avanti vicino a una chiesetta cè una fontana dove sgorga acqua potabile . La nostra voglia d’acqua è più forte di qualunque cosa . Arriviamo alla fontana pensando “Siamo salvi” !!  Ci buttiamo sotto ,facendoci un autentica doccia . Riempiamo le borracce e ripartiamo salendo sempre più su .. Attraversiamo posti bellissimi , entriamo in piccoli paesi collinari abitati da pochissime persone.
Verso le 18,30 e dopo 85 chilometri arriviamo a Berceto. Stanchi rallentiamo , credendo di avercela fatta per oggi .
Ma l’obbiettivo è di arrivare lassù a.. Dove la temperatura era un più bassa e qualche nuvola carica di pioggia la sorvolava … il passo della Cisa .
Così Chiediamo a un anziano quanto ci vuole ad arrivare a Cassio . Li ,un ostello ci avrebbe dato da dormire la notte .
L’anziano ci risponde in uno strano dialetto Emiliano , concludendo “Per Cassio,  dovete salire per 10 chilometri tutti in salita !”
Io e Tommaso ,guardandoci nel profondo delle nostre pupille , sospiriamo ,emettendo insieme uno strano verso : ehhhhh????  Stremati dalla fatica cerchiamo di capire la cosa migliore da fare : O restare ai piedi del monte e passare la notte in qualche albergo oppure salire sulle nostre selle e arrampicarci lassù in alto cercando di arrivare prima che cali il buio . Nel frattempo una leggera pioggerella cade sui nostri caschi rinfrescandoci le idee.
Basta uno sguardo sulla vallata che ci circonda , e un respiro profondo di rugiada e ago di pino per farci rientusiamare di nuovo ! anzi a dire il vero l’entusiasmo non ci è mai passato. In meno di un minuto decidiamo di salire !  La nostra determinazione è troppa e la voglia di arrivare su in cima e vedere nuovi emozionanti angoli di natura incontaminata è troppo forte . Non si può resistere al richiamo dei monti , anche se si è stanchi . La forza la si ritrova strada facendo tra un tornante e l’altro , tra i cespugli e alti alberi di Faggio.
Salendo ci rendiamo conto di quanto sia faticoso. Sulle gambe abbiamo i 100 chilometri di ieri e i 85 appena fatti di oggi oltre una leggera pioggia che batte sulle nostre facce e la ripidità della strada.
La stanchezza ci porta a fare tratti di salita in sella alle MTB con marcia super leggera e tratti a piedi spingendo le nostre bici con la forza delle braccia . Intorno a noi un bosco meravigliso , che ci rinfresca dal forte caldo d’agosto . Poi campi e qualche casa abitata di alcuni piccoli paesini . A circa metà strada poi la nostra fatica viene ripagata da un avvistamento meraviglioso . Un Capriolo bruca dell’erba solitario in uno spiazzo di vegetazione che taglia a metà il folto bosco .
il profumo di more e frutti di bosco ci fa assaporare ancora meglio questo splendido momento. Ma il rumore della ruota della mtb di Tommaso cattura la sua attenzione , e con un paio di piccoli salti , il Capriolo fugge al sicuro nel sottobosco.
L’avvistamento  anche se durato poco ,ci emoziona , e involontariamente ci dona ancora più forza per salire .
Verso le 20,30 , proprio quando il buio sta per incombere, arriviamo stremati a Cassio . Altitudine di circa 800 metri . Ci rechiamo immediatemente nell’ostello dove incontriamo tra gli altri , anche due ragazzi Bergamaschi che come noi in sella alle loro MTB , stanno affrontando lo stesso percorso per un viaggio che deve portarli fino a Roma .
TERZO GIORNO DI VIAGGIO .. PASSO DELLA CISA E ARRIVO AL MARE .
La mattina partiamo di buon orario . Abbiamo da affrontare gli ultimissimi chilometri di salita fino al Passo della Cisa per poi finalmente goderci la strada quasi interamente in discesa , sconfinando lungo la Toscana dritti fino al mare .
Dopo aver indossato i nostri kiwei , utili per riparaci dalle fresche temperature del Passo della Cisa , partiamo a testa bassa ma con i manubri che puntano verso l’alto . Alto, perché immediata la strada risale , inghiottendoci di nuovo nell’incubo piacevole della fatica fatta durante la salita di ieri .
La strada però dopo un oretta circa sembra sorriderci . Infatti davanti a noi come un premio o una medaglia, vediamo apparire prepotente il cartello di colore blu con inciso la scritta  PASSO DELLA CISA .
I nostri cuori sembrano battere più forte . L’emozione di essere arrivati fin lassù a 1040 metri d’altitudine dopo tre giorni di duro viaggio è qualcosa di Inspiegabile.  Una soddisfazione unica che fino a qualche tempo prima per noi era impensabile . Ci abbraciamo  voltandoci, guardando bene cosa cè intorno a noi e decidiamo di fermare un passante chiedendogli di scattarci una foto .  Il momento è di quelli unici, da ricordare per sempre . I nostri occhi e le nostre gambe ci ricordano che siamo arrivati quassù esclusivamente con la nostra forza fisica e d’animo . Con la passione che ha fatto volare fino a qui noi sulle nostre fedeli compagne a due ruote .
Ci fermiamo qualche minuto , chiudendo gli occhi e assaporando la gloria . Respirando l’aria pura e pulita della montagna . Ma poi ad un tratto torniamo coi piedi per terra , ricordando alle nostre menti , che nonostante il traguardo della Cisa appena raggiunto, non avevamo ancora fatto niente. Ancora nessuna impresa . La vera impresa era quella di arrivare giù al mare . Solo allora potevamo ritenerci vincitori .
frangigena 20 cisa
Cosi determinati, rimontiamo sulle nostre selle, gettandoci a capofitto nei venti chilometri di discesa , volando veloci a quasi 60 chilometri allora … I freni si surriscaldano mentre percorriamo la discesa che deve portaci dritti ( con decine di tornanti) in Toscana ad Aulla .
La discesa è un secondo premio , dopo l’arrivo al Passo della Cisa, per la tanta fatica e la sofferenza subita sotto il caldo sole Pavese d’inizio viaggio e il difficile percorso Emiliano concluso salendo sugli afosi colli Parmensi giungendo fino alla stessa Cisa.
Da Aulla fino al mare mancano solo una sessantina di chilometri . Chilometri che ci mangiamo ,aggredendo l’asfalto e gli sterrati della Francigena come fossimo un fiume in piena carico di entusiamo e gioia anziché di detriti e distruzione da far sfociare nel mare .
Verso le 18,00 dopo ben 264 chilometri e tre giorni pieni di viaggio , le ruote delle nostre MTB toccano la spiaggia del mare !
Cè l’avevamo fatta ! L’obbiettivo era stato raggiunto !Avevamo conquistato   Marina di Massa !
Ancora adesso ,io e Tommaso ,ricordiamo quel momento con grande emozione . La nostra sfida era stata vinta , e non solo sotto il profilo fisico e sportivo ma anche e soprattutto sotto quello mentale .
Ci scambiammo un abbraccio ancora più forte di quello sulla Cisa , continuando a ripeterci le parole ” siamo arrivati al mare “.
frangigena 21 mare
Già , perché il ” SIAMO” è stato fondamentale per aiutarci ad affrontare tutto il viaggio . La nostra determinazione poteva essere nulla se non condivisa in due . Un piccolo ma grande lavoro di squadra che ci ha sollecitato a non mollare nei momenti più duri e a prendere decisioni consultandoci a vicenda ( come la decisione di che strada imboccare in un momento di smarrimento di strada in mezzo a un bosco ) senza incombere in decisioni affrettate.
Appoggiamo le nostre bici al muretto che delimita la spaggia e da veri Biker indossiamo le maglie celebrative della nostra vittoria . Sono magliette di colore blu con la scritta fatta a pennarello : ” VIA FRANCIGENA 2016  PAVIA -MARINA DI MASSA 264 KM “
Soddisfatti ci facciamo scattare una foto .
Poi come dei bambini , ci spogliamo correndo verso il mare .
Per tutta questa impresa però cè da ringraziare le due vere protagoniste : Le nostre MTB . Senza di loro nulla di tutto questo sarebbe accaduto . Nessun sentiero , nessun fiume , nessuno stagno , nessun campo , nessun bosco , nessun mare sarebbe entrato fin dentro nelle nostre pupille . Nessun insetto , nessun animale , nessuna pianta e nessuna persona incontrata sarebbe entrata dentro nel nostro cuore .  Infine il grazie più grande va a lei : Madre natura .  Io e Tommaso dobbiamo ringraziarti per lo spettacolo che ci hai regalato durante il viaggio e per la fatica sui pedali che ci hai concesso per poter assistere al tuo meraviglioso vivere .
A presto Natura ..Noi non vediamo l’ora di riaffrontarti ,in una nuova avvincente avventura .
Alessandro Cusinato

Sapore misterioso

Sei davvero intrigante..
Ti guardo, e la luce soffusa di questo locale, riflette sul bicchiere pieno di vino tutto il tuo fascino. Le tue femminili movenze mi fanno inebriare. Vorrei tanto poter fare un sorso mentre ti osservo mangiandoti con gli occhi.

Mi guardi, e dalle tue labbra fuoriescono gocce dolci di parole fruttate che a piccoli sorsi inizio a bere.
Sarà, che quel tuo profumo delicato e gradevole mi sta facendo tanto ingolosire, e mi sta ipnotizzando riempiendomi sempre di più il mio bicchiere. Ma tu scaltra, mi lasci delicatamente poggiarci sopra le labbra, lasciandomi però poi a bocca asciutta.

Ma…allora perché non hai tolto subito dalle mie mani il tuo rosso calice? Oh povero me ..resterò con l’acquolina in bocca.
La bottiglia è quasi finita. Ci resta solo un ultimo gustoso sorso da assaporare insieme. I nostri calici si toccano, unendosi in un brindisi.

Il sapore del tuo vino rimane per me ancora un mistero.
Resto ad osservare assopito, il meraviglioso involucro che lo contiene.

Sei una bottiglia pregiata. E..non sei ancora da aprire.. beh..Meglio così..
Ora preferisco conservare nella cantina della mia mente la tua bellissima etichetta per poi berti fino all’ultima goccia , assaporandoti nell’occasione più speciale.

Alessandro Cusinato

MAURITIUS e la sua anima – Diario di viaggio

Sarà stato solo un sogno, ma posso assicurarvi che al mio risveglio avevo ancora  la bocca spalancata dall’emozione mentre ripensavo a quello che avevo appena vissuto. Ricordo di essermi catapultato all’improvviso all’interno di un immenso giardino dell’eden. Banani ,palme, ibisco, frangipane e frutti tropicali coloravano l’intero paesaggio di profumi e colori estasiatici. Camminavo accaldato con indosso la mia canottiera e sulle spalle portavo uno zainetto mentre scimmiette e pappagalli rallegravano con la loro presenza la selvaggia natura incontaminata che mi circondava. Afferrai la mia macchina fotografica pronto per catturare con uno scatto i momenti più suggestivi.

 

Affascinato mi voltai , notando ampie distese di canna da zucchero , the e vaniglia che con il loro profumo mi condussero insieme alla deliziosa fragranza del fiore di frangipane, all’interno di un piccolo villaggio. Uomini e donne sorridenti banchettavano all’aperto con piatti piccanti speziati dai sapori forti. Quei caratteristici odori stuzzicarono in me l’appetito e per un attimo riuscirono addirittura  a farmi dimenticare il buon profumo di vaniglia e frangipane. Il sorriso di un uomo gentile, mi donò poggiando nelle mie mani un piatto contenente una squisita prelibatezza da assaggiare. Ma il richiamo di un delfino mi fece ricordare che dovevo proseguire la mia marcia fino al mare. Giunsi su una spiaggia di sabbia bianchissima che leggiadra si strofinava pungente sulla mia pelle abbronzata dal sole dei tropici.

 

Davanti ai miei occhi , uno spettacolo maestoso : l’mmensità dell’oceano indiano. Ma nonostante la sua grandezza, sapevo di essere protetto da un meraviglioso muro di coralli colorati che come una cinta circondavano quel giardino e la sua cristallina piscina salata. Nel frattempo qualche imponente onda oceanica in lontananza tentava invano di penetrare oltre la cinta, con il muro naturale della barriera corallina che potente le respingeva. Tranquillizzato e Innamorato dalla cristallinità di quell’acqua tiepida, mi tuffai nuotando tra delfini e tartarughe. Incontrai alcune specie di pesci che fin ora avevo visto solo negli acquari. Mi senti leggero, felice senza il peso dello stress della mia normale vita. Mi sembrava di volare immerso nel blu di quella parte calma e tranquilla dell’oceano. Poi di colpo iniziò a piovere. Era la classica nuvola di pioggia giornaliera che dall’alto bagnava l’intera isola. Era ora di tornare all’interno del giardino e andare a caccia dello scatto più bello e suggestivo da fare.

 

Alzando lo sguardo però, uno strano animale simile a una gallina mi fissò domandandomi: – Straniero, prosegui il tuo viaggio senza far del male a questa terra .-
Rimasi di sasso. Ma poi lo strano essere scomparì e senza dar molto peso alle sue parole continuai a camminare.
Il sentiero mi portò dritto verso un lago chiamato ” Gand Bassin” ” dove l’altissima statua del dio Shiva sorgeva impetuosa . Un pappagallo cinguettandomi nell’orecchio mi sussurrò che per la gente induista del posto il lago era sacro. Scrutando il lago e sulle sue sponde notai con grande fascino che vi sorgevano  numerosi templi induisti. – Ecco questo è un altro ottimo motivo per scattare una foto. –  pensai . Poi in silenzio entrai in un tempio rigorosamente a piedi scalzi .

 


Ma il pappagallo molto saggio mi consigliò di proseguire il mio cammino fino a “Chamarel ” promettendomi che li avrei trovato il più chimerico scatto fotografico che cercavo. Mi disse di proseguire dritto per qualche chilometro sopra il monte e poi ci sarebbe stata Tarta, una tartaruga gigante che mi avrebbe accompagnato a Chamalet. Lo ascoltai e poco dopo incontrati proprio Tarta. Era enorme ma gentile e mi disse di risalire sul monte ancora un po’ più in alto e che poi avrei assistito a uno spettacolo della natura unico al mondo. Sali più sopra arrivando a destinazione. Vidi qualcosa di unico al mondo. Rimasi immobile con la bocca spalancata. Ammirai una zona ricoperta da sette strati di sabbia ognuno di colore diverso (rosso, marrone, viola, verde, blu, porpora e giallo) Uno spettacolo naturale dato alla vita dai caldi raggi del sole contro la terra di origine vulcanica di quell’esclusivo luogo.

 

Altre tartarughe giganti che tranquille passeggiavano sopra quella fantastica terra colorata guardandomi perplesse mi domandarono : – Ma lo sai come si chiama questo posto? –
– No.- gli risposi
– Si chiama Terra dei sette colori . – mi risposero in coro pappagalli , tartarughe e quello strano animale simile a una gallina che avevo incontrato poco prima .  Presi la macchina fotografica e scattai una foto ad dir poco meravigliosa . Ma come in tutti i sogni venni sbalzato imprevedibilmente di nuovo in mare , dove un delfino mi trasportò su un isoletta incantevole chiamata ” L’isola dei Cervi”.
Una volta giunto sulla più piccola isoletta mi accorsi che il mare e la spiaggia sembravano ancora più cristallini . Con mio grande stupore osservai sotto riva, centinaia di stelle marine che garbate abitavano il cielo azzurro dell’oceano. Ne presi una in mano estraendola fuori dalla superfice dell’acqua.

Ma a quel punto lo strano essere somigliante una gallina appollaiato a riva tra le palme osservandomi esclamò – No straniero, le stelle marine non possono vivere se estratte fuori dall’acqua del mare .- Sbalordito e confuso rilasciai immediatamente la stella sommergersi nell’acqua .
A quel punto incuriosito gli domandai.
– Ma tu cosa sei? –
Lo strano essere apri le ali e con fare aggraziato mi rispose:
– Ma come non lo sai ? Sono l’anima dell’isola straniero..tutti mi chiamano DODO .-,

La commozione mi congelò il sangue . Caddi nell’acqua svenuto e privo di sensi .
Mi risvegliai nel mio letto ancora emozionato .
Avevo parlato con un animale estinto da secoli , nato e cresciuto soltanto su quell’isola paradisiaca e che a causa dell’invasione dell’uomo si era estinto per sempre .

L’isola di Mauritius è uno dei pochi paradisi terrestri rimasti che ho avuto la fortuna di visitare . Spero con tutto il cuore che l’anima del Dodo protegga quest’isola per sempre . Sarebbe bello pensare che un giorno il Dodo , possa tornare a giocare tra le canne da zucchero, nella vaniglia o sulla terra dei sette colori del vulcano . Sperare non costa niente , anche se in questo caso “sognare ” un suo ritorno sembra molto più logico .  Che dio benedica la natura e .. che dio punisca la cattiveria dell’uomo .

Alessandro Cusinato

Ogni lasciata è persa..

Se il mondo girasse al contrario …la sera
Starei seduto con gli amici al bancone di un qualsiasi locale, aspettando di essere abbordato da decine di sguardi femminili. Ascolterei senza volerlo i commenti fatti su di me ad alta voce, da parte di alcune ragazze sedute al tavolo di fianco. Commenti un pò dolci e un pò perversi, che mi farebbero sentire molto desiderato. Fingendomi scocciato e privo di interesse, mi guarderei intorno maliziosamente, cercando tra tutti, gli occhi femminili per me più belli. Una volta trovati resterei fermo a fissarli. Farei un altro sorso del mio cocktail attendendo che quello sguardo faccia la prima mossa; aspetterei lei, che alzandosi dal suo tavolo  spavalda, venga a sedersi accanto a me iniziando il corteggiamento con una qualsiasi banale battuta.
Intanto altre donne, sparse nel locale a caccia di un uomo,  mi abborderebbero senza lasciarmi nessuna tregua.
Avrei solo l’imbarazzo della scelta.
Ma come fà ogni donna poi, troverei anche io una banale scusa per mandare via le corteggiatrici che non mi interessano. Ordinerei un altro cocktail, attendendo speranzoso l’avvicinarsi degli occhi di una sola ragazza: la mia preferita. Ma quelle splendide pupille da me favorite, sembrano troppo timide per avvicinarsi al mio tavolo e parlarmi.
Così mi muovo, cercando qualche diversivo per attirare la sua attenzione lanciandole dei segnali. Ma niente. Lei è troppo timida e il suo carattere sembra averne preso il sopravvento.
Sono le 23,00 è quasi ora di andare, deluso mi alzo. Ma rifletto pensando che non può finire tutto così. Determinato decido di prendere in mano la situazione. Mi incammino verso di lei. Le sorrido e mi siedo. Lei ricambia e finalmente parliamo.
Brindiamo e beviamo  alla conoscenza dei nostri sconosciuti occhi.
Lei scherza dicendomi che questa sera il mondo ha girato al contrario: Invece che lei, una donna venire a corteggiare un uomo come me, ero stato io un uomo, a provarci con lei.
Io sorrido e divertito le prendo la mano dicendole che nel senso dove gira il mio mondo invece, sono proprio gli uomini che corteggiano le donne e non viceversa.  Lei mi guarda e incredula scoppia a ridere.
In fondo questa sera, il mondo è girato come volevamo entrambi. L’occasione con il suo attimo non è stato lasciato fuggire via lontano scacciato dalle paranoie negative della nostra mente: con i nostri ” tanto non ci sta “. Se uno dei due non avrebbe fatto la prima mossa ora non saremmo qui a sorseggiare il nostro cocktail tenendoci per mano.
È proprio vero ..il mondo puó girare nel senso che vuole ma se noi non cogliamo l’attimo ogni lasciata sará sempre persa…

Alessandro Cusinato