Welcome to QUEENSLAND!

AUSTRALIA- Road Trip- From Uluru to Queensland – day 27- 31

Con gli occhi e con l’anima ancora incantati dall’emozione per aver visto e toccato il cuore rosso d’Australia ripartiamo per le vie infinite del deserto dell’Outback. Altri tre giorni di nulla assoluto ci aspettano, un nuovo viaggio massacrante ma indimenticabile ci attende per i prossimi 2500 chilometri in direzione nord verso il verde Queensland!  La prima tappa nel deserto sarà la città di Alice Springs. Ci eravamo già passati qualche giorno fa in direzione di viaggio opposta, quando da Darwin scendevamo a sud verso Uluru. Qui rifacciamo la spesa comprando scorte di cibo, di acqua e riempiendo taniche di benzina. Tutto deve essere perfetto per la traversata del deserto che ci terrà incollati cocenti sul volante per più di dieci ore al giorno, per tre diversi e lunghi giorni, contando anche le tre notti in tenda sotto un meraviglioso cielo stellato ma alla fredda temperatura  dell’escurione termica di quasi zero gradi.

Le ore passano tutte uguali: fuori dal finestrino l’asfalto rovente della strada perennemente dritta, a destra e sinistra il selvaggio bush e sopra di noi il cielo azzurro grande come un oceano. Nulla cambia per la nostra vista per due lunghi giorni. Ma la monotonia qui è qualcosa di davvero speciale, di sovrumano e di magico. Ti accompagna e non ti lascia mai riuscendo ad emozionarti come se ogni volta fosse la novità. Il silenzio assordante è rotto solo dall’autoradio della nostra jeep. La notte ci accampiamo con la tenda sul punto esatto dove passa il Tropico del Capricorno. Qui abbiamo passato una delle notti più fredde e dure di tutto l’intero viaggio!

Passata la sofferenza del freddo della notte,  i primi raggi di sole dell’alba ci riscaldano penetrando nel telo della nostra tenda. In un attimo dagli zero gradi della notte giungono i quaranta gradi del giorno! che vita tosta ragazzi! Una sana colazione e ripartiamo. Dopo 10460 chilometri esatti, sconfiniamo nel terzo stato australiano del nostro “road trip”! La strada cambia ancora. Immense praterie gialle fanno scomparire temporaneamente l’infinito bush. E’ cosi che mi da il benvenuto il Queensland!

Welcome to QUEENSLAND!
Welcome to Queensland!

Dopo centinaia di chilometri di deserto l’ambiente circostante incredibilmente cambia ancora. Inizia una prateria giallastra che si trasforma prima in colline verdi e poi diventa un infinita foresta tropicale. Un altro miracolo che solo questa terra può regalare! Facciamo rotta verso le Millaa Milla Falls. Camminando tra i sentieri rossi della foresta tropicale può capitare di perdersi tra l’ombra delle piante. Senti la voce dell’acqua che scorre. La segui e ti ritrovi laddove lei urla. Che meraviglia!

Il nostro viaggio prosegue verso la capitale del Queensland: la città di Cairns. L’umore di tutti per la prima volta scende. Siamo tutti un pò tristi perchè sarà l’ultima tappa del nostro Roadtrip iniziato trenta giorni fa da Perth… Il ritorno dall’estremo selvaggio del deserto fino alla “comfort zone” della città di Cairns per me e per i miei compagni di viaggio è molto scioccante… Mi sento spaesato tra le vie dello shopping e mal osservato dalla gente “civilizzata” che mi scruta con sguardi e pensieri strani. Beh, magari sarà solo la mia impressione… Ma del resto dopo un mese passato nei luoghi più selvaggi dell’Australia senza un letto con lenzuola pulite, con cibo razionato e quasi senza acqua (senza lavarsi per giorni)  penso sia normale. Ti abitui a vivere in modo diverso, quasi a “sopravvivere” senza fare sprechi. Ogni grammo di cibo che mangi, ogni vestito e straccio che indossi, e ogni goccia di acqua che bevi possono fare la differenza e sono la vita. Riesci a capire e gestire i tuoi limiti superandoli. Capisci davvero quando possono essere importanti le cose semplici come bere un bicchiere d’acqua. E quando ti  ritrovi qui, tra ristoranti con tavoli imbanditi di cibo, docce fresche in casa e tanto consumismo ti viene da pensare a quanto siamo fortunati  ma sopratutto a quanto soffre “l’altra gente”, quella che vive in povertà o nella cosiddetta “scomfort zone”.

Saluto l’oceano ringraziandolo per tutto quello che mi ha regalato. E’ grazie a lui se in questo grande stato enorme come un continente, esistono diversi microclimi con spiagge paradisiache,  foreste tropicali e il deserto. Ho avuto la fortuna di aver vagabondato per giorni in una delle zone più selvaggie al mondo e ne sono fiero. Ancora più fiero perchè insieme a me ha viaggiato mia sorella Giorgia. Che esperienza unica sorellina! e poi Marco il suo ragazzo, davvero una grande persona con un grande cuore e di grande esperienza di viaggio. E lo stesso vale per Nicolas. Un altro pazzo che come noi ha sfidato la natura estrema di questa meravigliosa terra. Senza dimenticare Choco! il più grande cane viaggiatore che abbia mai conosciuto!

Un ultimo pianto in aereoporto. Un abbraccio ai miei compagni e all’anima aborigena che illumina questa terra. Non ti scorderò mai… Arrivederci  mia Australia!

uluru strada
La strada infinita

CONCLUDO LA MIA ESPERIENZA IN AUSTRALIA CON QUESTO PENSIERO….

Una strada infinita partita da Perth conclusa a Cairns dopo 11460 chilometri percorsi “on the road”. Abbiamo attraversato tre stati: Il Western Australia, il Northen Territory e il Queensland. Siamo passati per paesi, citta, praterie, savane di bush, spiagge, montagne, billabong con coccodrilli e dal mitico deserto dell’Outback. Mi porto dentro le giornate calde da star male, le mangiate con scatolette di tonno, la scorta d’acqua e di benzina perché per centinaia di chilometri non vi era un bel nulla. Non un cesso per pisciare, una doccia per lavarsi, un bar o un benzinaio. Ma solo sabbia rossa, cespugli e canguri che ti attraversavano la strada. E c’erano le notti fredde a causa dell’escursione termica. Trenta notti in tenda accampati dove capitava, accompagnati da tramonti colorati mozzafiato, da stelle che si potevano toccare e da animali selvaggi che si avvicinavano alla tenda per darci la buonanotte. Poi i miei compagni di viaggio: Nicolas che ho conosciuto qui, Marco il ragazzo di mia sorella e appunto mia sorella Giorgia. Di lei sono super fiero. Una ragazza che ha attraversato l’Outback, che ha passato giornate senza bagni e senza docce e che non aveva paura di niente nemmeno dei ragni o serpenti, qui pericolosi e velenosi. Sei in gamba sorellina! E poi c’era Choco, il cane viaggiatore. Un cucciolo di tre mesi che si è girato già mezza Australia! Non male come curriculum, puppy! Ma di questa terra non potrò scordarmi mai lo stato d’animo provato nell’Outback. Un’ esperienza cosi intima con la natura australiana da far arrossire la terra dal tanto tempo che la si guarda e far illuminare al buio gli occhi di notte, quando si ammira a testa in su la via lattea allungando la mano per afferlarla o cercando di prendere la luna piena che scappa, accendendo la luce sul bush infinito. Il grande silenzio che si sente per migliaia di chilometri ti riempie l’anima di pensieri, tenendoteli dentro sempre, per tutto il roadtrip, e per tutta la vita…

Alessandro Cusinato

AUSTRALIA -Roadtrip -Uluru- day 22 – 27

E ora si scende dritti nel cuore rosso dell’Australia… Uluru. Ci aspettano duemila chilometri di nulla assoluto. Quattro giorni di avventura,sofferenza e gioia infinita nel bel mezzo del deserto dell’Outback. Una tappa “on the road” tra le più toste al mondo verso la terra sacra aborigena. Facciamo scorte di cibo, taniche di benzina e di acqua. Per giorni non incontreremo anima viva. Saremo solo noi quattro con il nostro Choco le nostre jeep e la nostra tenda, accompagnati dal caldo soffocante del giorno e dal freddo dell’escursione termica della notte.

Il nostro primo obbiettivo sarà l’arrivo nella città di Alice Springs distante 1500 chilometri. Imbocchiamo la mitica Stuart Highway. un’ infinita strada che coi suoi rettilinei infiniti ti ipnotizza fino alla monotomia. Ci si può sdrairare a terra lungo la linea tratteggiata della strada per ore senza che nessuna macchina o nessun Road Train ci passi. Ogni tanto è facile vederci atterare i velivoli dei Royal Flying Doctors, l’organizzazione aereo medica che porta soccorso nelle zone più remote del mondo compreso l’Outback. Passano i primi due giorni di viaggio rigorosamente tutti uguali. Il bush, la sabbia rossa, la stessa strada, lo stesso caldo ma lo stesso entusiasmo. Dopo mille chilometri incontriamo il primo segno di civiltà: un Roadhouse! uno di quelli mitici dove bisogna fermarsi per forza. Un pò per stanchezza e un pò per darsi una sciacquata e parlare con qualche viaggiatore pazzo come noi.

La notte ci accampiamo nel deserto in un luogo talmente disperso da far imbarazzare anche le stelle che dall’alto ci guardano dall’infinità dell’universo. Lo spettacolo che ci regalano è una delle cose più belle che abbia mai visto nella mia vita. La via Lattea e i pianeti illuminano la mia notte. Resto per più di un’ora immobile a guardare il cielo. Un’energia inspiegabile mi attrae a loro. Qui tutto è più limpido nonostante sia notte. Si sentono versi di animali rieccheggiare nell’aria pura e riesco a vedere cosi in profondità l’universo tanto quanto riesco a guardarmi dentro nei miei angoli più bui interiori. Mi sento parte di un’energia cosmica che mi rende uguale alle stelle, alla luna e alla terra rossa che ricopre le mie scarpe e il mio viso, sporco dall’arida giornata di questo viaggio. Dopo tre giorni oltrepassiamo il Tropico del Capricorno e finalmente giungiamo ad Alice Springs la capitale del deserto Australiano.

Qui ci fermiamo per rifare scorta di acqua. Ma ripartiamo subito perchè a soli 450 chilometri ci attende la meraviglia più bella dell’intero viaggio e la “più sacra” per gli aborigeni.  Ed eccola là… lungo la strada, dopo 9000 chilometri di viaggio appare la sua sagoma rossa. Avrò visto mille foto di Uluru, ma nulla poteva prepararmi alla sua imponenza e spiritualità. Da lontano si percepisce davvero di sentire battere il cuore rosso d’Australia, e da vicino il senso di pace che lo avvolge trasmette tutta l’energia di madre terra. Il tramonto che scende sul cuore rosso mi regala una luna piena gialla come un sole. Lei che al contrario sale, prima appoggiandosi premurosa sulla grande roccia e poi, una volta giunta in alto, osserva tutto e tutti illuminando la via notturna di ogni aborigeno che vuole giungere fino a qui…

Ed ora vi voglio raccontare una storia bellissima accaduta a qualche centinaio di chilometri da Uluru…  il mio incontro con Herb, il suo cane Snotty e la sua amata bicicletta… una storia magica che porterò dentro di me per sempre. Una storia che solo in certi viaggi si può vivere…  ECCO VE LA RACCONTO:

ROADTRIP day 27- La sera ho conosciuto un signore di 75 anni di nome Herb. Un biker, uno da rispettare e stimare. Ci ha accolto subito salutandoci appena entrati nell’area di sosta per montare la tenda. Un gentiluomo uno degli ultimi rimasti. Mi stringe forte la mano, dopo avergli mostrato il tattoo della mia mountain bike che ho disegnato sul mio avambraccio, e dopo avergli detto che anche io sono un biker viaggiatore come lui. Mi invita a vedere la sua bici. Moriva dalla voglia di mostrarmela. Ne era orgoglioso. Lo avevo capito subito che era tutta la sua vita. Stava si viaggiando in solitaria, ma con la compagnia del suo cane Snotty di 10 anni che stava riposando nella loro tenda. Un brivido emozionante mi pervase.. “Che coppia..” pensai nella mia mente. Lui intanto mi raccontava i dettagli il viaggio che stava compiendo. Era partito da Perth per girare tutta l’Australia e ritornare nel giro di un anno ancora a Perth.. un viaggione … A quel punto esclamai: ” Wow”. Ero rimasto senza parole davanti a un signore così arzillo ma pieno di vita e di progetti… Lo ammiravo mentre mi raccontava del suo grande viaggio. Era entusiasta, fiero e aveva voglia di parlarne con qualcuno, magari uno come lui, con i suoi stessi interessi. Le sue parole mi entrarono dentro. Ero estasiato. Gli chiesi se potevo fare una foto con lui e la sua amata bici e subito mi abbracciò quasi come fossi un figlio. ” Yes it’s a pleasure” Mi rispose. Mia sorella scattò la foto. Ci tenevo molto che uscisse bene anche se venne un po’ buia a causa del tramonto ormai inoltrato. Ma la cosa che mi lasció ancor più a bocca aperta fu la vista di un deplian sulla bici con scritto -Herb e Sonny blog-. Esclamai: “Non ci credo questo signore di 75 anni possiede un blog! Ed è anche scrittore”. Gli chiesi se era lui che scriveva gli articoli del suo blog. Mi disse subito: “Si! Seguimi se ti va!” In inglese naturalmente.
Senza pensarci ed emozionatissimo risposi:” “Certo ne sarei onorato”.

Una persona incredibile e mentre ci parlavo pensavo che sarei potuto essere io alla sua età … A 75 anni fare un viaggo in solitaria in bici e in tenda immerso nella natura con tutta quella grinta e passione… e perchè no con la compagnia di un cane. “La cosa più bella del mondo!” Pensai.. Lo salutai augurandogli buon viaggio. Sapevo a quanto ci teneva, perché lui è proprio come me, o meglio io sono come lui..
In un attimo gli ero entrato nella mente capendo quanto lui amava viaggiare, vagabondare nella natura, non stare mai fermo e soprattutto conoscere se stesso ogni giorno che passa, superando i propri limiti conoscendo posti nuovi.
Buonanotte caro Herb!

La mattina dopo lo vidi dal finestrino della mia auto, lontano una trentina di chilometri più in là dal posto in cui lo avevo incontrato. Lui pedalava sulla strada nel caldo del deserto dell’Outback. Pedalava fiero e anche se non riuscivo a vedere il suo viso a causa del caschetto che portava e dall’alta velocità della mia auto, capiii che stava sorridendo e cantando come un bimbo felice mentre si gustava la bellezza del paesaggio. Gli suonai il clacson e lui mi salutó. Era bellissimo con la sua andatura lenta e coraggiosa di uno che ha vissuto la vita ma ne voleva vivere ancora. Avrei voluto fermarmi per parlare ancora un po’ con lui o magari prendere la mia bici e continuare il viaggio insieme. Un sogno.
Ma non si può e va bene così. Ma Sono felice perché ora posso seguire la sua avventura. Non sa quanta energia sia riuscito a trasmettermi e ringrazio il fato per aver fatto incrociare i nostri spiriti liberi, in una serata dal tramonto mozzafiato nell’Outback australiano…

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Buona vita Herb,

Grazie mia magica Australia!…

 

 

 

kakadu National Park

AUSTRALIA- Road trip- Kakadu National Park- day 20- 22

Lasciamo Darwin per spostarci in uno dei luoghi più selvaggi del Northen Territory australiano nonché patrimonio dell’Unescu: Il Kakadu National Park.

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Ci attendono paludi, fiumi e scarpate di roccie arenarie. Coccodrilli, dingo, pipistrelli, tartarughe e centinaia di specie di uccelli vivono in un habitat composto da più di duemila tipi di piante. E’ una delle mete più ambite del nostro road trip e non vediamo l’ora di arrivarci! Dopo il solito lungo viaggio in jeep nell’Outback, stavolta lungo “solo” 250 chilometri, giungiamo ai confini del parco nazionale. Qui dobbiamo salutare Choko e affidarlo per qualche giorno a un dog sitter. Per lui come per tutti i cani ne è vietato l’ingresso e con una grande carezza lo salutiamo. Torneremo a prenderlo una volta finito il tour del Kakadu, più o meno tra tre giorni.

Dopo un facile ma affascinante trekking tra bush, boschi e alte rocce giungiamo in un luogo magico.  Visitiamo delle antichissime incisioni rupestri aborigene di epoca preistorica. I muri rocciosi del sito di Ubirr mi lasciano con la bocca spalancata dall’emozione. Antichissimi disegni risalenti a 20.000 anni fa, ricoprono ogni angolo di roccia. Molti aborigeni di oggi credono che queste pitture rupestri siano state realizzate dagli spiriti Mimi, per illustrare agli uomini le leggende della creazione e lo sviluppo della legge aborigena.


La sera ci accampiamo insieme ad altri viaggiatori vicino alla riva di un fiume molto inquietante perchè abitato da coccodrilli. Il consiglio di una guardia forestale è quello di dormire in una tenda sospesa da terra in modo da non essere “visitati” nella notte dai feroci rettili che potrebbero allontanarsi dal fiume per cacciare. Ma non disponiamo di quel tipo di tenda e la guardia ci tranquillizza suggerendoci di accamparci qualche decina di metri più in là, distanti dalla riva del fiume e più addentrati nella foresta. Montiamo la tenda accendiamo un fuoco e ci godiamo il silenzio delle prime luci della notte. Ma il momento più meraviglioso giunge una volta il spento il fuoco… Per fortuna la notte non è fredda come le precedenti nel deserto e decidiamo di dormire senza il telo protettivo. E’ bellissimo! Sdraiato nel sacco a pelo guardando in alto posso vedere le stelle, la via lattea e le costellazioni sparse nell’universo. Mi addormento cullato da un’atmosfera suggestiva che alleggerisce i miei pensieri. Ma in piena notte mi risveglio, disturbato da un concerto di suoni mai sentito. Forti versi somiglianti a gatti arrabbiati fuoriescono dalle bocche di grossi pipistrelli. Forti ululati di dingo riecheggiano nella jungla australiana. Migliaia di insetti cantano e uccelli notturni gridano come fossero in una piazza affollata nel pieno giorno. Sento dei passi a pochi metri dalla tenda ma il buio è talmente fitto che non riesco a vedere nulla. Riesco a sentire anche il respiro dell’animale! ma niente il buio ostacola la mia vista. Poco più in là assisto ad un inseguimento in piena regola tra un predatore ed una preda… o più prede e più predatori… chissà! Purtoppo non riesco a vedere nulla ma solo a percepire ed immaginare quello che sta succedendo a pochi metri da me. Sono talmente eccitato che non riesco più a chiudere occhio. Passo la notte in bianco sperando di vedere qualcosa, una sagoma o una presenza. Ma non riesco a vedere nulla… ma sono al settimo cielo! Marco, Giorgia e Nicolas dormono come ricci e non sanno la meraviglia che si stanno perdendo. Resto sdraiato a pancia in giù e sorridendo mi guardo intorno felice. Penso: Passano le ore e sono felice. Non voglio riaddormentarmi perché so che ad uno spettacolo del genere non assisterò mai più. La natura della jungla australiana mi sta regalando una notte indimenticabile. Giunge l’alba con i suoi primi raggi di sole e i primi cinguettii dei pappagalli. Svaniscono gli ululati e i versi tenebrosi dei pipistrelli. Spariscono i rumori degli inseguimenti tra prede e predatori ma resta dentro di me l’emozione di una notte magica passata a sognare ad occhi aperti la vita notturna della foresta del selvaggio Kakadu. La ricorderò come una delle notti più belle di tutta la mia vita.

Navigando tra i Billabong
Navigando tra i Billabong

La mattina dopo aver smontato la tenda ci incamminiamo verso il fiume e le sue paludi. Nella jungla di palme e bush, sorgono billabong di acqua torbida. Paludi inquietanti che solo a guardarle mettono soggezione. Dopo una notte meravigliosamente insonne tra versi selvaggi e stelle, il sole riflette i suoi raggi sull’acqua, mostrando la sagoma scura di chi inquieta e riempe di fascino il nord australiano. Sopra una barca navighiamo per le paludi ammirando incantati e rispettosi il vero re di queste terre. Sua maestà il coccodrillo.

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Ne vediamo a dozzine galleggiare e altrettanti riposare sornioni sulla riva del fiume tra i canneti. Intorno a loro centinaia di splendidi esemplari di uccelli marini che leggiadri si muovono tra le ninfee. La sera torniamo a prendere Choko il nostro cane viaggiatore. L’abbraccio con Giorgia e Marco è commovente! Salutiamo il Kakadu ringraziandolo per l’incontro con le tribù aborigene primitive, con sua maestà il coccodrillo ma sopratutto per la notte indimenticabile che mi ha fatto passare tra la sua natura più selvaggia. Kakadu Non ti dimenticherò mai.

Alessandro Cusinato

AUSTRALIA- Roadtrip day 10- 14 Karijini National Park

Di buon mattino ci svegliamo e smontiamo velocemente la tenda. Salutiamo il Cape Range National Park per addentrarci nel deserto dell’Outback. La tappa è abbastanza lunga circa 680 chilometri da percorrere interamente con un clima arido e difficile. Partiamo!

Road Map
Road Map

Addentrarsi nell’Outback è qualcosa di emozionante. La strada si surriscalda, percepisco calore interiore. Sarà perché sto entrando nella casa degli aborigeni… il caldo è più assordante come il silenzio che lo riscalda. Il gusto è assetato di curiosità, il profumo ha un aroma più selvatico che mai e il tatto mi fa capire che sto afferrando la sabbia di un luogo magico. La vista è ipnotizzata dall’infinita strada rossa. Non ci credo ancora sono nell’Outback!

outback
Deserto dell’Outback

Proseguendo lungo la strada cartelli con scritto “ floodway” spiegano che durante la stagione delle piogge vi è possibiità di allagamenti. Anzi di sicuro ci sarà un allagamento e l’acqua potrá salire fino ad un all’altezza di due metri! Strano pensare che possa accadere tutto ciò in questa terra arida e desertica… ma il fascino di questo deserto è anche questo. Più avanti un altro cartello ci segnala che, in caso di urgenza, la strada si potrebbe trasformare in una pista d’atterraggio per aerei! Incredibile passare con la nostra jeep sopra una pista d’atterraggio! Molti falchi ci accompagnano volando sopra le nostre jeep sperando che qualche auto investa un canguro o un emu in modo da potersi cibare di un facile cadavere.  Trecento chilometri dopo, ci fermiamo per passare la notte in un’area di sosta dispersa nel deserto. Intorno a noi la terra al tramonto si colora di un rosso paprika… Decine di pappagalli sembrano attendere il nostro arrivo. Resto estasiato dalle tante varietà di volatili che abitano questa zona del deserto. Dalle piccole quaglie con in testa una piuma colorata che nascoste tra i cespugli del bush beccano la terra in cerca di cibo, ai piccoli uccelini esotici che in volo cinguettano strani canti. Si avvicinano a noi e non sembrano aver paura dell’uomo. Che bello essere a contatto con animali selvatici, e qui in Australia è normalità…

TOM PRICE

Giungiamo in una città che sorge nel bel mezzo del deserto. Con le sue case e la sua gente rompe il silenzio rumoroso dell’Outback. È una cittadina nata negli anni settanta e deve il suo nome a Thomas Moore Price, il vicepresidente della compagnia mineraria statunitense Kaiser Steel.

 

 

 

 

Insomma una città di minatori che hanno fondato una bellissima comunità composta da loro e da aborigeni civilizzati. Ahimè però qui gli aborigeni sono ancora molto “selvaggi”… infatti è molto facile incontrarli in atteggiamenti non molto sobri. Ma la cosa più spettacolare qui è la vista delle ruspe giganti! Enormi ruspe alte fino a dieci metri e lunghe altrettanto che dominano le strade e le miniere di carbone.

 

KARIJINI NATIONAL PARK

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Lungo la strada si ammirano spettacolari termitai giganti. Il paesaggio è sempre più arido e secco e il caldo sempre più insopportabile. Sul sentiero per il Karijini mucche selvatiche ci attraversano di continuo la strada e bisogna tenere sempre gli occhi aperti per non impattare contro il loro muro. Il paesaggio cambia ancora utilizzando i più bei effetti che madre natura porta in dote. Sagome di colline rosse ricoperte da cactus appaiono su tutti i fronti. Uno spettacolo fantastico. Il rosso e il verde ora oltre a dominare il basso delle praterie, domina anche l’alto tra i colli e il cielo. Qui i canyon costituiscono gran parte del territorio e co le nostre jeep saliamo sempre più in alto seguendo il sentiero. Giungiamo al primo lookout. Il panorama che si presenta è da far perdere il fiato! Ma non ci basta guardarlo… siamo venuti fin qui per addentrarci nelle sue insenature più affascinanti. Iniziamo la discesa a picco verso l’acqua verde del torrente che ci attende in fondo alla gola.

 

 

 

 

Il rosso della formazione rocciosa ci accompagna lungo un percorso ripido che si conclude con una fredda cascata d’acqua verdissima. Non credo ai miei occhi! Che meraviglia! Camminiamo lungo i sentieri selvaggi del canyon visitando altre cascate. Noto che da qualche cascata scende poca acqua, a causa della secca stagione invernale australiana. La massima portata d’acqua la si vedrà cadere durante le due settimane della stagione delle piogge.

 

 

 

 

Salutiamo le gole più profonde e proseguiamo a bordo delle nostre jeep cavalcando una strada sterrata di terra rossa come il fuoco. Dietro di noi il polverone rosso sollevato dal passaggio delle jeep invade il fittissimo bush accecando qualche animale nascosto. Un grosso canguro rosso ci attraversa la strada! Bellissimo! Proseguiamo gustandoci la vera Australia selvaggia in questo tratto che ricorda molto l’Africa nera… Un centinaio di chilometri dopo ci fermiamo in un visitor center gestito da aborigeni civilizzati. All’interno un piccolo museo ci mostra foto di una vera tribù aborigena che vive nella zona del Karinjini allo stato selvaggio e intoccata da secoli.. Wow! Mi piacerebbe da matti incontrarli… Nell’attesa chiudo gli occhi respirando profondamente il profumo del deserto. Lì riapro sorridendo ancora incredulo di essere qui, in un luogo magico dove fin dall’antichitá sono vissute tribù nate nell’era del sogno e che oggi con i loro canti ci tramandano i veri valori della natura e della vita.

Alessandro Cusinato