VI RACCONTO IL MIO TICINO

Quando mi smarrisco, sento il bisogno di percorrere il sentiero che mi riporta qui da te. Le rane, le foglie, lo scorrere dell’acqua e il silenzio. Qui posso parlare con tutto e non essere sentito da nessuno. Qui posso ascoltare tutto senza essere disturbato da niente. Tu mi doni sempre quello che mi occorre: la pace, l’armonia, la storia e la natura. Torno sempre qui da te perchè, quando sono nei tuoi boschi, mi sento a casa mia.

Ti amo mio Ticino.

Ho voluto iniziare con la mia personale dichiarazione d’amore all’anima del fiume e ora vi racconterò qualche aneddoto della sua affascinante storia.

A due passi dalla grande metropoli milanese c’è un mondo colmo di silenzi, colori e armonia dove un un’escursione a piedi o in mountain bike ti può far vagare senza pensieri e senza una meta ben definita per ore ed ore. Un luogo pieno di biodiversità e di animo wild. Non è la foresta amazzonica, la giungla del Borneo o il selvaggio West ma è comunque il luogo adatto per raccontarvi una bella storia di natura e avventura. Ma prima devo tornare un attimo più indietro, anzi più che indietro verso nord, più precisamente in Svizzera nelle Alpi Leopontine. Qui da due diverse sorgenti, la principale sul Passo della Novena e la secondaria sul San Gottardo, nasce un fiume che per 248 chilometri attraverserà la stessa Svizzera e parte dell’italia settentrionale fino a sfociare nel grande fiume Po. Sto parlando del fiume Ticino.

In antichtà chiamato Ticinus dai Latini, che gli diedero questo nome per via del Canton Ticino sua zona di nascita. La sua vita inizia lassù in alto nelle due sorgenti dove Le prime gocce d’acqua si tuffano a capofitto verso una lunga discesa di sassi e minerali. Ad Airolo le gocce si bagnano l’una con l’altra diventando un piccolo fiume che dopo aver attraversato la Laventina sorpassa la valle Riviera, Bellinzona e il piano di Magadino per poi sfociare nel lago Maggiore. A Sesto Calende esce dalla calma apparente del lago per tornare veloce e irruente lungo il territorio italiano nel Parco del Ticino, vera oasi di natura incontaminata. Qui forte e impetuoso alimenta grandi canali come il Naviglio Grande che porterà l’acqua del grande fiume fino al centro di Milano. Ma noi restiamo qui, nella valle verde e selvaggia dove il fiume, con la sua presenza crea un ecosistema biologico ricco di biodiversità. Costituirà il grande polmone ecologico della Lombardia. Una piccola giungla amazzonica lombarda. La sua corsa continua a sud di Pavia (antica Ticinium) confluendo le sue acque nel fiume Po, del quale ne è il principale affluente. Ora vi porterò proprio all’interno del grande polmone lombardo, un paradiso per ogni escursionista o cowboy avventuriero. Qui sentieri sterrati penetrando per centinaia di chilometri all’interno della fitta giungla paludosa del parco si tuffano al contrario gettandosi dal blu dell’acqua del fiume giungendo alle numerose risaie arrampicandosi fino al verde della boscaglia.

Proprio il posto ideale per bel un trekking zaino in spalla, per un’immersione in apnea sopra la sella di una mountain bike o un impennata tra lo scorrere della corrente in Kayak! In sella o a piedi si possono attraversare piccoli borghi di casolari e fattorie, ambientate in un meraviglioso territorio di campagna in stile western americano. In canoa o Kayak si possono scoprire rapide vertiginose, capaci di condurti in luoghi incontaminati da non fare nessuna invidia ai selvaggi fiumi canadesi o dell’Alaska. I percorsi si snodano su sentieri boschivi fluviali che incantano il viaggiatore facendolo ammirare panorami naturali e numerose architetture storiche lombarde. La storia ci racconta che lungo la Valle del Ticino si susseguirono più fasi di insediamento di popolazioni di ceppo celtico. La prima fu la civiltà di Golasecca intorno al IX secolo a.c, poi nel 400 a.c fu il turno degli Insubri che si sovrapposero alla precedente popolazione mantenendone la cultura come era abituale tra i Celti. Gli Insubri distrussero la Melprum etrusca ricostruendola con il nome di Mediolanum (Milano). l’espansione di Roma portò la fine della colonizzazione dei Celti nel territorio dell’Italia settentrionale. Nel 218 a.c il Ticino fu territorio di scontro tra l’esercito romano del generale Scipione e quello cartaginese del condottiero Annibale nella mitica “battaglia del Ticino” in quello che fu un importante episodio della seconda guerra punica. Per la prima volta il fiume fu testimone della presenza di un altro animale bellico usato dall’uomo oltre al nostro amato cavallo. La novità fu l’elefante che Annibale importò dall’Africa, facendolo entrare in territorio italico passando da un varco tra le Alpi. Non siamo in grado di stabilire la locaità esatta della battaglia, forse nei pressi dell’odierna Vigevano o Castelletto Ticino, ma sappiamo che Tito Livio raccontò che i romani costruirono un ponte di barche accampandosi nel territorio degli Insubri che secondo alcuni oggi è il territorio di Turbigo, mentre Annibale si accampò nei pressi sull’odierna Galliate ( sponda piemontese). Cosa nota è che Annibale fece abbeverare gli elefanti in zona Victumulis (Garlasco). Chissà ai tempi cosa pensarono i nostri cavalli alla vista di questa nuova specie! E non oso immaginare quello che pensarono alla vista delle loro proboscidi durante la battaglia. Saranno scappati galoppando? Facile farsi stregare nei trekking a cavallo dai luoghi e dai simboli di questi popoli antichi ma ancora più facile restare ammaliati da architetture storiche più recenti come il Castello di Vigevano, la Certosa di Pavia, L’Abbazia di Morimondo.

In questo parco, storia e natura si fondono insieme dando origine a un connubio di meraviglie difficili da dimenticare… Come non si può scordarsi che anche qui come negli Stati Uniti, la febbre dell’oro fece ammalare molti uomini intenti a cercare il prezioso metallo tra le sabbie aurifere accumulate nel corso delle piene. Questo accadeva già ai tempi dei romani fino ad oggi con I cercatori d’oro che muniti di stivali di gomma e armati di una batea, la padella che vediamo in tanti film americani, cacciano l’oro come fossero sul Colorado.

Il Ticino ha un’energia vitale molto particolare in grado di far innamorare ogni curioso avventuriero. Quando si percorrono i suoi sentieri si dimentica tutto lo stress della grande città e si assimila energia positiva capace di far ritrovare se stessi galoppando tra un pensiero e l’altro. I viaggiatori smarriti qui si ritrovano ascoltando il gracidio delle rane, lo scorrere dell’acqua e il canto dell’Airone cenerino apparentemente silenzioso quasi muto che invece esplode acuto e modulato appena spiccato il volo. I piccoli ruscelli che danzano vicino al grande letto del fiume emettono una musica orchestrale capace di far ballare persino il più rigido dei pensieri. Se si è stanchi ci si può fermare sostando lungo le calme lanche stagnanti colme di pace e tranquillità che sembrano nascondersi dai problemi della vita dietro ad alti canneti.

Insomma è il posto adatto per fare escursioni e per rigenerare la mente dai problemi e la quotidianità della vita da città, liberi come nel famoso libro di Jack London: il richiamo della foresta. Sulle strade sterrate della campagna padana si può sentire l’odore dei campi da coltivare appena concimati, e le sagome dei cowboy a cavallo appaiono robuste sui sentieri di sabbia bagnati dall’ombra del caldo sole. Canalini colmi d’acqua spaccano a metà i campi coltivati e il canalone del Naviglio Grande fa da battistrada al sentiero che condurrà un escursionista fino alla darsena della città di Milano. Ma il mio consiglio è quello di restare qui nell’Amazzonia lombarda o nella Colorado padana, nel corridoio ecologico tra Alpi e Appennini, tra la flora autoctona di Aceri, Pioppi, Querce, Ginepri, Betulle, Castagni e la fauna selvaggia costituita da mammiferi come la volpe, il tasso, il capriolo, da uccelli come la Cicogna bianca, il picchio, il cormorano, da rettili come la testuggine europea, la vipera e da anfibi come le salamandre, il rospo, e la rana. Una foresta sottomarina di sassi e alghe fanno da habitat ad una grande varietà di pesci come la trota, lo storione e il luccio, grandi predatori del fiume azzurro.

Concludo sorridendo e ringraziando il mio Ticino. Un luogo talmente magico da essere capace, usando l’immaginazione, di farti vedere qualche Indio accampato col suo cavallo lungo la riva del fiume e qualche altro che con una canoa naviga le sue correnti. Insomma una vera e propria giungla selvaggia pronta a catturare ogni singolo cuore impavido di  avventuriero intento a viaggiare nelle terre più inospitali e meravigliose della nostra terra.

Alessandro Cusinato

Secondo viaggio sulla Via Francigena

Pronti! ripartiamo per la seconda tappa del nostro viaggio in mtb sula VIA FRANCIGENA. Esattamente dopo un anno, Io e Tommaso ci apprestiamo a ripercorrere i sentieri storici dell’antica via che nel medioevo univa Canterbury a Roma. Lo scorso anno partendo da Pavia tra pianure, colline, fiumi e monti eravamo giunti fino al mare più precisamente a Marina di Massa percorrendo ben 264 chilometri.
Quest’anno si è aggiunto anche Mauro, compagno biker pronto insieme a noi ad affrontare questa bellissima nuova avventura

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PRIMO GIORNO

Carichiamo le mtb in auto e scendiamo lungo l’autostrada poco più avanti del punto dove eravamo giunti lo scorso anno.
Una volta arrivati, ci mettiamo i caschi in testa e lo zaino in spalla e carichi come non mai saliamo in sella alle nostre “bimbe” ! Si parte! la seconda tappa della nostra Via Francigena sta per iniziare.
Come primo giorno, e data l’ora ormai tarda, quasi le 18,00, ci diamo come obbiettivo d’arrivo serale la città di Lucca.
L’entusiasmo iniziale non manca e la convinzione di passare un altro viaggio indimenticabile è alle stelle.
Passiamo Pietrasanta “la piccola Atene d’Italia” e dopo un breve tratto pianeggiante asfaltato entriamo a Camaiore e nell’antica Badia. La strada non è delle più belle della francigena. Ci si addentra in paesi tra case e strade statali. Qui il percorso pianeggiante finisce e dopo aver incrociato dei primi pellegrini che stanno compiendo il loro percorso a piedi, ci apprestiamo ad affrontare la prima salita impegnativa, quella che porta a Montemagno. Una volta entrati in paese ci fermiamo a rifiatare per qualche minuto. Guardando l’orologio ci accorgiamo che sono già le 20,30 e bisogna arrivare a Lucca prima che faccia buio. Un cartello ci ricorda che mancano ancora una ventina di chilometri. Ci affrettiamo a rimetterci in sella e dopo una bella discesa scendiamo nella valle del torrente Contesola e finalmente raggiungiamo Lucca a buio inoltrato. Qui non avendo prenotato in precedenza da nessuna parte, troviamo ospitalità presso un B&B gestito da Franco, un simpatico signore Romano. Dopo una bella doccia scendiamo in centro a Lucca per divorarci per cena pizza e una birra.

SECONDO GIORNO

Al nostro risveglio ci aspetta una grande colazione. Sappiamo che è il pasto più importante della giornata per ne aprofittiamo per abbuffarci di tutto ciò che il B&B dispone. Caffè, fette biscottate, miele, un pezzo di torta, un toast, succo e tanto altro.
Salutiamo Franco e da buon rito ci rechiamo in sella alle bici, nella piazza centrale di Lucca dove un turista ci scatta gentilmente una foto che ci ritrae tutti e tre insieme.
Partiamo abbastanza tranquilli perche mentalmente sappiamo che la tappa di questa mattina sarà quasi tutta pianeggiante e ci porterà fino a San Miniato. Una tappa mattiniera di quasi 50 chilometri.
Prima di uscire da Lucca però decidiamo di fermarci in una panetteria. Qui una simpatica panettiera di nome Laura ci dà delle dritte per seguire al meglio il percorso da fare e sopratutto ci prepara quello che sarà il nostro pranzo da consumare a San Miniato. Dei buonissimi panini.
Una volta usciti da Lucca miriamo dritti verso Altopascio. Iniziano degli saliscendi semiimpegnativie dopo aver superato anche Galleno giungiamo a Fucecchio. Una volta superato il fiume Arno ne percorriamo per un breve tratto l’argine e arriviamo a San Miniato.
Ma prima di arrivare verso il centro del paese ci imbattiamo in una piacevolissima sospresa|! Con nostro grande stupore notiamo lungo la strada un piccolo banchetto chiamato ” PICCOLO RISTORO DI VIA PARINI”. Si tratta di una semplice bancarella con delle sedie e tavolini. Sul tavolino vi è un’agenda da far firmare a tutti i pellegrini che a piedi o in bici si fermano per riposare. Vicino all’agenda però vi è la sorpresa più grande di tutte! una borsa frigo lasciata da qualche buon uomo contenente bottiglie di acqua fresca e della frutta! anguria e mele!! un oasi di refrigerio! Ringraziamo ancora le persone che curano tutto questo. Cosi rinfrescati risaliamo in sella alle nostre mtb e pedaliamo per un paio di chilometri verso il centro del paese.
Qui ci fermiamo per un paio d’ore a pranzare e fare una pennichella al riparo dal sole.
Verso le 15,30 decidiamo di ripartire sotto un sole abbastanza cocente. fa caldo e decidiamo di proseguire piano piano con obbiettivo di arrivivare alla meravigliosa San Giminiano entro sera e quindi con altri 40 chilometri da pedalare.
Dopo qualche chilometro entriamo a Castelfiorentino e appena ne usciamo inizia una salita impegnativa. Passiamo Chianni, e Gambassi terme e quando pensiamo che la salita sia finita eccone ricominciare un’altra ancora più tosta.. Ma per chi sale in cima a questa collina cè un premio molto prestigioso.. uno dei più ambiti e belli al mondo..
Come premio per il nostro sforzo, la storia medioevale ci regala uno dei suoi borghi più belli: SAN GIMINIANO. Per chi ci entra per la prima volta come me, l’emozione è pari solo a quella delle visioni in un museo di un quadro del Botticelli, o di Van Gogh. è un opera d’arte assoluta considerata dall’umanità uno dei borghi più belli al mondo.
Una volta dentro le mura della cittadina ci rechiamo da Evelin, un’arzilla signora di 89 anni che ci affitta una camera con tre letti direttamente ricavata da casa sua. Siamo stanchi la giornata di oggi ci ha fatto macinare in totale 98 chilometri che sommati ai 45 di ieri fanno 143.

TERZO GIORNO
Dopo aver salutato l’arzilla signora Evelin e aver fatto una ricca colazione usciamo dalle mura della splendida San Giminiano. Oggi il caldo sembra molto più forte e l’affaticamento dei 143 chilometri fatti i giorni precedenti incomncia a farsi sentire. Inoltre oggi ci attenderà una tappa abbastanza impegnativa, quasi tutta con saliscendi sterrati e tanta salita. Ma la tappa di oggi ci promette anche di farci attraversare luoghi meravigliosi con una vista da sogno. Le bellissime strade bianche delle colline Senesi.
Cosi dopo aver attraversato Poggibonsi ci immergiamo finalmente in un paesaggio da cartolina. l’ambiente incomincia a essere spoglio e privo di vegetazione. Il caldo si sposa perfettamente con il colore giallo dell’erba rinsecchita e quello più intenso dei campi di girasoli mischiandosi con il verde di qualche Cipresso. Il saliscendi della strada sterrata trasporta sotto le nostre gomme un terriccio bianco come il latte. Cosi bianco che sembra di essere in un dipinto. il caldo e la fatica sembrano scomparire davanti a quest’opera d’arte di madre natura. Ogni pedalata anzichè sfinirci ci ricarica alla vista di questo quadro. Impossibile non fermarsi per scattare qualche foto.
Questo era quello che cercavamo in questo viaggio.. La bellezza di questo posto non ha eguali al mondo. Meraviglioso!!!
Ma il nostro dipinto ancora non è terminato. Il pittore ha deciso di sosprenderci ancora di più e premiarci per tutta la fatica e lo sforzo fisico che stiamo compiendo. Infatti verso sera ci regala la sua ciliegina sulla torta. il suo colpo di pennello. Verso le 19,00 le nostre Mtb entrano trionfanti e stupite nella bellissima Siena..
Inutile spiegare con parole la bellezza di questa città. Basta osservarla per ritrovarsi catapultati in un mondo medioevale pieno di storia. le sue mura, alte torri, e piazza del campo sono solo dei dettagli che il pittore ha inserito in un contesto di colline, e paesaggi che si immortalano nella mente ogni volta che li si osserva e che si ripresentano la sera nei sogni ogni volta che chiudiamo gli occhi.

QUARTO GIORNO

La mattina facciamo colazione nella splendida piazza del campo di Siena. Siamo rimasti in due, io e Tommaso perche Mauro a causa di impegni di lavoro è stato costretto a rientrare.
Siamo molto carichi ma oggi si profila una giornata caldissima, forse la una delle più calde dell’anno. Del resto siamo alle porte di Agosto ma questo caldo sinceramente è molto anomalo.
Appena fuori le mura di Siena ci imbattiamo in un gruppo di giovanissimi Scout che entusiasti stanno affrontando come noi il viaggio verso la città eterna. Ci fermiamo con loro per scambiare qualche parola. Siamo circondati da un gruppo di ragazzi che con grande entusiasmo e sacrificio stanno affrontando il viaggio partendo dalla lontana Bergamo., e per lo più a piedi! complimenti ragazzi! Facciamo una foto e un video insieme a loro e li salutiamo portando con noi un pò del loro entusiasmo. Pochi chilometri dopo con nostro grande dispiacere salutiamo anche Siena ma ci addentriamo di nuovo in un quadro pittoresco naturale disegnato da strade bianche che attraversano una valle meraviglisa. Scendiamo e saliamo sulle colline infinite bagnate da una marea bianca di tericcio e circondata da erba secca e vigneti.
Infatti dopo aver superato la Val d’Arbia e Buonconvento ci addentriamo nelle splendide colline di Montalcino.
Fa molto caldo però, e nel pomeriggio ci fermiamo a riposare sotto una pianta nel pieno della valle. il sole non ci dà tregua ma è proprio grazie a lui che riesco a scattare una delle foto più belle di questo tour. i suoi raggi illuminano perfettamente i colori gialli della prateria d’erba secca ed esaltano il verde di qualche albero solitario di cipresso. lo scenario desertico accompagnato dall’innalzamento all’orizzonte delle colline ne completa la perfetta cornice. Questa foto la chiamerò Toscana !
Appena il caldo diminuisce risaliamo in sella alle nostre mtb e dopo una salita impegnativa la natura ci fá un ennesimo regalo: in lontananza cogliamo nel sottobosco un gruppetto di fagiani e vicini a loro un paio di esemplari di caprioli. Ci guardiamo entrambi sorpresi e incuriositi. Poi di colpo con un balzo selvaggio uno dei caprioli fugge tra l’erba secca e verde della collina portandosi con se anche il gruppo di fagiani. Che emozione !! .. Quindi arriviamo a San Quirico D’Orcia, l’ennesimo stupendo paesino medioevale sulle colline.
Le sue mura ci regalano l’ennesima entrata trionfale e un ostello un posto dove passare la notte. Ma per me e Tommaso quella sarebbe stata l’ultima notte di questo viaggio e così da veri avventurieri decidiamo di dormire fuori all’aperto sotto le stelle in mezzo alla splendida natura Toscana. La mattina dopo con sveglia alle 5,00 siamo pronti a ripartire ripercorrendo in bici altri 19 chilometri. Ma questa volta per andare in stazione e prendere un treno che ci riaccompagnerá a casa.
La fine di questa meravigliosa seconda tappa di viaggio sulla Via Francigena termina qui dopo circa 240 chilometri che sommati a quelli della prima tappa ne fanno ben 504 !
Sono stati quattro giorni indimenticabili trascorsi tra fatica, caldo e sete ma ripagati con la bellezza unica dei paesaggi toscani e delle cittadine medioevali che fanno invidia a tutto il mondo.
Per arrivare a Roma mancano altri 210 chilometri, e un terzo e ultimo viaggio già in programma, sancirá la fine del nostro grande percorso iniziato lo scorso anno a Pavia.
Evviva la Via Francigena!


ECCO IL VIDEO DEL CICLOVIAGGIO DAL MIO CANALE YOUTUBE:

Viaggo in MTB sulla Via Francigena.

Via Francigena – Pedalando in Viaggio dal 17-08-16 al 19-08-16
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E’ stata un avventura indimenticabile, programmata solo all’ultimo momento, Improvvisata. l’idea di affrontare questa meravigliosa sfida, era nata per caso durante una pedalata mattutina lungo la ciclabile del canale Villoresi, dove io e il mio compagno di avventura Tommaso ci apprestavamo a macinare chilometri con le nostre MTB.
Tra una pedalata, il forte caldo , uno sguardo alla strada sterrata e all’acqua del canale che scorreva al nostro fianco, immaginammo come due pazzi di pedalare fino al mare.
Le nostre MTB frenarono di colpo, quasi d’istinto .. Come a darci il loro ok. A quel punto, uno sguardo d’intesa tra me e Tommy misto a un pizzico di pazzia ci fece disegnare mentalmente l’itinerario da percorrere :
La storica VIA FRANCIGENA. Per chi non la conoscesse, è un antico sentiero Romano detto anche via Romea. Una via maestra percorsa da pellegrini che a piedi o in bicicletta da CANTERBURY in Inghilterra giungono fino a ROMA. Restammo affascinati dalla storia antica di questa strada e dal suo itinerario avventuroso. Un misto tra sterrati, asfalto, ponti, colline, boschi e fiumi. Insomma una cornice perfetta ripiena di tanta natura, il posto adatto per pedalarci dentro con le nostre MTB.
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Dopo aver studiato al meglio l’antico itinerario, optammo  per un viaggio di durata quattro giorni partendo da Pavia. Lo sapevamo che non sarebbe stata una passeggiata, anzi… Si doveva attraversare ben tre regioni: Lombardia, Emilia Romagna e infine la spiaggia della lontana Toscana. Ma prima del mare, le nostre MTB dovranno attraversare diversi ostacoli: caldissime e afose pianure, entrare nel centro di alcune importanti città, arrampicarsi in strade sterrate di collina fino ad approdare fin sopra una montagna …
PARTENZA E PRIMO GIORNO DI VIAGGIO :
Carichiamo le nostre MTB in auto e verso le 9 del mattino giungiamo al Ponte Coperto di Pavia. Carichi e determinati puntiamo ad arrivare a Fiorenzuola entro sera.  Siamo Emozionati. Finalmente sta iniziando la nostra avventura !
Una volta in sella perdiamo un po’ di tempo cercando l’ingresso della  VIA FRANCIGENA. Domandiamo informazioni agli anziani del posto, ma molti di loro confusi ci indirizzano in luoghi sbagliati.  Notiamo con nostro grande stupore che qui  non tutti hanno un idea di quello che rappresenta questo antico e storico sentiero.
Finalmente notiamo un cartello, con incollato un adesivo bianco e blu e inciso un disegno di un pellegrino, simbolo inequivocabile dell’imbocco della via Francigena. Da qui in poi il nostro arduo compito era quello di pedalare tenendo sempre d’occhio quei piccoli adesivi. Il tutto per non perdere la strada del sentiero.

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Ci buttiamo in una ciclabile sterrata lungo il fiume Ticino e concentrati pedaliamo sempre più forte.
La tappa che ci porta fino a Orio Litta ci fa attraversare la pianura alluvionale del basso Pavese portandoci poi in strade sterrate all’argine maestro del fiume Po, fino all’attraversamento del fiume Lambro. Pedaliamo su Sterrati meravigliosi di sabbia e terra resi ancora più duri dal caldissimo sole di mezzogiorno. Ampi campi di granturco ci fanno compagnia per gran parte del viaggio.  Accaldati ci fermiamo a riposare finendo quasi tutte le nostre risorse d’acqua contenute nelle borracce. Ripartiamo quasi subito dando un occhiata al contachilometri. Sembravano molti di più ma in effetti avevamo perscorso solo 57 chilometri..Ne mancavano altri 50 per raggiungere il primo obbiettivo. Ipnotizzati dai paesaggi perfetti e rilassanti colorati dal verde degli alberi e dal giallo dell’erba rinsecchita, arriviamo a Orio Litta.
Passata la semi tappa di Orio Litta puntiamo dritti a Fiorenzuola.
Pedaliamo sotto un sole cocente lungo la campagna degli argini del Po. Qui l’odore dell’erba secca e del fieno ci entra prepotentemente nelle narici mischiandosi a quello del concime dei campi . In questo angolo di natura, l’agricoltura è tutto ..Più volte incrociamo decine di contadini che coi loro trattori arano campi. L’alta temperatura ci costringe più volte a fare delle piccole soste all’ombra, rientrando nel sottobosco del Fiume Po. Proseguiamo, costeggiamo diversi canalini d’irrigazzione  ..Beh ..Non vi dico che voglia avevamo di tuffarci dentro !
Finalmente la via Frangigena decide di lasciare il caldo atroce delle campagne Emiliane tuffandosi in una non molto più fresca, città di Piacenza. Con Le nostre MTB attraversiamo il centro città ammirando le bellezze architettoniche della bella cittadina Emiliana.Qui Incrociamo un primo pellegrino e lo salutiamo con la mano.
Dopo un breve tratto sulla Via Emilia arriviamo a Pontenure ,poi attraversiamo le campagne Piacentine fino al suggestivo Castello di Paderna . Di li a poco giungiamo stanchi ma soddisfatti a Fiorenzuola.
Concludiamo la giornata dopo aver percorso ben 107 chilometri.
SECONDO GIORNO DI VIAGGIO:
La mattina ci risvegliamo con le gambe un bel pò affaticate. Del resto i chilometri del giorno prima si fanno sentire . Ma siamo ancora più carichi, pieni di voglia e entusiasmo. Una sana e abbondante colazione è quello che ci vuole per affrontare un’altra dura e avvincente tappa.
Studiando l’itinerario che deve condurci fino a Cassio ( piccolo paesino di montagna sito a un altitudine di 850 metri ) ci rendiamo conto quanto sarà dura oggi.  Godremo degli ultimi chilometri di pianura ,per poi salire piano piano sulle colline Parmensi, fino al mitico Passo Della Cisa.
Mentalmente preparati ,carichiamo i nostri zaini sulle spalle e montiamo sulle nostre MTB. Il tempo è buono, cè il sole e sembra far meno caldo di ieri . Lasciamo il piccolo hotel e partiamo.  Il primo tratto ,di circa trenta chilometri,  lo facciamo ad occhi chiusi ,riaprendoli solo per ammirare due storici edifici religiosi : L’Abbazzia Cistercense di Chiaravalle della Colombia e il Duomo di Fidenza .
La nostra pedalata viene interrotta dall’incontro emozionante con un pellegrino ! è un ragazzo di Milano che partito da Piacenza sta camminando lungo la via Francigena a piedi fino a Roma ! Emozionati e rispettosi lo salutiamo scattando un prezioso selfie insieme a lui ! Gli auguriamo un buon cammino e proseguiamo per la nostra strada.
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Alcuni chilometri dopo ci accorgiamo che il paesaggio sta incredibilmente cambiando . Con nostro meraviglioso stupore iniziamo a lasciare i centri abitati e a salire , immergendoci in un paesaggio collinare da cartolina . I primi chilometri di salita sanno di un entusiasmante fatica . Una fatica che scompare ogni volta che si volta la testa a destra o a sinistra . Una fatica che ammira le vallate collinari Parmensi , e che poi scompare mentre si respira il profumo dei campi e dei boschi .
Qui la natura inizia a rapirci ,ipnotizzando noi e le nostre MTB , che curiose chiedono solo di continuare a salire per poter scoprire e ammirare nuovi paesaggi .
L’entusiasmo e la curiosità ci portano a pedalare fino allo stremo delle nostre forze . Nel frattempo il caldissimo sole d’agosto ,ci pugnala alle spalle ,costringendoci a terminare tutte le nostre riserve d’acqua . Abbiamo anche fame , del resto è mezzogiorno passato . Siamo cosi costretti a cercare delle fontanelle d’acqua potabile e quindi un posto ombreggiato per poter consumare una piccola siesta . Pedaliamo per altri dieci chilometri . Fino ad ora ne abbiamo percorsi più di cinquanta con la difficoltà aggiuntiva delle salite e del forte caldo. Ma niente , non troviamo da bere . Ma siamo davvero stanchi e affamati , cosi ci fermiamo a mangiare e riposare sotto un vecchio casolare abbandonato. Un oretta dopo ripartiamo . Fortunatamente un contadino ci tranquillizza dicendoci che qualche chilometro più avanti vicino a una chiesetta cè una fontana dove sgorga acqua potabile . La nostra voglia d’acqua è più forte di qualunque cosa . Arriviamo alla fontana pensando “Siamo salvi” !!  Ci buttiamo sotto ,facendoci un autentica doccia . Riempiamo le borracce e ripartiamo salendo sempre più su .. Attraversiamo posti bellissimi , entriamo in piccoli paesi collinari abitati da pochissime persone.
Verso le 18,30 e dopo 85 chilometri arriviamo a Berceto. Stanchi rallentiamo , credendo di avercela fatta per oggi .
Ma l’obbiettivo è di arrivare lassù a.. Dove la temperatura era un più bassa e qualche nuvola carica di pioggia la sorvolava … il passo della Cisa .
Così Chiediamo a un anziano quanto ci vuole ad arrivare a Cassio . Li ,un ostello ci avrebbe dato da dormire la notte .
L’anziano ci risponde in uno strano dialetto Emiliano , concludendo “Per Cassio,  dovete salire per 10 chilometri tutti in salita !”
Io e Tommaso ,guardandoci nel profondo delle nostre pupille , sospiriamo ,emettendo insieme uno strano verso : ehhhhh????  Stremati dalla fatica cerchiamo di capire la cosa migliore da fare : O restare ai piedi del monte e passare la notte in qualche albergo oppure salire sulle nostre selle e arrampicarci lassù in alto cercando di arrivare prima che cali il buio . Nel frattempo una leggera pioggerella cade sui nostri caschi rinfrescandoci le idee.
Basta uno sguardo sulla vallata che ci circonda , e un respiro profondo di rugiada e ago di pino per farci rientusiamare di nuovo ! anzi a dire il vero l’entusiasmo non ci è mai passato. In meno di un minuto decidiamo di salire !  La nostra determinazione è troppa e la voglia di arrivare su in cima e vedere nuovi emozionanti angoli di natura incontaminata è troppo forte . Non si può resistere al richiamo dei monti , anche se si è stanchi . La forza la si ritrova strada facendo tra un tornante e l’altro , tra i cespugli e alti alberi di Faggio.
Salendo ci rendiamo conto di quanto sia faticoso. Sulle gambe abbiamo i 100 chilometri di ieri e i 85 appena fatti di oggi oltre una leggera pioggia che batte sulle nostre facce e la ripidità della strada.
La stanchezza ci porta a fare tratti di salita in sella alle MTB con marcia super leggera e tratti a piedi spingendo le nostre bici con la forza delle braccia . Intorno a noi un bosco meravigliso , che ci rinfresca dal forte caldo d’agosto . Poi campi e qualche casa abitata di alcuni piccoli paesini . A circa metà strada poi la nostra fatica viene ripagata da un avvistamento meraviglioso . Un Capriolo bruca dell’erba solitario in uno spiazzo di vegetazione che taglia a metà il folto bosco .
il profumo di more e frutti di bosco ci fa assaporare ancora meglio questo splendido momento. Ma il rumore della ruota della mtb di Tommaso cattura la sua attenzione , e con un paio di piccoli salti , il Capriolo fugge al sicuro nel sottobosco.
L’avvistamento  anche se durato poco ,ci emoziona , e involontariamente ci dona ancora più forza per salire .
Verso le 20,30 , proprio quando il buio sta per incombere, arriviamo stremati a Cassio . Altitudine di circa 800 metri . Ci rechiamo immediatemente nell’ostello dove incontriamo tra gli altri , anche due ragazzi Bergamaschi che come noi in sella alle loro MTB , stanno affrontando lo stesso percorso per un viaggio che deve portarli fino a Roma .
TERZO GIORNO DI VIAGGIO .. PASSO DELLA CISA E ARRIVO AL MARE .
La mattina partiamo di buon orario . Abbiamo da affrontare gli ultimissimi chilometri di salita fino al Passo della Cisa per poi finalmente goderci la strada quasi interamente in discesa , sconfinando lungo la Toscana dritti fino al mare .
Dopo aver indossato i nostri kiwei , utili per riparaci dalle fresche temperature del Passo della Cisa , partiamo a testa bassa ma con i manubri che puntano verso l’alto . Alto, perché immediata la strada risale , inghiottendoci di nuovo nell’incubo piacevole della fatica fatta durante la salita di ieri .
La strada però dopo un oretta circa sembra sorriderci . Infatti davanti a noi come un premio o una medaglia, vediamo apparire prepotente il cartello di colore blu con inciso la scritta  PASSO DELLA CISA .
I nostri cuori sembrano battere più forte . L’emozione di essere arrivati fin lassù a 1040 metri d’altitudine dopo tre giorni di duro viaggio è qualcosa di Inspiegabile.  Una soddisfazione unica che fino a qualche tempo prima per noi era impensabile . Ci abbraciamo  voltandoci, guardando bene cosa cè intorno a noi e decidiamo di fermare un passante chiedendogli di scattarci una foto .  Il momento è di quelli unici, da ricordare per sempre . I nostri occhi e le nostre gambe ci ricordano che siamo arrivati quassù esclusivamente con la nostra forza fisica e d’animo . Con la passione che ha fatto volare fino a qui noi sulle nostre fedeli compagne a due ruote .
Ci fermiamo qualche minuto , chiudendo gli occhi e assaporando la gloria . Respirando l’aria pura e pulita della montagna . Ma poi ad un tratto torniamo coi piedi per terra , ricordando alle nostre menti , che nonostante il traguardo della Cisa appena raggiunto, non avevamo ancora fatto niente. Ancora nessuna impresa . La vera impresa era quella di arrivare giù al mare . Solo allora potevamo ritenerci vincitori .
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Cosi determinati, rimontiamo sulle nostre selle, gettandoci a capofitto nei venti chilometri di discesa , volando veloci a quasi 60 chilometri allora … I freni si surriscaldano mentre percorriamo la discesa che deve portaci dritti ( con decine di tornanti) in Toscana ad Aulla .
La discesa è un secondo premio , dopo l’arrivo al Passo della Cisa, per la tanta fatica e la sofferenza subita sotto il caldo sole Pavese d’inizio viaggio e il difficile percorso Emiliano concluso salendo sugli afosi colli Parmensi giungendo fino alla stessa Cisa.
Da Aulla fino al mare mancano solo una sessantina di chilometri . Chilometri che ci mangiamo ,aggredendo l’asfalto e gli sterrati della Francigena come fossimo un fiume in piena carico di entusiamo e gioia anziché di detriti e distruzione da far sfociare nel mare .
Verso le 18,00 dopo ben 264 chilometri e tre giorni pieni di viaggio , le ruote delle nostre MTB toccano la spiaggia del mare !
Cè l’avevamo fatta ! L’obbiettivo era stato raggiunto !Avevamo conquistato   Marina di Massa !
Ancora adesso ,io e Tommaso ,ricordiamo quel momento con grande emozione . La nostra sfida era stata vinta , e non solo sotto il profilo fisico e sportivo ma anche e soprattutto sotto quello mentale .
Ci scambiammo un abbraccio ancora più forte di quello sulla Cisa , continuando a ripeterci le parole ” siamo arrivati al mare “.
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Già , perché il ” SIAMO” è stato fondamentale per aiutarci ad affrontare tutto il viaggio . La nostra determinazione poteva essere nulla se non condivisa in due . Un piccolo ma grande lavoro di squadra che ci ha sollecitato a non mollare nei momenti più duri e a prendere decisioni consultandoci a vicenda ( come la decisione di che strada imboccare in un momento di smarrimento di strada in mezzo a un bosco ) senza incombere in decisioni affrettate.
Appoggiamo le nostre bici al muretto che delimita la spaggia e da veri Biker indossiamo le maglie celebrative della nostra vittoria . Sono magliette di colore blu con la scritta fatta a pennarello : ” VIA FRANCIGENA 2016  PAVIA -MARINA DI MASSA 264 KM “
Soddisfatti ci facciamo scattare una foto .
Poi come dei bambini , ci spogliamo correndo verso il mare .
Per tutta questa impresa però cè da ringraziare le due vere protagoniste : Le nostre MTB . Senza di loro nulla di tutto questo sarebbe accaduto . Nessun sentiero , nessun fiume , nessuno stagno , nessun campo , nessun bosco , nessun mare sarebbe entrato fin dentro nelle nostre pupille . Nessun insetto , nessun animale , nessuna pianta e nessuna persona incontrata sarebbe entrata dentro nel nostro cuore .  Infine il grazie più grande va a lei : Madre natura .  Io e Tommaso dobbiamo ringraziarti per lo spettacolo che ci hai regalato durante il viaggio e per la fatica sui pedali che ci hai concesso per poter assistere al tuo meraviglioso vivere .
A presto Natura ..Noi non vediamo l’ora di riaffrontarti ,in una nuova avvincente avventura .
Alessandro Cusinato