Diario di Viaggio Perù – MACHU PICCHU

17 agosto –   L’ombelico del mondo
Passo la mattinata a recuperare il sonno e le energie consumate per la montagna arcobaleno. Esco per un ultimo giro a Cuzco. Mi rattrista molto lasciare questa cittadina. I giorni passati qui mi hanno reso una persona nuova, la sua energia mi ha riempito l’anima. I colori di questo popolo hanno dipinto i miei pensieri di sorrisi e positività.
Gli occhi grandi di quelle donne con i loro bimbi a mo di zaino sulle loro schiene non li potrò scordare. Cosi come i volti rugosi degli uomini scolpiti dall’aria di montagna. I loro sorrisi genuini come le viette strette fatte di antichi ciottoli che sembrano muoversi e camminare inseme a me. La città mi sembra viva e come se fosse una persona a cui confidare senza timore i propri pensieri e le emozioni.
L’ombelico del mondo è qui.
Si, ora ne sono sempre più certo…

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18 agosto
MACHU PICCHU
Saluto Cuzco salendo su un piccolo bus che in un paio d’ore attraversando paesini dispersi sulle Ande, mi condurrà a Ollantaytambo.
Qui salirò sul treno dei treni “l’Inca rail ” che mi porterà a sua volta a Aguas Caliente cittadina ai piedi di Machu Picchu.
Il viaggio in treno Inca rail è uno dei più spettacolari che abbia mai fatto. Il percorso che attraverso è meraviglioso. il treno costeggia il fiume Urubamba e tutta la valle sacra Inca, terminando il suo viaggio all’inizio della selva amazzonica nel mezzo di montagne altissime ricoperte di vegetazione. L’Inca rail è dotato di un tetto panoramico adatto per far ammirare ai turisti la bellezza della foresta selvaggia che si arrampica sulle Ande. Girando lo sguardo fuori dal finestrino si rimane colpiti dalle rapide veloci del fiume Urubamba contenenti rocce imponenti che con la loro grandezza deviano il corso dell’acqua. Uno spettacolo naturale a cui assisto compiendo un viaggio nel viaggio. Insomma per me è il viaggio in treno più bello di sempre.
Arrivato a destinazione mi metto a cercare come un disperato l’albergo che mi ospiterà la notte prima di salire a Machu Picchu. Con la mappa in mano mi perdo in una cittadina finta, costruita soltanto per ospitare i turisti che si recheranno al sito archeologico Machu Picchu. Insomma non mi piace proprio! tante bancarelle con souvenir, alberghi e ristoranti e niente di più! Cè troppo business qui fatto per sfruttare l’immagine di Machu Picchu. Non sò se gli antichi Inca apprezzeranno dalle loro tombe tutto questo.
Mentre penso di essermi perso tra le viette, incontro per un puro caso del destino tre ragazze spagnole provenienti dai paesi Baschi. Iniziamo a parlare e viene fuori che anch’esse si sono perse e alloggiano nello stesso mio albergo. Cosi iniziamo insieme a cercarlo. Sono le 21,00 ed entriamo nell’albergo. Nel frattempo inizia a piovere.  Ci diamo appuntamento l’indomani mattina per salire insieme a Machu Picchu. l’appuntamento è prestissimo alle 3,30 pronti per affrontare la fila di gente che prenderà il bus per salire sul sito archeologico piu importante del Sudamerica.
Intanto continua a piovere sempre più insistentemente, saluto le ragazze, salgo in stanza e esco a cenare. Mangio un piatto tipico di questa zona: las truchas ( trota) buonissima!
La pioggia però scende sempre più forte e sembra non voler cessare. Torno in albergo ma non  chiudo occhio. Sono troppo emozionato. Sono le 22,00 e tra poche ore vedrò e realizzerò il sogno della mia vita : il Machu Picchu!
Non penso alla pioggia perchè sono convinto che domani mattina cesserà. Insomma non è possibile ! è tutta la vita che aspetto questo giorno e non può di certo piovere! cavolo!
Suona la sveglia sono le 3,00 fuori è buio e diluvia. Sono troppo agitato ed entusiasta. E’ arrivato ” IL GIORNO DEI GIORNI !! ” Scendo a far colazione e incontro le tre ragazze Spagnole e insieme ci rechiamo alla fermata del bus. Diluvia e compriamo degli impermeabili. Verso le 5,30 saliamo sul bus e finalmente alle 6,00 arriviamo all’entrata di Machu Pichu!!
Non stò più nella pelle ..
Il mio cuore smette di battere anzi no batte ancora più forte..
Entro e la pioggia che cade sul mio impermeabile rimbalza sul mio viso confondendosi con le mie lacrime. Un brivido freddo mi attraversa dalla testa fino ai piedi ma fermandosi prima dalle parti del cuore. Mi sento sollevato da terra ma incollato al sentiero che gli Inca costruirono. Piango e rido. Non riesco a smettere di girarmi intorno come un bambino felice.

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Non ci credo non può essere vero è tutta la vita che aspettavo questo giorno!
Cerco di mantenere la calma e respirando lentamente ascolto la guida che in spagnolo racconta a me e alle mie amice basche la storia di questa meraviglia del mondo.
Camminando lungo il sito vedo finalmente tutto quello che avevo letto e visto nei libri e nei documentari, attraverso i terrazzamenti, le abitazioni di pietra, i canalini costruiti per irrigare e assetare la popolazione. E’ enorme! più di quanto lo si possa immaginare e poi è cosi in alto tra le nuvole come se fossimo sospesi nell’aria.
Proprio una grande nuvola bianca all’improvviso attraversa il sito. Una fitta nebbia ci soccombe e insieme ad essa continua la pioggia.
” Oh nooo..” penso io.. ” non si vede più nulla..il peggiore dei giorni per venire qui..” mi rattristo e la guida lo nota rassicurandomi che verso le 10,00 si schiarirà.
Sono un pò nervoso, vorrei tanto scattare delle foto ricordo da portare con me per tutta la vita ma se questo tempaccio non cambierà tutto sarà inutile.  Cosi cerco di calmarmi e sorrido, sò che più tardi si schiarirà. Sò che gli Inca mi faranno questo regalo, sò che madre tierra Pachamama mi osserva e vuole che io sia felice.. sò che il dio sole Inti oltrepasserà quella nube e farà cessare la pioggia.
Verso le 10,30 il miracolo! cessa a pioggia e il sole bacia il luogo per me più bello al mondo! l’energia che percepivo fin poco prima ora si miltiplica. Le tre ragazze spagnole notano la mia allegria dicendomi ” Ale tu sei troppo emozionato sei la felicità in persona ! fai parte di questo luogo e di questa terra…”
Rido e poi ripiango ancora. Tocco le rocce, bacio la terra, penso al Condor al puma e al serpente. Agli Inca e alla natura.
Saliamo più sù nel punto dove si scatta la cosidetta foto classica e la vista della cittadella è la più totale. Tutt’intorno le Ande composte dalle quattro montagne sacre Inca, la foresta e molto più giù il sacro fiume Urubamba.
burst
Una vista sensazionale sognata per tutta la mia vita e fotografata con tutta la mia mente.
Proseguo il percorso all’interno del sito percorrendo prima il cammino del Sol e poi il più insidioso sentiero che conduce fino al Ponte Inca. Percorro sentieri stretti mozzafiato a picco sulla fitta foresta amazzonica. Uno spettacolo unico al mondo il trekking più bello si sempre.
verso le 14,00 usciamo dal sito. Osservo assopito per l’ultima volta quello che era sempre stato “il mio sogno”. Era, perchè ora l’ho realizzato.. Lo guardo bene gli parlo piango ancora sorrido. Un energia innaturale sembra attraversarmi il corpo, mi sento un uomo nuovo fiero di me stesso e positivo. Esco salutandolo con un bacio sulle pietre. Cosi facendo dò un bacio alla Pachamama (madre terra). Saluto gli Inca. Grazie !
All’uscita passo per il timbro di Machu Picchu sul passaporto. Altra gioia! bacio anche il timbro!

Ora è tempo di tornare a Aguas Caliente e scendo a piedi tra i sentieri della montagna accompagnato dalle tre mie amiche. In paese ci fermiamo a bere una birra per festeggiare iln grande giorno passato e per salutarci dato che le nostre strade qui si dividono: di li a poco loro prenderanno un bus che li farà proseguire viaggiando in Bolivia mentre io dovrò tornare verso Cuzco per poi andare a Puno.
Ho passato momenti indimenticabili con loro e mi prometto che un giorno andrò a Bilbao a trovarle.
La sera in albergo ripenso ancora alla giornata appena vissuta. Non riesco a capacitarmi ancora di essere stato a Machu Picchu! spengo la luce e sorrido ancora. Chiudo gli occhi e sogno.
Oggi è stato il giorno più bello della mia vita.

Diario di viaggio Perù- MONTAGNA ARCOBALENO

16 AGOSTO
Montagna arcobaleno (Apu Winicunca)
la sveglia suona alle 2,30 di notte. Sono teso ed emozionato perchè quest’oggi affronterò un’avventura molto particolare. Non da tutti. Superare i 5000 metri d’altitudine camminando per ore con pochissimo ossigeno.
Ho visto molti filmati riguardanti questa escursione e sò che non è facile affrontarla, ma la voglia di esplorare e superare me stesso è troppa.
Alle 3,30 passa la guida peruviana a prendermi e dopo una camminata per le vie dormienti di Cuzco, alle 4,00 salgo sul bus che mi condurrà lassù a quota di partenza di 4500 metri.
il viaggio in bus dura circa tre ore e le passo tutte dormendo. Meglio cosi perchè almeno non assisto alle manovre da pazzo che compie l’autista del bus sui sentieri a picco delle Ande.

 

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Verso le 7,00 arriviamo a destinazione. Scendo dal bus e il paesaggio che mi accoglie è uno dei più suggestivi al mondo. Un’ampia vallata di rocce di color giallognolo e marrone contornate dalle cime più alte delle Ande Sudamericane.  Al campo base domina un grande cartello verde con incisa la scritta “Welcome to mountain colours Apu Winicunca”

Fà molto freddo e subito vengo colto da giramenti di testa e mancanza di respiro, del resto siamo a 4500 metri e me lo aspettavo.
Noto che la stessa situazione stà capitando un pò a tutti. Siamo circa una sessantina di escursionisti di tutte le nazionalità : italiani, peruviani, cileni, brasiliani, argentini, americani, australiani, francesi ecc.. e quasi tutti siamo storditi da quest’aria rarefatta!
Le guide peruviane ci raggruppano in cerchio e da veri leader ci incoraggiano urlandoci contro tutta la loro carica.
Ma mi sento davvero scarico e non acclimatato a questa quota di altura. In effetti sono a Cuzco da soli due giorni e salire qui sopra cosi presto forse è stata una cazzata! era meglio aspettare ancora un giorno almeno, in modo che il mio corpo meglio abituato all’altura ne soffrisse meno la mancanza d’ossigeno. Questo è quello che mi passa per la testa… Ammetto che un pò di ansia mi era salita ma il mio carattere deciso e determinato mi fa calmare. Respiro o almeno ci provo parlo con il mio zaino dicendogli andrà tutto bene!
Entriamo in un tendone del campo base e facciamo una ricca colazione a base di cioccolata, pane, e sopratutto mate de coca.
Il cammino che ci porterà fino a quota di 5200 metri ad ammirare la terra colorata durerà circa tre ore. Cosi Finita la colazione decido insieme ad altri escursionisti di affrontare la prima parte del cammino con l’aiuto di un cavallo. Qui conosco Julia, una splendida ragazza francese anche lei in viaggio da sola.
Insieme cavalcando due cavalli percorriamo il primo tratto di salita. Il colpo d’occhio è bellissimo.

 

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Non sembra di essere sulla terra ma su un altro pianeta. Alte cime Andine probabilmente di 6000 metri ci sovrastano e sulle loro cime si intravede il bianco della neve. Un paesaggio lunare, colorato di malinconici colori giallastri mischiato al verde del muschio, ci ipnotizza. Il profumo dell’aria limpida e incontaminata si inebria dell’intenso odore delle erbe di montagna.
Intorno a me alcuni uomini andini mi seguono con lo sguardo accompagnandomi in caso di bisogno fin sù in cima. Vestono con abiti pesanti, maglioni di alpaca colorati e parlano il Quecha. I più anziani sorridono mettendo in evidenza le rughe, disegnate sui loro volti come fossero montagne scavate nella loro valle di esperienza.
Sono molto poveri è vero.. ma dentro di loro sono molto più ricchi di noi. Vivono in questo paesaggio lunare lontano da tutto e tutti. Vivono in casette di pietra o in tendoni ma quando la mattina aprono gli occhi non vedono lo stress di un sole spento e frettoloso, ma l’azzurro del cielo macchiato dal bianco limpido delle nuvole lente.
il profumo dell’aria fredda mi accompagna e il cielo è più azzurro che mai.. A causa dell’aria pura con poco ossigeno i colori sembrano più intensi più vivi. Branchi di Alpaca pascolano indisturbati liberi di fianco a noi.

 

E’ meraviglioso!
Mi giro ad osservare Julia e noto che anche lei come me si stà emozionando..
L’ultima parte del percorso è da affrontare senza cavallo. Gli ultimi 400 metri sono faticosissimi l’ossigeno è sempre meno e la testa comincia a farmi male. Temo possa accusare il “soroche” ovvero il mal d’altura come lo chiamano qui. Questo può portare a giramenti e mal di testa, mal di stomaco, vomito e persino edema polmonare. Ma sono molto determinato e cerco di non pensare al peggio delle ipotesi.
Piano piano giungiamo a quota 5000 metri! Resto incantato da cotanta bellezza ..
In meno di un attimo il mal di testa sembra passarmi, l’ossigeno di colpo ritornare e la fatica scomparire.
Davanti a me le montagne sono colorate!!!

 

Rimango sorpreso e con la bocca spalancata assaporo tutto l’arcobaleno che ricopre come una coperta la superfice fredda delle montagne.
Si passa da strati di verde al rosso, dal grigio al giallo, dal viola fino al blu.. Qui la natura si è davvero superata dipingendo ad alta quota il suo capolavoro usando un pennello colorato sulla tela insidiosa delle Ande.
Io e Julia scattiamo numerose foto, sia con la macchina fotografica ma sopratutto con la mente.
Saranno scatti che le nostre emozioni non dimenticheranno mai. Il vento soffia sempre più forte e il mal di testa sembra aumentare, ma i nostri corpi ipnotizzati dai meravigliosi colori non ne vogliono sapere di tornare.
Ci addentriamo ancor di più nel cuore della montagna seguendo un difficile sentiero ma ogni passo fatto è equivalente a farne dieci e il fiatone derivato dall’aria rarefatta sta per sfinirci. E’ un ambiente troppo tosto e restarci per troppo tempo può portarci a stare male.
Decidiamo di tornare indietro verso il campo base. Ci aspettano almeno altre due ore e mezzo di cammino in discesa ma pur sempre senza ossigeno.

 

La discesa a quest’altura può sembrare più facile da affrontare ma invece cosi non è.
Il mal di testa inizia a farmi soffrire e anche Julia accusa il colpo. Mastichiamo caramelle alla coca e con il loro aiuto continuiamo la discesa. Intorno a noi branchi di alpaca ci osservano in silenzio. alcuni di loro alzano il collo e fissandoci sembrano dirci ” Non fermatevi manca poco ce l’avete quasi fatta! “. Sono stupendi ci fermiamo qualche istante ad ammirarli.
Due ore più tardi giungiamo stremati al campo base. Pranziamo.
Parlo con Julia ed emozionata mi sussurra che viaggiare da soli è la cosa più bella del mondo, l’arricchimento interiore migliore e che l’esperienza di oggi l’ha memorizzata per sempre nella sua mente e nel suo cuore.
La guardo e sorrido. Penso anche io la stessa cosa. Le dico che sono felice di averla conosciuta. Lei mi risponde ” Lo sono anche io” . Questa montagna e questa ragazza mi hanno donato un qualcosa di magico. La cosa bella è che telepaticamente comunicavo con Julia in ogni singolo istante anche senza volerlo. Questo succedeva grazie a questo luogo incantato e a questi sentieri colorati che ispiravano nelle nostri menti le stesse identiche emozioni.

Diario di viaggio Perù – CUZCO e VALLE SAGRADO

14 agosto
– Verso l’ombelico del mondo – Cuzco
Sto volando verso Cuzco! non ci credo ancora.. Sono troppo emozionato. Tra poco più di un’ora sarò nell’ombelico del mondo..
Così era chiamato dagli Inca. Cuzco in lingua quechua significa proprio “centro” “ombelico”. Già perchè era la capitale dell’impero Inca, nonchè il “centro del mondo”.
L’ho ammirata centinaia di volte sui libri, nei documentari e ogni volta provavo un senso di attrazzione energetica incredibile. Proprio come mi succede osservando le foto e i video di Machu Picchu.
Ma per provare questo tipo di sensazione bisogna conoscere la sua storia. Una leggenda attribuisce la sua fondazione ad un essere leggendario chiamato Manco Capac, insieme a sua sorella e consorte Mama Ocllo, divenuto poi primo imperatore.
La leggenda inoltre dice che questo luogo fu rivelato da Inti (il dio sole). La mappa di Cusco antica ha la forma di un puma ( animale sacro) con la piazza centrale occupata dal petto dell’animale. La testa del puma sarebbe ubicata nella collina dove sta la fortezza di Sacsayhuamàn. La città è situata al centro della cordigliera ad un altitudine di 3400 metri. Era chiamata “centro” “ombelico” perchè secondo la mitologia Inca in essa confluiva il mondo degli inferi ( Uku Pacha) con il mondo visibile (Kay Pacha) ed il mondo superiore (Hanan Pacha). Un luogo mistico, magico carico di energia.

 

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– Atterraggio a Cuzco –
Appena l’aereo apre gli sportelloni vengo colpito da un forte un giramento di testa. Sento troppo la differenza di altura e incomincia a mancarmi l’aria. Faccio fatica a respirare ma sò che è una cosa normale per chi arriva qui. Mantengo la calma e mastico delle foglie di coca contenute in un cesto all’ingresso del piccolo aereoporto.
In albergo mi preparano subito del mate de coca. Una tisana ma con foglie di coca. Serve a far acclimatare l’organismo con l’altura. è buona, calda e devo dire che il suo effetto lo fà. Per tutta la mattinata rimango disorientato fisicamente ma poi pian piano inizio a respirare meglio.
Masticare foglie di coca e bere il mate è una tecnica naturale antica usata dagli Inca ma ancor prima dagli Aymara per sopravvivere a questa quota all’aria rarefatta delle Ande.
Nel pomeriggio esco con il mio zaino in esplorazione per le viette strette di Cuzco e me ne innamoro profondamente. Stradine srette, cielo azzurro, montagne che la circondano, colori dell’arcobaleno indossati dagli abitanti, muri di pietra antica, profumi di festa e tanta musica Andina.
Mi vengono incontro donne colorate con stretti sulle spalle come fossero zaini i propri bimbi, che vogliono vendermi braccialetti dipinti di vita quotidiana andina.

 

Mi muovo per le vie disorientato, un pò perchè non ho ancora superato il mal d’altura e un pò per la mia curiosità. Sono fortemente emozionato. Una sensazione mai provata prima per nesuna città del mondo..
La sera poi Cuzco si veste dei colori delle stelle e di luci regalate dalla Pachamama. (la madre terra)
Le stelle illuminano le stradine di ciottoli della vecchia capitale dell’impero Inca ed attuale capitale della cultura delle americhe.
Qui percepisco, dentro di me, un’incredibile energia,  mai provata prima.. Un richiamo, una voce, una musica proveniente dall’interno dell’ombelico e diretta nel mio io più profondo..
Mi sembra di essere un tuttuno con la città stessa. Mi sembra di essere parte di lei e lei di me. Sorrido, e persino gli oggetti mi sembrano aver vita propria. I sentieri mi parlano indicandomi dove devo andare. Impossibile smarrirsi perchè mi sento stretto mano nella mano da lei e mai lasciato solo. Percepisco una forza incredibile per affrontare questo viaggio e non solo.
Ora capisco perchè per gli Inca Cuzco era il centro dell’universo. Quest’oggi ho captato un’energia positiva incredibile, forse inumana, sovrannaturale che mi stà caricando dentro..
Questa sensazione la sto provando io ora, come un tempo la provavano loro.

 

15 agosto
– Valle sagrado-
Sono pronto per la prima escursione nella valle sacra degli Inca. E’ la valle del fiume Urubamba che attraversa le Ande vicino a Cuzco. Di buona mattina alle 8,00 salgo sul bus che mi porterà come da prima tappa alla cittadina Inca di Pisac. Sul bus stringo amicizia con un ragazzo brasiliano di nome Adhemar. Arrivato a Pisac rimango stregato dalla bellezza del sito archeologico.

 

Davanti ai miei occhi increduli appaiono una una serie di terrazzamenti antichi tipici della cultura Inca che a semicerchio scendono lungo la montagna. Intorno la vegetazione e un sentiero che ripercorre i passi fatti dai cittadini Inca per giungere alle loro abitazioni ancora esistenti situate un pò più in cima.
Seguo il sentiero rimaendo più volte incantato nell’osservare i mitici terrazzamenti. E’ la prima volta che li vedo dal vivo senza il filtro di una pagina di carta di un libro o dello schermo di una televisione. I terrazzamenti erano stati progettatti intelligentemente dagli Inca per poter praticare l’agricoltura su queste alte montagne. Coltivavano mais, patate ecc.. la dove sembra davvero impossibile..
Meravigliato faccio il giro del percorso spingendomi sempre più in alto giungendo davanti a vecchie rovine di abitazioni Inca. Qui conosco un secondo amico brasiliano anch’esso da solo di nome Diego. Con Adhemar e Diego nascerà una forte amicizia.
Come seconda tappa mi attende la magica cittadella di Ollantaytambo. E’ posta a circa 75 chilometri nord-est da Cuzco. Questa fortezza Inca il cui nome significa locanda di Ollantay (il nome di un guerriero) Fu una delle città dove Inca e spagnoli si sono batutti quando Manco Inca cercava di raggruppare la resistenza Inca dopo la disfatta di Cuzco.
Qui delle ripide scale si inerpicano sui terrazzamenti fino ad arrivare al cuore del tempio di cui restano solo le rovine.
Percorrendo i 250 gradini si ha la sensazione di tornare nel passato respirando l’odore della cultura Incaica. Ai piedi di questa fortezza si sviluppa una cittadina, stazione di partenza del treno, che porta ad Aguas Calientes, ultimo avamposto prima di salire a Machu Picchu.