SMETTILA DI BRUCIARE… MIO CUORE ROSSO D’AUSTRALIA

Penso che da cosi lontano non si possa capire bene quello che stia succedendo laggiù…o forse si. Forse si riesce a capire ma credo che le migliaia di chilometri di distanza che ci separano dal gran continente oceanico, non ci facciano rendere realmente conto di ciò che stiamo perdendo. La forza della natura sta distruggendo quello che la sua bellezza ha precedentemente creato. Recentemente ho trascorso un mese in Australia con GiorgiaMarcoNicolas e l’ho fatto attraversando la sua parte più selvaggia. La sua parte più vera. Quella parte che se la vivi ti rimane dentro, ma dentro cosi tanto da farla diventare uno stato d’animo. La parte del bush immenso che non finisce mai, dei paesaggi che sembrano uguali ma che cambiano faccia e colore in un batter di miglia, del caldo insopportabile di giorno che diventa freddo la notte, dei grandi canguri, dei serpenti velenosi, degli ululati dei dingo, dei veloci emu e delle migliaia di specie di piante che solo li si possono trovare. E’ la sacra terra degli aborigeni. Pensare che quel paradiso incontaminato del nostro pianeta sia in fiamme e che mezzo miliardo di animali siano morti è qualcosa di tristemente inimmaginabile. Sapere che I pappagalli che in stormo mi svegliavano la mattina o i bengalini diamantini che a centinaia occupavano i cespugli del bush, facendo un casino assordante con il loro cinguettare, non abitino più quei luoghi mi fa star male. Sapere che Le migliaia di canguri che la notte saltellavano al di fuori della tenda facendo rimbombare i loro passi nella prateria come colpi di tamburo non si sentiranno più fa star male. Le piante che dal deserto dell’Outback fino alla foresta pluviale brulicavano di vita ora sono diventate cenere e con esse anche gli spiriti dei nativi australiani. Spiriti che sono sicuro proteggeranno il resto del territorio dal pericoloso uomo bianco, quello che con la sua industrializzazione sta sterminando tutto il pianeta. Quello che fa rabbia è che gli incendi sono dovuti all’inalzamento delle temperature causate dall’uomo e non da avvenimenti naturali. Gli aborigeni sapevano gestire gli incendi nel bush e lo facevano volontariamente attraverso incendi controllati bruciando sapientemente parte del terreno da rigenerare. Lo facevano attraverso una tradizione antichissima usata tutt’ora per ridare vita a un territorio che doveva rinascere dopo le grandi siccità. Questo incendio invece è catastrofico. Catastrofico come tutte le idee che occupano la mente dell’uomo Industrializzato, ipocrita, capitalista e senza scrupoli che sta distruggendo il nostro pianeta. Ripenso alle notti in tenda nel bush quando davanti a un fuoco alzando lo sguardo al cielo riuscivo a toccare le stelle con un dito sfiorando persino le Pleiadi. Spero che da quella costellazione scenda qualche spirito aborigeno per riportare la vita dove ora c’è solo morte e distruzione. Spero che l’anima dell’Australia ritorni a colorarsi di rosso, non quello degli incendi, ma di un rosso uguale a quello del colore della sua terra.
G day amata Australia! ♥️
Alessandro

Welcome to QUEENSLAND!

AUSTRALIA- Road Trip- From Uluru to Queensland – day 27- 31

Con gli occhi e con l’anima ancora incantati dall’emozione per aver visto e toccato il cuore rosso d’Australia ripartiamo per le vie infinite del deserto dell’Outback. Altri tre giorni di nulla assoluto ci aspettano, un nuovo viaggio massacrante ma indimenticabile ci attende per i prossimi 2500 chilometri in direzione nord verso il verde Queensland!  La prima tappa nel deserto sarà la città di Alice Springs. Ci eravamo già passati qualche giorno fa in direzione di viaggio opposta, quando da Darwin scendevamo a sud verso Uluru. Qui rifacciamo la spesa comprando scorte di cibo, di acqua e riempiendo taniche di benzina. Tutto deve essere perfetto per la traversata del deserto che ci terrà incollati cocenti sul volante per più di dieci ore al giorno, per tre diversi e lunghi giorni, contando anche le tre notti in tenda sotto un meraviglioso cielo stellato ma alla fredda temperatura  dell’escurione termica di quasi zero gradi.

Le ore passano tutte uguali: fuori dal finestrino l’asfalto rovente della strada perennemente dritta, a destra e sinistra il selvaggio bush e sopra di noi il cielo azzurro grande come un oceano. Nulla cambia per la nostra vista per due lunghi giorni. Ma la monotonia qui è qualcosa di davvero speciale, di sovrumano e di magico. Ti accompagna e non ti lascia mai riuscendo ad emozionarti come se ogni volta fosse la novità. Il silenzio assordante è rotto solo dall’autoradio della nostra jeep. La notte ci accampiamo con la tenda sul punto esatto dove passa il Tropico del Capricorno. Qui abbiamo passato una delle notti più fredde e dure di tutto l’intero viaggio!

Passata la sofferenza del freddo della notte,  i primi raggi di sole dell’alba ci riscaldano penetrando nel telo della nostra tenda. In un attimo dagli zero gradi della notte giungono i quaranta gradi del giorno! che vita tosta ragazzi! Una sana colazione e ripartiamo. Dopo 10460 chilometri esatti, sconfiniamo nel terzo stato australiano del nostro “road trip”! La strada cambia ancora. Immense praterie gialle fanno scomparire temporaneamente l’infinito bush. E’ cosi che mi da il benvenuto il Queensland!

Welcome to QUEENSLAND!
Welcome to Queensland!

Dopo centinaia di chilometri di deserto l’ambiente circostante incredibilmente cambia ancora. Inizia una prateria giallastra che si trasforma prima in colline verdi e poi diventa un infinita foresta tropicale. Un altro miracolo che solo questa terra può regalare! Facciamo rotta verso le Millaa Milla Falls. Camminando tra i sentieri rossi della foresta tropicale può capitare di perdersi tra l’ombra delle piante. Senti la voce dell’acqua che scorre. La segui e ti ritrovi laddove lei urla. Che meraviglia!

Il nostro viaggio prosegue verso la capitale del Queensland: la città di Cairns. L’umore di tutti per la prima volta scende. Siamo tutti un pò tristi perchè sarà l’ultima tappa del nostro Roadtrip iniziato trenta giorni fa da Perth… Il ritorno dall’estremo selvaggio del deserto fino alla “comfort zone” della città di Cairns per me e per i miei compagni di viaggio è molto scioccante… Mi sento spaesato tra le vie dello shopping e mal osservato dalla gente “civilizzata” che mi scruta con sguardi e pensieri strani. Beh, magari sarà solo la mia impressione… Ma del resto dopo un mese passato nei luoghi più selvaggi dell’Australia senza un letto con lenzuola pulite, con cibo razionato e quasi senza acqua (senza lavarsi per giorni)  penso sia normale. Ti abitui a vivere in modo diverso, quasi a “sopravvivere” senza fare sprechi. Ogni grammo di cibo che mangi, ogni vestito e straccio che indossi, e ogni goccia di acqua che bevi possono fare la differenza e sono la vita. Riesci a capire e gestire i tuoi limiti superandoli. Capisci davvero quando possono essere importanti le cose semplici come bere un bicchiere d’acqua. E quando ti  ritrovi qui, tra ristoranti con tavoli imbanditi di cibo, docce fresche in casa e tanto consumismo ti viene da pensare a quanto siamo fortunati  ma sopratutto a quanto soffre “l’altra gente”, quella che vive in povertà o nella cosiddetta “scomfort zone”.

Saluto l’oceano ringraziandolo per tutto quello che mi ha regalato. E’ grazie a lui se in questo grande stato enorme come un continente, esistono diversi microclimi con spiagge paradisiache,  foreste tropicali e il deserto. Ho avuto la fortuna di aver vagabondato per giorni in una delle zone più selvaggie al mondo e ne sono fiero. Ancora più fiero perchè insieme a me ha viaggiato mia sorella Giorgia. Che esperienza unica sorellina! e poi Marco il suo ragazzo, davvero una grande persona con un grande cuore e di grande esperienza di viaggio. E lo stesso vale per Nicolas. Un altro pazzo che come noi ha sfidato la natura estrema di questa meravigliosa terra. Senza dimenticare Choco! il più grande cane viaggiatore che abbia mai conosciuto!

Un ultimo pianto in aereoporto. Un abbraccio ai miei compagni e all’anima aborigena che illumina questa terra. Non ti scorderò mai… Arrivederci  mia Australia!

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La strada infinita

CONCLUDO LA MIA ESPERIENZA IN AUSTRALIA CON QUESTO PENSIERO….

Una strada infinita partita da Perth conclusa a Cairns dopo 11460 chilometri percorsi “on the road”. Abbiamo attraversato tre stati: Il Western Australia, il Northen Territory e il Queensland. Siamo passati per paesi, citta, praterie, savane di bush, spiagge, montagne, billabong con coccodrilli e dal mitico deserto dell’Outback. Mi porto dentro le giornate calde da star male, le mangiate con scatolette di tonno, la scorta d’acqua e di benzina perché per centinaia di chilometri non vi era un bel nulla. Non un cesso per pisciare, una doccia per lavarsi, un bar o un benzinaio. Ma solo sabbia rossa, cespugli e canguri che ti attraversavano la strada. E c’erano le notti fredde a causa dell’escursione termica. Trenta notti in tenda accampati dove capitava, accompagnati da tramonti colorati mozzafiato, da stelle che si potevano toccare e da animali selvaggi che si avvicinavano alla tenda per darci la buonanotte. Poi i miei compagni di viaggio: Nicolas che ho conosciuto qui, Marco il ragazzo di mia sorella e appunto mia sorella Giorgia. Di lei sono super fiero. Una ragazza che ha attraversato l’Outback, che ha passato giornate senza bagni e senza docce e che non aveva paura di niente nemmeno dei ragni o serpenti, qui pericolosi e velenosi. Sei in gamba sorellina! E poi c’era Choco, il cane viaggiatore. Un cucciolo di tre mesi che si è girato già mezza Australia! Non male come curriculum, puppy! Ma di questa terra non potrò scordarmi mai lo stato d’animo provato nell’Outback. Un’ esperienza cosi intima con la natura australiana da far arrossire la terra dal tanto tempo che la si guarda e far illuminare al buio gli occhi di notte, quando si ammira a testa in su la via lattea allungando la mano per afferlarla o cercando di prendere la luna piena che scappa, accendendo la luce sul bush infinito. Il grande silenzio che si sente per migliaia di chilometri ti riempie l’anima di pensieri, tenendoteli dentro sempre, per tutto il roadtrip, e per tutta la vita…

Alessandro Cusinato

AUSTRALIA -Roadtrip -Uluru- day 22 – 27

E ora si scende dritti nel cuore rosso dell’Australia… Uluru. Ci aspettano duemila chilometri di nulla assoluto. Quattro giorni di avventura,sofferenza e gioia infinita nel bel mezzo del deserto dell’Outback. Una tappa “on the road” tra le più toste al mondo verso la terra sacra aborigena. Facciamo scorte di cibo, taniche di benzina e di acqua. Per giorni non incontreremo anima viva. Saremo solo noi quattro con il nostro Choco le nostre jeep e la nostra tenda, accompagnati dal caldo soffocante del giorno e dal freddo dell’escursione termica della notte.

Il nostro primo obbiettivo sarà l’arrivo nella città di Alice Springs distante 1500 chilometri. Imbocchiamo la mitica Stuart Highway. un’ infinita strada che coi suoi rettilinei infiniti ti ipnotizza fino alla monotomia. Ci si può sdrairare a terra lungo la linea tratteggiata della strada per ore senza che nessuna macchina o nessun Road Train ci passi. Ogni tanto è facile vederci atterare i velivoli dei Royal Flying Doctors, l’organizzazione aereo medica che porta soccorso nelle zone più remote del mondo compreso l’Outback. Passano i primi due giorni di viaggio rigorosamente tutti uguali. Il bush, la sabbia rossa, la stessa strada, lo stesso caldo ma lo stesso entusiasmo. Dopo mille chilometri incontriamo il primo segno di civiltà: un Roadhouse! uno di quelli mitici dove bisogna fermarsi per forza. Un pò per stanchezza e un pò per darsi una sciacquata e parlare con qualche viaggiatore pazzo come noi.

La notte ci accampiamo nel deserto in un luogo talmente disperso da far imbarazzare anche le stelle che dall’alto ci guardano dall’infinità dell’universo. Lo spettacolo che ci regalano è una delle cose più belle che abbia mai visto nella mia vita. La via Lattea e i pianeti illuminano la mia notte. Resto per più di un’ora immobile a guardare il cielo. Un’energia inspiegabile mi attrae a loro. Qui tutto è più limpido nonostante sia notte. Si sentono versi di animali rieccheggiare nell’aria pura e riesco a vedere cosi in profondità l’universo tanto quanto riesco a guardarmi dentro nei miei angoli più bui interiori. Mi sento parte di un’energia cosmica che mi rende uguale alle stelle, alla luna e alla terra rossa che ricopre le mie scarpe e il mio viso, sporco dall’arida giornata di questo viaggio. Dopo tre giorni oltrepassiamo il Tropico del Capricorno e finalmente giungiamo ad Alice Springs la capitale del deserto Australiano.

Qui ci fermiamo per rifare scorta di acqua. Ma ripartiamo subito perchè a soli 450 chilometri ci attende la meraviglia più bella dell’intero viaggio e la “più sacra” per gli aborigeni.  Ed eccola là… lungo la strada, dopo 9000 chilometri di viaggio appare la sua sagoma rossa. Avrò visto mille foto di Uluru, ma nulla poteva prepararmi alla sua imponenza e spiritualità. Da lontano si percepisce davvero di sentire battere il cuore rosso d’Australia, e da vicino il senso di pace che lo avvolge trasmette tutta l’energia di madre terra. Il tramonto che scende sul cuore rosso mi regala una luna piena gialla come un sole. Lei che al contrario sale, prima appoggiandosi premurosa sulla grande roccia e poi, una volta giunta in alto, osserva tutto e tutti illuminando la via notturna di ogni aborigeno che vuole giungere fino a qui…

Ed ora vi voglio raccontare una storia bellissima accaduta a qualche centinaio di chilometri da Uluru…  il mio incontro con Herb, il suo cane Snotty e la sua amata bicicletta… una storia magica che porterò dentro di me per sempre. Una storia che solo in certi viaggi si può vivere…  ECCO VE LA RACCONTO:

ROADTRIP day 27- La sera ho conosciuto un signore di 75 anni di nome Herb. Un biker, uno da rispettare e stimare. Ci ha accolto subito salutandoci appena entrati nell’area di sosta per montare la tenda. Un gentiluomo uno degli ultimi rimasti. Mi stringe forte la mano, dopo avergli mostrato il tattoo della mia mountain bike che ho disegnato sul mio avambraccio, e dopo avergli detto che anche io sono un biker viaggiatore come lui. Mi invita a vedere la sua bici. Moriva dalla voglia di mostrarmela. Ne era orgoglioso. Lo avevo capito subito che era tutta la sua vita. Stava si viaggiando in solitaria, ma con la compagnia del suo cane Snotty di 10 anni che stava riposando nella loro tenda. Un brivido emozionante mi pervase.. “Che coppia..” pensai nella mia mente. Lui intanto mi raccontava i dettagli il viaggio che stava compiendo. Era partito da Perth per girare tutta l’Australia e ritornare nel giro di un anno ancora a Perth.. un viaggione … A quel punto esclamai: ” Wow”. Ero rimasto senza parole davanti a un signore così arzillo ma pieno di vita e di progetti… Lo ammiravo mentre mi raccontava del suo grande viaggio. Era entusiasta, fiero e aveva voglia di parlarne con qualcuno, magari uno come lui, con i suoi stessi interessi. Le sue parole mi entrarono dentro. Ero estasiato. Gli chiesi se potevo fare una foto con lui e la sua amata bici e subito mi abbracciò quasi come fossi un figlio. ” Yes it’s a pleasure” Mi rispose. Mia sorella scattò la foto. Ci tenevo molto che uscisse bene anche se venne un po’ buia a causa del tramonto ormai inoltrato. Ma la cosa che mi lasció ancor più a bocca aperta fu la vista di un deplian sulla bici con scritto -Herb e Sonny blog-. Esclamai: “Non ci credo questo signore di 75 anni possiede un blog! Ed è anche scrittore”. Gli chiesi se era lui che scriveva gli articoli del suo blog. Mi disse subito: “Si! Seguimi se ti va!” In inglese naturalmente.
Senza pensarci ed emozionatissimo risposi:” “Certo ne sarei onorato”.

Una persona incredibile e mentre ci parlavo pensavo che sarei potuto essere io alla sua età … A 75 anni fare un viaggo in solitaria in bici e in tenda immerso nella natura con tutta quella grinta e passione… e perchè no con la compagnia di un cane. “La cosa più bella del mondo!” Pensai.. Lo salutai augurandogli buon viaggio. Sapevo a quanto ci teneva, perché lui è proprio come me, o meglio io sono come lui..
In un attimo gli ero entrato nella mente capendo quanto lui amava viaggiare, vagabondare nella natura, non stare mai fermo e soprattutto conoscere se stesso ogni giorno che passa, superando i propri limiti conoscendo posti nuovi.
Buonanotte caro Herb!

La mattina dopo lo vidi dal finestrino della mia auto, lontano una trentina di chilometri più in là dal posto in cui lo avevo incontrato. Lui pedalava sulla strada nel caldo del deserto dell’Outback. Pedalava fiero e anche se non riuscivo a vedere il suo viso a causa del caschetto che portava e dall’alta velocità della mia auto, capiii che stava sorridendo e cantando come un bimbo felice mentre si gustava la bellezza del paesaggio. Gli suonai il clacson e lui mi salutó. Era bellissimo con la sua andatura lenta e coraggiosa di uno che ha vissuto la vita ma ne voleva vivere ancora. Avrei voluto fermarmi per parlare ancora un po’ con lui o magari prendere la mia bici e continuare il viaggio insieme. Un sogno.
Ma non si può e va bene così. Ma Sono felice perché ora posso seguire la sua avventura. Non sa quanta energia sia riuscito a trasmettermi e ringrazio il fato per aver fatto incrociare i nostri spiriti liberi, in una serata dal tramonto mozzafiato nell’Outback australiano…

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Buona vita Herb,

Grazie mia magica Australia!…

 

 

 

kakadu National Park

AUSTRALIA- Road trip- Kakadu National Park- day 20- 22

Lasciamo Darwin per spostarci in uno dei luoghi più selvaggi del Northen Territory australiano nonché patrimonio dell’Unescu: Il Kakadu National Park.

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Ci attendono paludi, fiumi e scarpate di roccie arenarie. Coccodrilli, dingo, pipistrelli, tartarughe e centinaia di specie di uccelli vivono in un habitat composto da più di duemila tipi di piante. E’ una delle mete più ambite del nostro road trip e non vediamo l’ora di arrivarci! Dopo il solito lungo viaggio in jeep nell’Outback, stavolta lungo “solo” 250 chilometri, giungiamo ai confini del parco nazionale. Qui dobbiamo salutare Choko e affidarlo per qualche giorno a un dog sitter. Per lui come per tutti i cani ne è vietato l’ingresso e con una grande carezza lo salutiamo. Torneremo a prenderlo una volta finito il tour del Kakadu, più o meno tra tre giorni.

Dopo un facile ma affascinante trekking tra bush, boschi e alte rocce giungiamo in un luogo magico.  Visitiamo delle antichissime incisioni rupestri aborigene di epoca preistorica. I muri rocciosi del sito di Ubirr mi lasciano con la bocca spalancata dall’emozione. Antichissimi disegni risalenti a 20.000 anni fa, ricoprono ogni angolo di roccia. Molti aborigeni di oggi credono che queste pitture rupestri siano state realizzate dagli spiriti Mimi, per illustrare agli uomini le leggende della creazione e lo sviluppo della legge aborigena.


La sera ci accampiamo insieme ad altri viaggiatori vicino alla riva di un fiume molto inquietante perchè abitato da coccodrilli. Il consiglio di una guardia forestale è quello di dormire in una tenda sospesa da terra in modo da non essere “visitati” nella notte dai feroci rettili che potrebbero allontanarsi dal fiume per cacciare. Ma non disponiamo di quel tipo di tenda e la guardia ci tranquillizza suggerendoci di accamparci qualche decina di metri più in là, distanti dalla riva del fiume e più addentrati nella foresta. Montiamo la tenda accendiamo un fuoco e ci godiamo il silenzio delle prime luci della notte. Ma il momento più meraviglioso giunge una volta il spento il fuoco… Per fortuna la notte non è fredda come le precedenti nel deserto e decidiamo di dormire senza il telo protettivo. E’ bellissimo! Sdraiato nel sacco a pelo guardando in alto posso vedere le stelle, la via lattea e le costellazioni sparse nell’universo. Mi addormento cullato da un’atmosfera suggestiva che alleggerisce i miei pensieri. Ma in piena notte mi risveglio, disturbato da un concerto di suoni mai sentito. Forti versi somiglianti a gatti arrabbiati fuoriescono dalle bocche di grossi pipistrelli. Forti ululati di dingo riecheggiano nella jungla australiana. Migliaia di insetti cantano e uccelli notturni gridano come fossero in una piazza affollata nel pieno giorno. Sento dei passi a pochi metri dalla tenda ma il buio è talmente fitto che non riesco a vedere nulla. Riesco a sentire anche il respiro dell’animale! ma niente il buio ostacola la mia vista. Poco più in là assisto ad un inseguimento in piena regola tra un predatore ed una preda… o più prede e più predatori… chissà! Purtoppo non riesco a vedere nulla ma solo a percepire ed immaginare quello che sta succedendo a pochi metri da me. Sono talmente eccitato che non riesco più a chiudere occhio. Passo la notte in bianco sperando di vedere qualcosa, una sagoma o una presenza. Ma non riesco a vedere nulla… ma sono al settimo cielo! Marco, Giorgia e Nicolas dormono come ricci e non sanno la meraviglia che si stanno perdendo. Resto sdraiato a pancia in giù e sorridendo mi guardo intorno felice. Penso: Passano le ore e sono felice. Non voglio riaddormentarmi perché so che ad uno spettacolo del genere non assisterò mai più. La natura della jungla australiana mi sta regalando una notte indimenticabile. Giunge l’alba con i suoi primi raggi di sole e i primi cinguettii dei pappagalli. Svaniscono gli ululati e i versi tenebrosi dei pipistrelli. Spariscono i rumori degli inseguimenti tra prede e predatori ma resta dentro di me l’emozione di una notte magica passata a sognare ad occhi aperti la vita notturna della foresta del selvaggio Kakadu. La ricorderò come una delle notti più belle di tutta la mia vita.

Navigando tra i Billabong
Navigando tra i Billabong

La mattina dopo aver smontato la tenda ci incamminiamo verso il fiume e le sue paludi. Nella jungla di palme e bush, sorgono billabong di acqua torbida. Paludi inquietanti che solo a guardarle mettono soggezione. Dopo una notte meravigliosamente insonne tra versi selvaggi e stelle, il sole riflette i suoi raggi sull’acqua, mostrando la sagoma scura di chi inquieta e riempe di fascino il nord australiano. Sopra una barca navighiamo per le paludi ammirando incantati e rispettosi il vero re di queste terre. Sua maestà il coccodrillo.

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Ne vediamo a dozzine galleggiare e altrettanti riposare sornioni sulla riva del fiume tra i canneti. Intorno a loro centinaia di splendidi esemplari di uccelli marini che leggiadri si muovono tra le ninfee. La sera torniamo a prendere Choko il nostro cane viaggiatore. L’abbraccio con Giorgia e Marco è commovente! Salutiamo il Kakadu ringraziandolo per l’incontro con le tribù aborigene primitive, con sua maestà il coccodrillo ma sopratutto per la notte indimenticabile che mi ha fatto passare tra la sua natura più selvaggia. Kakadu Non ti dimenticherò mai.

Alessandro Cusinato

AUSTRALIA- Roadtrip- Broome and Darwin- day 14-19

Proseguiamo il nostro viaggio salendo sempre più a nord seguendo la Highway 1 in direzione Broome. Sterminati chilometri di deserto ci accompagnano.  Dopo tre giorni di viaggio senza acqua e servizi igenici finalmente troviamo un camping e qundi una doccia. Wow! Per me, Giorgia, Marco e Nicolas è quasi un sogno. Finalmente ci laviamo con acqua e sapone! Qui conosco una famiglia che sta girando in bici l’Australia. Rimango molto affascinato dalla loro impresa.

Ripartiamo e finalmente entriamo nel Kimberly! Da qui in poi saremo nel regno dei coccodrilli marini chiamati Salty… ogni specchio d’acqua d’ora in poi può risultare pericoloso, per cui occhi aperti! Il paesaggio cambia ancora. Appaiono i primi Baobab. Bellissimi e impetuosi che allargano le loro “braccia” sulla pianura desertica australiana. Il rosso sparisce e appare un leggero giallo. E’ il colore della terra arida e delle piante assetate e rinsecchite di questo luogo magico della nostra terra.

Baobab
Baobab

Il viaggio è lungo e il caldo è tanto ma ormai ne siamo abituati. Ci fermiamo a dormire in un’area di sosta per campeggiatori dove un cartello con una scritta rossa cattura la nostra attenzione: ” DANGER! WILD DOG POISON BAITS: ARE LAID ON PASTORAL STATIONS ACROSS THE KIMBERLY- SECURE LIVESTOCK E DOMESTIC ANIMALS”.  Insomma ci avvisano che ci sono esche avvelenate per i dingo (cani selvatici). Il nostro pensiero va immediatamente al nostro Choko. Bisogna stare attenti che il nostro compagno di viaggio non ingoi nessuna di quelle esche. L’indomani arriviamo a Broome  ma solo dopo essere stati fermati da un posto di blocco della polizia australiana. Tutto bene e ripartiamo. La mattina visitiamo un luogo che affaccia su una spiaggia incredibile: Il Minyrr Park. Per gli Yamura, i primi nativi del Western Australia, questa spiaggia che appare come un canyon di scogli rossi sull’oceano, è terra sacra. Resto meravigliato dai colori di questo luogo per me unico al mondo. Il contrasto tra il blu del cielo, l’azzurro dell’oceano e il rosso degli scogli colora e rallegra l’anima sprigionando una coltre percepibile di energia. Probabilmente gli Yamura la sapevano davvero lunga…

La sera ci rechiamo nella spiaggia di Cable Beach. Un luogo importante perchè qui migliaia di uccelli migratori si fermano durante lo spostamento tra il continente australiano e quello asiatico. Ma noi non siamo qui per assistere a questo fenomeno della natura ( peccato!) ma per un altro valido motivo. Assisteremo a uno dei tramonti più belli al mondo… almeno cosi ci dicono… In totale relax mi sdraio sulla sabbia e mentre ammazzo il tempo  leggendo un libro attendo che il sole si addormenti dentro l’oceano. Verso le 18,00 inizia lo spettacolo… Il sole assume il colore rosso della terra e lentamente si tuffa in mare colorando il cielo di un blu spaziale. Tutt’intorno un alone più chiaro riflette sulla superficie dell’acqua creando uno specchio di luci rossicce che si asciuga sulla sabbia della spiaggia.

Lasciamo Broome con gli occhi ancora intrisi dal meraviglioso tramonto e ci rimettiamo in viaggio sulle nostre jeep in direzione Darwin. Sarà una tappa dura perchè lunga 1870 chilometri da trascorrere interamente nel deserto dell’Outback. Facciamo scorte d’acqua e di cibo e ci prepariamo a vivere un altro viaggio nel viaggio. Che emozione! vagheremo per tre giorni pieni nel deserto per poi ritornare alla civiltà, conosciuta con il nome di “Darwin”. Dopo tanto deserto, lungo la strada incontriamo le prime paludi d’acqua dolce abitate dai coccodrilli. La sera ci accampiamo lungo la strada in mezzo alla natura più selvaggia. Decine di specie di uccelli cantano nel bush, mentre un tramonto magico scende illuminando la sagoma impetuosa di un Baobab che da buon padre protegge la terra rossa dell’Outback. Ci addormentiamo in tenda davanti a un fuoco. Buonanotte cara Australia…

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Dopo quasi 5000 chilometri “on the road” usciamo dal Western ed entriamo nel Northen Territory. Mi porto dietro emozioni sporche di terra rossa del deserto, canyon, spiagge incontaminate e nottate in tenda sotto un cielo stellato come non avevo mai visto prima. E ora avanti! la strada procede verso l’ancor più selvaggio nord australiano… Ancora un giorno di viaggio e finalmente arriviamo a Darwin! la città australiana per eccellenza con i suoi fiumi e il mare pieno di “Croks” (coccodrilli) e casette di legno abitate da aborigeni.  ( Cosi la immaginavo) Ma anzichè case di legno noto con mio grande dispiacere che il cemento ne fa da padrona con i suoi palazzi degni di una piccola metropoli. Già, questo perchè la città è stata ricostruita dopo l’uragano che l’aveva distrutta. Di aborigeni poi ne è piena, peccato che siano in gran parte ubriachi… insomma nessuna tribù nomade che segue di notte la luna e le stelle ma tanti aborigeni civilizzati nullafacenti che vagano per la strada. La storia ci ricorda che Darwin è stata una delle poche città bombardate dai giapponesi durante la seconda guerra mondiale.

Passeggiando sul lungo oceano decine di cartelli avvisano di non fare il bagno a causa della presenza di coccodrilli marini. Questo rende Darwin molto affascinante. Cmq noi un sassolino dalla scarpa ce lo vogliamo togliere e spostandoci una decina di chilometri più in là dal tratto di spiaggia segnalato come pericoloso perchè abitato dai coccodrilli, decidiamo di entrare a piedi nudi nell’acqua dell’oceano stando comunque sempre attenti ai Croks… Questo ci dona parecchia adrenalina tanto che ci immergiamo nell’acqua bassissima ( 30 cm)  per qualche minuto sfidando gli stessi Croks!

In spiaggia coi coccodrilli !?!?!
In spiaggia coi coccodrilli !

Beh se ora sono qui a raccontarlo vuol dire che nessun coccodrillo ci ha visti e mangiato! per cui tutto bene!

Al prossimo racconto di tappa di questa meravigliosa terra australiana.

Alessandro Cusinato

AUSTRALIA- Roadtrip day 10- 14 Karijini National Park

Di buon mattino ci svegliamo e smontiamo velocemente la tenda. Salutiamo il Cape Range National Park per addentrarci nel deserto dell’Outback. La tappa è abbastanza lunga circa 680 chilometri da percorrere interamente con un clima arido e difficile. Partiamo!

Road Map
Road Map

Addentrarsi nell’Outback è qualcosa di emozionante. La strada si surriscalda, percepisco calore interiore. Sarà perché sto entrando nella casa degli aborigeni… il caldo è più assordante come il silenzio che lo riscalda. Il gusto è assetato di curiosità, il profumo ha un aroma più selvatico che mai e il tatto mi fa capire che sto afferrando la sabbia di un luogo magico. La vista è ipnotizzata dall’infinita strada rossa. Non ci credo ancora sono nell’Outback!

outback
Deserto dell’Outback

Proseguendo lungo la strada cartelli con scritto “ floodway” spiegano che durante la stagione delle piogge vi è possibiità di allagamenti. Anzi di sicuro ci sarà un allagamento e l’acqua potrá salire fino ad un all’altezza di due metri! Strano pensare che possa accadere tutto ciò in questa terra arida e desertica… ma il fascino di questo deserto è anche questo. Più avanti un altro cartello ci segnala che, in caso di urgenza, la strada si potrebbe trasformare in una pista d’atterraggio per aerei! Incredibile passare con la nostra jeep sopra una pista d’atterraggio! Molti falchi ci accompagnano volando sopra le nostre jeep sperando che qualche auto investa un canguro o un emu in modo da potersi cibare di un facile cadavere.  Trecento chilometri dopo, ci fermiamo per passare la notte in un’area di sosta dispersa nel deserto. Intorno a noi la terra al tramonto si colora di un rosso paprika… Decine di pappagalli sembrano attendere il nostro arrivo. Resto estasiato dalle tante varietà di volatili che abitano questa zona del deserto. Dalle piccole quaglie con in testa una piuma colorata che nascoste tra i cespugli del bush beccano la terra in cerca di cibo, ai piccoli uccelini esotici che in volo cinguettano strani canti. Si avvicinano a noi e non sembrano aver paura dell’uomo. Che bello essere a contatto con animali selvatici, e qui in Australia è normalità…

TOM PRICE

Giungiamo in una città che sorge nel bel mezzo del deserto. Con le sue case e la sua gente rompe il silenzio rumoroso dell’Outback. È una cittadina nata negli anni settanta e deve il suo nome a Thomas Moore Price, il vicepresidente della compagnia mineraria statunitense Kaiser Steel.

 

 

 

 

Insomma una città di minatori che hanno fondato una bellissima comunità composta da loro e da aborigeni civilizzati. Ahimè però qui gli aborigeni sono ancora molto “selvaggi”… infatti è molto facile incontrarli in atteggiamenti non molto sobri. Ma la cosa più spettacolare qui è la vista delle ruspe giganti! Enormi ruspe alte fino a dieci metri e lunghe altrettanto che dominano le strade e le miniere di carbone.

 

KARIJINI NATIONAL PARK

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Lungo la strada si ammirano spettacolari termitai giganti. Il paesaggio è sempre più arido e secco e il caldo sempre più insopportabile. Sul sentiero per il Karijini mucche selvatiche ci attraversano di continuo la strada e bisogna tenere sempre gli occhi aperti per non impattare contro il loro muro. Il paesaggio cambia ancora utilizzando i più bei effetti che madre natura porta in dote. Sagome di colline rosse ricoperte da cactus appaiono su tutti i fronti. Uno spettacolo fantastico. Il rosso e il verde ora oltre a dominare il basso delle praterie, domina anche l’alto tra i colli e il cielo. Qui i canyon costituiscono gran parte del territorio e co le nostre jeep saliamo sempre più in alto seguendo il sentiero. Giungiamo al primo lookout. Il panorama che si presenta è da far perdere il fiato! Ma non ci basta guardarlo… siamo venuti fin qui per addentrarci nelle sue insenature più affascinanti. Iniziamo la discesa a picco verso l’acqua verde del torrente che ci attende in fondo alla gola.

 

 

 

 

Il rosso della formazione rocciosa ci accompagna lungo un percorso ripido che si conclude con una fredda cascata d’acqua verdissima. Non credo ai miei occhi! Che meraviglia! Camminiamo lungo i sentieri selvaggi del canyon visitando altre cascate. Noto che da qualche cascata scende poca acqua, a causa della secca stagione invernale australiana. La massima portata d’acqua la si vedrà cadere durante le due settimane della stagione delle piogge.

 

 

 

 

Salutiamo le gole più profonde e proseguiamo a bordo delle nostre jeep cavalcando una strada sterrata di terra rossa come il fuoco. Dietro di noi il polverone rosso sollevato dal passaggio delle jeep invade il fittissimo bush accecando qualche animale nascosto. Un grosso canguro rosso ci attraversa la strada! Bellissimo! Proseguiamo gustandoci la vera Australia selvaggia in questo tratto che ricorda molto l’Africa nera… Un centinaio di chilometri dopo ci fermiamo in un visitor center gestito da aborigeni civilizzati. All’interno un piccolo museo ci mostra foto di una vera tribù aborigena che vive nella zona del Karinjini allo stato selvaggio e intoccata da secoli.. Wow! Mi piacerebbe da matti incontrarli… Nell’attesa chiudo gli occhi respirando profondamente il profumo del deserto. Lì riapro sorridendo ancora incredulo di essere qui, in un luogo magico dove fin dall’antichitá sono vissute tribù nate nell’era del sogno e che oggi con i loro canti ci tramandano i veri valori della natura e della vita.

Alessandro Cusinato

 

AUSTRALIA -Roadtrip day 7-10 Exmouth and Cape Range national park

Percorriamo la Indian Ocean Road in direzione nord. Ci fermiamo a fare rifornimento di carburante e un po’ di spesa a Carnarbon, ci manca la frutta e la verdura. La tappa di oggi sarà lunga circa trecento chilometri e ci porterà fino alle spiaggie incontaminate di Coral Bay e Shark Bay.

Road Map
Road Map

La strada è la solita meraviglia: terriccio rosso mescolato all’immenso verde del bush che mi rapisce ipnotizzandomi quando guardo fuori dal finestrino. Percorsi i primi cento chilometri la strada si fa più arida e il caldo molto più intenso…qui la strada sembra essere ancor più infinita… Forse è l’effetto del gran caldo che agisce sulla mia vista creando una sorta di miraggio ma la realtà mi mostra un aumentare della grande distesa desertica di questa savana australiana. E’ una sensazione unica che si percepisce ammirando e attraversando questa incredibile natura. Ma proprio quando la fase di ipnosi del bush sembra completato ecco apparire il cartello ” TROPIC OF CAPRICORN”.

 

<<Wow!>> Siamo arrivati nel punto dove il sole culmina allo Zenit un giorno all’anno (nel soltsizo di dicembre). Un punto mitico dove fare la foto di rito è un obbligo! Ripartiamo e lungo la strada ammiriamo spettacolari termitai giganti. Opere architettoniche di fango create da laboriose termiti in decine di anni, che al loro interno, vivono al riparo dalle altissime temperature dell’Outback.

 

Poco prima di giungere a Exmouth ci fermiamo a Coral Bay, una delle barriere coralline più incontaminate del mondo.  A Exmouth ci fermiamo per tre giorni. Cè il Cape Range national park da visitare con le sue spiagge e il suo entroterra selvaggio. Il primo giorno ci rechiamo sulla spiaggia di Sandy Bay.  Sandy, la sabbia che abita questa immensa spiaggia oceanica, si lascia calpestare dai miei passi. Piccoli granchi cascano nelle mie impronte tentando di tuffarsi nell’acqua. Uccelli grigi migratori dal becco arancione gli danno la caccia la dove l’acqua accarezza la spiaggia. La prateria australiana di Sandy ospita tanta vita selvaggia, richiamata dal suo caro vicino bush e dal suo grande amico Oceano Indiano.

 

Il giorno seguente mia sorella, Marco e Nicolas vanno in escursione oltre la barriera corallina nella spiaggia di Ningaloo per nuotare insieme allo squalo balena.

 

Io purtroppo non posso andarci a causa di un infiammazione al ginocchio che non mi consente di nuotare. Così decido di passare una giornata in solitaria guidando la mia jeep per una ottantina di chilometri all’interno del Cape Range. Giungo in un luogo magico chiamato “Mandu Mandu Gorge”. Qui le pareti rosse di un canyon proteggono il letto di un fiume ora prosciugato. Dico ora perché il suo letto si riempie solo durante la stagione delle piogge. Con il mio zaino sulle spalle mi addentro seguendo un sentiero di sassi che si dirama tra la terra rossa e i residui di roccia bianca del fiume asciutto. Il caldo mi batte forte sulle tempie e sopra di me un cielo azzurro mi purifica la vista cercando di avvistare qualche piccolo wallaby nascosto tra le rocce.

 

Cammino e mentre guardo in alto devo tenere sempre l’attenzione giù in basso sotto le siepi basse e in mezzo ai sassi. Non si sa mai di inceppare nel territorio di qualche ” Western brown snake” serpente velenoso pericolosissimo o qualche “Redback”, dei ragni dal veleno mortale, talmente piccoli da nascondersi in ogni fessura della natura australiana. In caso di puntura si hanno solo sei ore di tempo per iniettarsi un antidoto capace di salvare la propria vita. Detto questo cammino lo stesso con addosso molta adrenalina e molta curiosità. e …un po’ mi eccita questa sensazione di “pericolo”!… Proseguo esplorando il fondo del Canyon giungendo in un avvallamento dimenticato da ogni segno di civiltà. Qui cè solo la natura. Respiro l’aria calda e butto fuori pensieri freschi di libertà. Amo questa terra, la sua pace silenziosa e la sua atmosfera infinita che entrandomi dentro mi porta fino dove i miei occhi possono vedere, ovvero fino all’orizzonte lontano e irraggiungibile.

AUSTRALIA- Roadtrip day 5-7 Kalbarri National Park

La mattina presto, passeggiando per il camping, vedo i miei primi due canguri! Emozione! Smontiamo la tenda caricando come al solito tutto sulle jeep e ripartiamo seguendo la Indian Ocean Drive in direzione nord verso il Kalbarri national park.

Road map
Road map

Lasciamo Choco a una dogsitter che vive li in un piccolo paesino, sempre per lo stesso motivo: i cani non possono entrare nelle aree protette dei parchi nazionali. Finalmente riusciamo a capirne il motivo: lungo i confini dei parchi nazionali sono stati messi dei bocconcini “avvelenati” che servono a tenere lontano i Dingo, cani selvatici che abitano il deserto e le coste australiane. Cani selvaggi pericolosi solo se in branco ma non per l’uomo che già dall’antichità li riteneva amici, come facevano le popolazioni aborigene che li usavano come cani da caccia. Essendo carnivoro tra le sue prede ci sono i canguri, il bestiame, il wombat e altri piccoli animali e come i lupi tendono a formare dei branchi e a ululare per comunicare tra loro. Dai confini del parco ci addentriamo verso l’entroterra per una trentina di chilometri lungo una strada immersa tra il bush e la terra rossa. Il sentiero comincia a sollevarsi e senza accorgerci ci troviamo sopra un altopiano. Qui ammiriamo una vallata spettacolare dipinta dal rosso porpora delle rocce. Freniamo le jeep fermandoci ad osservare il canyon che si propone davanti ai nostri increduli occhi << Wow!>> esclamo senza pensare ad altro. Parcheggiamo le jeep e ci incamminiamo lungo un sentiero incontaminato tra la natura e il cielo. Camminando tra saliscendi di terra rossa, cespugli verdi e rocce a picco si giunge alla spettacolare “finestra”.  Per l’appunto, una finestra naturale con vista sul Murchison river che scorre nella gola sottostante. Meraviglioso!

 

Il trekking procede per i sentieri del canyon.. <<Ma quanto è bella questa terra!>> continuo a pensare… Il sole è ben alto in cielo e scalda talmente tanto da ustionare. Meglio proteggersi con della crema. Proseguiamo il viaggio on the road salendo sempre più verso nord. Più si sale, più i chilometri passano e più la temperatura aumenta…fa sempre più caldo… Entriamo in una zona molto selvaggia dove per centinaia di chilometri domina il bush e il nulla assoluto. Ci attraversano la strada due esemplari di Emù! altra forte emozione. Gli Emù, simili agli struzzi, sono dei grossi uccelli corridori che non avendo le ali si muovono veloci per tutta la pianura dell’Outback.  Poco prima che cali il buio ci fermiamo e per dormire montiamo la tenda nel bush.

Siamo soli noi e la natura. I colori di questo tratto di terra sono unici. Terra rossa come il fuoco dove il verde dei cespugli del bush crea un gioco di luce che sembra fatto coi pastelli. Alberi bassi fanno ombra a un tramonto dipinto di savana. Mi fermo a osservare il rosso del sole che scende dietro l’orizzonte sporcando i miei pensieri di terra rossa selvaggia che attaccata alle mie scarpe impolvera perfino la mia testa. Accendiamo un fuoco, contempliamo le stelle e l’Australia.

Tramonto nell'Outback
Tramonto nell’Outback

Dopo una notte freddissima a causa dell’escursione termica, suona la sveglia alle 7,00 in punto! Ma siamo motivati perchè la meta di oggi sarà il caldo dell’oceano indiano e le sue spiagge. Finalmente le vedrò! La prima tappa ci porta sulla spiaggia incontaminata di Shell Bay dall’inglese shell “conchiglia” famosa perchè invece che sabbia è composta da miliardi di piccoli gusci di conchiglie che ne regalano un colore bianchissimo e puro. L’acqua è limpidissima come quella di una piscina trasparente dentro un giardino tropicale. Ahimè però qui è inverno e l’acqua è ghiacciata! quindi niente bagno… dovrò aspettare di salire più a nord per incontrare temperature più alte e quindi acqua più calda.

Lasciamo a malincuore Shell Bay per spostarci qualche chilometro più in là verso la spiaggia di Eagle Bluff. Qui i colori dell’oceano sono ancora più belli. Il verde smeraldo è la grande novità che dipinge il fondale oceanico pennellandolo fino in superficie.

Spettacolo puro e non devo neanche pagare il biglietto! la natura offre sempre tutto gratis… mi siedo sulla sabbia respiro l’aria oceanica carica di salsedine con un vento fresco che mi sfiora forte la pelle e i pensieri. Mi sdraio osservando il cielo. Non cè una nuvola, ma solo l’azzurro di un cielo non inquinato e pieno di energia. Respiro a voce bassa per non disturbare, assorbendo tutta l’ispirazione possibile che questi luoghi mi stanno donando. Sono pieno di passione e la scarico scrivendo appunti sul mio taccuino, quelli che poi diverranno i miei diari di viaggio.

AUSTRALIA Roadtrip- day 3 -5 Nambung National Park

E’ mattino e dopo aver smontato la tenda, risaliamo sulle jeep per recarci in direzione della prima vera tappa del tour: Il Pinnacle desert. Si tratta di uno spettacolare deserto di pinnacoli calcarei.

Road map
Road map

Il tempo non è dei migliori, la pioggia che ci ha accompagnato da Perth nelle prime ore del viaggio ci ha seguito fino a qui. Siamo all’interno del Nambung National park un’area protetta dell’Australia occidentale che si estende per 190 chilometri quadrati. Vicino vi è la località costiera di Cervantes. Di buon mattino pronti ad addentrarci dentro i confini del parco veniamo bloccati da un cartello stradale che frena le nostre jeep: “In tutti i parchi nazionali del Western Australia è vietato l’ingresso ai cani.. pena multe salatissime.” La notizia turba i nostri piani perchè Choco, il nostro cane viaggiatore, deve restare fuori. Ma il tempo stringe e per non pesare sul tabellino di marcia Giorgia e Marco decidono di aspettare fuori dai confini del parco lungo la Indian ocean road insieme a Choco mentre io e Nicolas ci addentriamo nel deserto dei pinnacoli. L’atmosfera è unica e più strana che mai. Un sentiero di sabbia gialla come il sole si addentra in un paesaggio lunare composto da migliaia di pinnacoli calcarei antichissimi nati dalla deposizione di strutture calcaree di organismi viventi su quello che una volta era un  fondale marino. Dopo l’emersione dei fondali i processi erosivi hanno fratturato le rocce calcaree creando queste incredibili opere d’arte naturali. La cosa più incredibile qui, è che ora sono in un deserto ma sta piovendo! Questo mi da l’impressione di essere finito su un altro pianeta!

Dopo aver visitato il deserto torno con Nicolas nel punto dove avevamo lasciato Giorgia e Marco con Choco. La pioggia sembra cessare e di nuovo tutti insieme ci immettiamo  sulla Indian Ocean Road in direzione nord fino a giungere in un’area “camping free” affacciata sul lake Indoon, un lago freddo e colmo d’acqua salata! Il posto ci piace e decidiamo di passarci  la notte. Montiamo la tenda circondati da altri viaggiatori che come noi stanno compiendo il Roadtrip, chi da sud verso nord come noi o chi viceversa.. Ci sono viaggiatori in camper, altri in Van, e chi come noi in tenda. Prima di addormentarmi mi fermo a contemplare le stelle. le nuvole della sera prima sembrano non esserci più e lo spettacolare cielo notturno mi fa da faro accecando i miei pensieri da viaggiatore.

la mattina dopo la sveglia suona alle 7,30. La nottata è stata un po’ tormentata a causa del freddo e dall’alta umidità che ha invaso la nostra tenda fino a rabbrividirci nel sacco a pelo. Saluto il lake Indoon passeggiando con Choco. Ci rimettiamo a bordo delle due jeep in direzione Kalbarri , un parco nazionale famoso per i suoi Canyon. Nel frattempo mi gusto la strada che scorre lenta e selvaggia fuori da finestrino. Per un tratto scompare il bush e appaiono larghe distese di praterie di erba verde e fiori gialli. Uno spettacolo per gli occhi. Vedo i primi Road Train dominare l’intera strada e l’intera Australia. Sono degli enormi tir con attaccati fino a quattro rimorchi colmi di carbone, legna, sabbia o animali. Questo perchè in gran parte dell’Australia le ferrovie non sono state costruite e dove non arrivano i treni ci arrivano i Road Train. Quando passano loro la strada vibra e ci vuole poco a capire chi comanda qui! sono autentici bestioni feroci che partendo dalle coste oceaniche si addentrano nel maestoso Outback. Ci fermiamo per pranzare e fare benzina e ripartiamo costeggiando praterie immense che sembrano infinite, accompagnati da un sole che per la prima volta in questo tour finalmente picchia forte! i suoi raggi rimbalzano sull’erba e sui bassi alberelli riflettendo colori di savana, fino a immergersi nel colore rosa del Pink lake! Il paesaggio cambia colore così velocemente che sembra di essere protagonisti di un cartone animato. La strada costeggia perfettamente il lago e più ci si avvicinava e più si è rapiti dall’incredibile colore rosa dell’acqua.  Questo fenomeno è possibile grazie ad un’alga che colora naturalmente questo immenso specchio d’acqua… Giungiamo al lookout e posteggiamo le jeep. Il colpo d’occhio è fantastico!

la scogliera scende giù a picco per una cinquantina di metri arrampicata da bassi cespugli rigogliosi. La cornice la fa una piccola spiaggia di terra rossa e il contesto è dipinto dal colore rosa dell’acqua. Si resta incantati ad ammirare un luogo così bello tanto che sembra quasi innaturale, come se fosse stato l’uomo stesso con un pennello a dipingere tutto lo specchio d’acqua cercando di far innamorare la natura che le sta attorno. Ma qui non c’è nulla di innaturale …ma è la natura che come al solito fa innamorare l’uomo di se stessa… e non il contrario.

Alessandro Cusinato

AUSTRALIA Roadtrip day 1-2 – From Perth to Nambung national park

Sono pronto ad affrontare il mio viaggio “on the road” che da Perth mi condurrá fino a Cairns percorrendo mezzo territorio australiano. Un viaggio lungo un mese che mi porterá ad attraversare tre stati: Il Western Australia e le sue coste selvagge, il Northen Territory con i suoi coccodrilli, e il verde Queensland. Dormirò in tenda vagabondando nel bel mezzo del mitico deserto dell’Outback. Uno dei roadtrip più selvaggi al mondo lungo più di diecimila chilometri!

Il Percorso
Il Percorso

CI SONO!

Dal finestrino dell’aereo finalmente intravedo la terra e le luci accese della cittá. Dopo ore ed ore sto per atterrare a Perth in Australia! L’emozione inizia a salire facendomi dimenticare la stanchezza derivata dal lungo viaggio di 25 ore in aereo ( tra scali vari) dalla ormai lontanissima Milano . Atterro intorno a mezzanotte e come nei docufilm di dmax affronto il mio “airport security”. Davanti a me tutto è uguale a quello che si vede in tv. Poliziotti enormi quasi disumani attendono i passeggeri pronti a sbarcare nella terra dei canguri. Passo i controlli con tempi lunghissimi… All’esterno dell’aereoporto mi attende una sorpresa graditissima: mia sorella Giorgia insieme a Marco il suo ragazzo. Loro vivono qui, e venirli a trovare è il  motivo principale della mia visita in questo lontano continente, insieme all’attravrersata dell’Outback. Prima di abbracciarli, Giorgia mi apre un telo con scritto “Welcome in Australia Ale “ . wow! Rivederla dopo cinque mesi è un’emozione enorme… pari e forse superiore a quella di toccare per la prima volta il suolo australiano.

Welcome!
Welcome!

Dopo un sonno rigeneratore, di buon mattino usciamo per fare un giro esplorativo della città. Fa freddo! Qui è pieno inverno e soffia un vento fresco e fastidioso. Ogni tanto cade qualche goccia di pioggia. Con mia sorella e Marco cè anche Nicolas, un ragazzo veneto che farà il Roadtrip insieme a noi. Simpaticissimo e alla mano. Saremo un bel team esplorativo! E poi cè lui.. il cane Cioko! Un cucciolo di 3 mesi che mia sorella ha deciso di adottare dopo aver concluso il lavoro in una farm del posto. Si perché Giorgia, Marco e Nicolas vivono qui in Australia e lavorano un po’ dove capita tra una farm e l’altra.

PERTH

Perth è la capitale del Western Australia. In passato questo territorio era occupato dalla tribù aborigena degli Nyoongar di cui si hanno tracce risalienti fino a 40000 anni fa. La città è molto accogliente, si affaccia silenziosamente sulla laguna dell’oceano indiano riflettendo nell’acqua l’ombra dei suoi nuovi grattacieli. Pochi per fortuna! Più che altro palazzoni. Da amante della natura chiedo di essere accompagnato in qualche quartiere con poco cemento.

Giungiamo al giardino botanico, dove oltre ad ammirare centinaia di specie di piante australiane, cè un grande lookout dove posso osservare tutta Perth nel suo splendore dall’alto di una collina. Ricomincia a piovere e non smetterà più fino a sera. Mi proteggo con il cappuccio del mio giubbotto. Qui la gente mi sembra un po’ strana. Quando la incroci per strada ti saluta con un << Hy, how are you? >> e poi se ne va!  << Le prime volte sorpreso da questo loro modo di fare gli rispondevo con << i’m fine and you?>> ma come nulla fosse se ne andavano lasciandomi li di sasso, e ci restavo anche male! Poi una volta capito il loro modo di salutare mi divertivo a chiedere come stavano per poi proseguire per la mia strada. Non ci resto molto tempo a Perth. Il tempo è prezioso e decidiamo di partire subito per il nostro Roadtrip. Disponiamo di due jeep stracariche di bagagli di ogni genere, e stracariche come il nostro entusiasmo! I nostri zaini posti nel bagagliaio proteggono come un muro compatte ceste piene zeppe di cibo, taniche d’acqua, articoli da campeggio e una grande tenda, chiusa in una sacca pesante. Tutto l’occorrente per affrontare un viaggio tosto e privo di comfort, come sarà il nostro.

Partiamo! Uscendo da Perth ci si tuffa subito in Indian Ocean Drive, una strada asfaltata contornata dalla terra rossa desertica e il verde della natura del bush. Un tiepido sole ci bagna ma più di tutte lo fa la pioggia che scende a scrosci forti e improvvisi. Nuvole scure ci accompagnano per tutto il tragitto fino a Banska reserve. Percorriamo i primi duecento chilometri in direzione nord, che sono bastati a farmi innamorare di questa terra. La lunga strada taglia in due la meravigliosa boscaglia australiana chiamata bush. Chilometri infiniti e incontaminati di piante basse che danno vita ad una foresta infinita capace di far invidia alla savana africana. Qui la cosa incredibile, è che appena si esce dalla città immediatamente inizia il nulla! Lo si nota dall’infinità proiettata fuori dal finestrino del fuoristrada su cui seggo, che mi sta trasportando verso l’orizzonte quasi inarrivabile. Più si prosegue e più la strada sembra uguale a quella che si è passata decine di chilometri prima, per proseguire sempre uguale anche centinaia di chilometri dopo.

La sera giunge in fretta, e già alle 18,30 cala il buio. Ci fermiamo per accamparci montando la tenda in un posto desolato disperso tra la strada e il bush. Ci prepariamo a passare la prima notte soli in mezzo al nulla. Le nubi coprono la luce delle stelle tanto da far apparire ancora più scuro del solito il buio, e il solo guardare all’esterno della tenda mi mette soggezione. Versi di animali provenienti dall’oscurità mi tengono attento per gran parte della notte e il profumo di un mondo lontano da tutto e tutti mi dona quel fascino indescrivibile capace di far capire a pieno cosa voglia significare la parola libertà!