ALBANIA – ROAD TRIP

Abbiamo tracciato la mappa di viaggio e con essa segnato anche i suoi punti di esplorazione. Partiremo da Milano percorrendo la strada disegnata sulla costa croata, salendo sui Balcani serbi, scendendo sulle spiagge montenegrine, entrando poi in territorio albanese. L’automobile per il road trip è pronta carica d’entusiasmo e di curiosità. Mi affascina parecchio l’est europeo e non vedo l’ora di percorrere i tremila e più chilometri di questo emozionante viaggio, che compierò insieme alla mia compagna di viaggio Marina e con Maggie, la nostra cagnolina viaggiatrice.

PRIMO GIORNO: CROAZIA –ZADAR

Dopo otto ore di viaggio giungiamo a Zadar, splendida e storica cittadina croata bagnata dalle acque del Mediterraneo posta sulla costa della Dalmazia. E già sera e afflitti dalla stanchezza decidiamo di cenare in un ristorante tipico croato per poi fare un giro esplorativo lungo le vie della città. Zadar è rinomata per le sue rovine romane e veneziane e proprio per questo avevo deciso di fare sosta proprio qui. Qui la storia ci è passata lasciando le sue tracce attraverso le mura che circondano la città con le sue caratteristiche porte veneziane. Ammiriamo il foro romano e li poco lontano il convento di Santa Maria. Impetuosa è la grande cattedrale di Sant’Anastasia. Meraviglia!

SECONDO E TERZO GIORNO: BOSNIA ERZEGOVINA e MONTENEGRO- PETROVAC

Dopo un bel sonno rigenerante ripartiamo con l’obiettivo di attraversare la Bosnia per giungere in Montenegro. Sapevamo della pesantezza e fatica del viaggio, ma non fino a questo punto! Infatti una volta giunti al confine serbo, decidiamo di percorrere la strada che dal navigatore ci è segnalata come più breve, scartando il percorso più trafficato dai turisti che costeggiava il mare ( quello più sicuro a livello di manutenzione stradale). Una volta passata la dogana, ecco la strada trasformarsi in un saliscendi con vista a picco su vallate vertiginose di gole balcaniche. La manutenzione stradale è assolutamente inesistente: buche profonde decine di centimetri e nessun tipo di protezione laterale costituita da guard rail. La mia guida è talmente impegnata tanto da farmi restare concentrato con le mani attaccate al volante per tutta la durata del tragitto. Anche Marina resta concentrata guardando preoccupata la strada.  Durante i lunghi silenzi prodotti dal “restar concentrati”, un solo pensiero ci accomunava: << Ma quando finisce questa strada? >>.  Ma nonostante la sua caratteristica pericolosità riuscimmo a trovarci il lato positivo; la strada ci regalava un panorama meraviglioso: le montagne si gettavano a picco sulle vallate, coi paesini balcanici rimasti tali e quali a cinquant’anni prima… e poi tanta natura selvaggia. Stupendo!

Sembra incredibile ma per percorrere 150 chilometri ci abbiamo messo quasi otto ore! Insomma se devo consigliare a qualche viaggiatore di scendere in Albania in auto suggerirei ai più comodi di prendere la strada che costeggia il mare, ma ai più avventurosi di percorrere la strada che dalla dogana penetra salendo spericolata nell’entroterra balcanico bosniaco. Vi assicuro che sarà un’esperienza unica!

Finalmente giungiamo al confine fermandoci per i controlli alla dogana montenegrina. La strada è decisamente migliore e la mia guida torna ad essere molto più rilassata. Il paesaggio è un trionfo del mare, del cielo e dei monti conservati in un contenitore di mondo incontaminato. Petrovac testimonia la medioevale presenza dominante veneziana; vi è una meravigliosa fortezza del XVI secolo situata nel punto più alto del porticciolo. Alloggiamo in un BeB a pochi metri dal mare. Percepiamo un inizio di allontanamento dagli usi e costumi tipici dell’Europa occidentale marcati dalla presenza di paesaggi e popoli tipici dell’est europeo. Il cibo è davvero squisito! Si mangia davvero bene e si spende pochissimo. Il mare e la sua spiaggia sono la ciliegina sulla torta. L’acqua è limpida e cristallina. Alzando gli occhi, noto che selvaggiamente dalla spiaggia si arrampicano le montagne, disegnando un percorso di natura lussureggiante. Resto davvero ammaliato da questo lato ancora selvaggio di questo piccolo stato incastrato tra i balcani e il mare. Qui decidiamo di passare due giorni di relax in attesa del grande giro dell’Albania.

QUARTO GIORNO: TIRANA

Si parte verso l’Albania! La tappa di oggi sarà più breve rispetto alle precedenti: solo 181 chilometri che da Petrovac ci condurrà fino alla capitale albanese di Tirana. Sostiamo alla dogana albanese per acquistare il foglio verde che ci consentirà di viaggiare all’interno del territorio non appartenente all’unione europea.  Il viaggio nel nord albanese è un road trip che sembra essersi fermato nel tempo. Le strade e le cittadine che attraversiamo sembrano ancora ferme a decine di anni fa quando il regime dittatoriale comunista lo caratterizzava. L’Albania ci dà il suo benvenuto con un paesaggio di campi coltivati, zingarelli accampati lungo la strada e automobili vecchie che in occidente si usavano forse nei primi anni 2000 se no addirittura negli anni 90!. Insomma, avevamo la percezione di essere tornati indietro nel tempo di almeno vent’ anni rispetto al resto d’Europa. Questo stato di sano degrado fu il colpo d’occhio iniziale di questo lungo viaggio esplorativo. Dal finestrino dell’auto io e Marina notiamo vecchie case e baracche contornate dai campi coltivati. Vecchie automobili ci sfrecciano di fianco rumorose suonando i loro clascon, in uno dei traffici più intensi che abbia mai conosciuto.  

Tirana è una disordinata e chiassosa grande città, colma di traffico e delirio. Mi sembra di essere finito in una terra di nessuno, dove ognuno può fare ciò che vuole! Giungiamo in albergo sito nel quartiere più elegante di Tirana. Il resto della città è caratterizzata da un elegante e ordinato degrado caratteristico delle città dell’est europa. Prepariamo lo zainetto intenti a visitare il centro della città, che per mia fortuna (data la mia grande passione) è colma di storia. Entro nella piazza dal nome importante come quello di Skanderberg. <<Non vi porto libertà: l’ho trovata qui, tra voi.>> Questa è la frase che disse l’impavido Giorgio Castriota detto “Skanderberg” al popolo albanese dopo aver respinto e vinto gli invasori turchi ottomani. Qui, è venerato come eroe nazionale. Le sue gesta ispirarono nei secoli le rapsodie, la letteratura, le arti e mantennero vivo negli albanesi lo spirito della libertà.

QUINTO E SESTO GIORNO: VALONA

<< Finalmente il mare! >> Il mare ci accoglie con le sue spiagge super attrezzate e colme di turisti. Valona è una perla della costa albanese tanto che Il degrado attraversato nel nord albanese sembra totalmente scomparso. Soggiorniamo in un albergo posto sulla punta di una parete di roccia che dai suoi cento metri di altezza domina il mare. La vista è spettacolare. Scendiamo in spiaggia e per due giorni ci rilassiamo godendoci il sole e il mare.

SETTIMO, OTTAVO, NONO  GIORNO: HIMARA

Scendiamo sempre più giù, fin dentro il cuore e l’anima dell’Albania meridionale. Qui il mare selvaggio e incontaminato bagna una riviera di scogli alti che come montagne che salgono verso il cielo. Alloggiamo in un albergo a pochi metri dalla spiaggia. La spiaggia è ampia e larga quanto la libertà. Si respira aria di spensieratezza e di pace. Chilometri di natura compongono questo angolo di mondo riscoperto da qualche anno da centinaia di turisti europei. Himara sarà una delle tappe più belle che ricorderemo di questo viaggio. La sua incontaminata natura e la generosità del popolo albanese che la abita, resteranno un piacevolissimo ricordo da raccontare a chiunque voglia esplorare questa terra.

DECIMO, UNDICESIMO, DODICESIMO, E TREDICESIMO GIORNO : SARANDA

Saranda è la città più trendi della riviera albanese. Qui cè tutto quello che serve per passare una giornata al mare con ogni confort e una serata in un buon ristorante e in una bella discoteca. È senza dubbio la località più rinomata dai turisti di mezza europa che vengono qui per cercare relax ma anche divertimento notturno. Dalla spiaggia si può vedere in lontananza la sagoma dell’isola greca di Corfù. Passiamo tre giorni a girovagare per le varie spiagge di Saranda in particolare la spiaggia di Ksamil.

Syri i Kalter

A circa una ventina di chilometri da Saranda si trova un luogo meraviglioso nominato Patrimonio dell’Unesco: Syri i Kalter, il famoso occhio blu dell’Albania. Si tratta di una sorgente sita alla base del monte Mali Gjere. L’acqua di colore blu scuro sgorga a una temperatura di 12 gradi. Resto incantato da questa meravigliosa opera d’arte naturale simile ad un occhio umano compreso di bulbo e pupilla. Al centro l’acqua è di colore blu scuro e tutt’intorno è colorata di un azzurro più chiaro. Un luogo magico e unico al mondo!

AGIROCASTRO

Giungiamo in questa meravigliosa e antica città, costruita su una collina di 300 metri tra i monti Mali i Gjere e il fiume Drinos. Agirocastro è un nome di origine greco dal significato di “Fortezza Argentata”. La città vecchia è un vero e proprio incastro di diverse culture: quella greca, romana, bizantina, turca e albanese. Passeggiamo tra le sue vie ricche di colori e di storia millenaria. Io e Marina restiamo a bocca aperta dinnanzi a questa meraviglia, inclusa tra i Patrimoni dell’Umanità.

BUTRINTO

Finalmente giungo in uno dei luoghi che da sempre avrei voluto visitare! E’ il sito archeologico più importante dell’Albania. Porto antico e frammento della storia del Mediterraneo. Entrando qui dentro si compie un viaggio straordinario lungo le epoche della nostra storia. Ci si perde tra le rovine che testimoniano la cultura della civiltà ellenistica, romana, bizantina, veneziana e ottomana. Una meraviglia! che emozione!

BERAT

L’ultima tappa del grande viaggio albanese ci porta a visitare la storica cittadina di Berat, un’altra perla inserita tra i Patrimoni dell’umanità. Le sue case bianche di origine ottomana, dipingono un paesaggio di abitazioni arroccato su una collina rocciosa. Dopo una meravigliosa passeggiata, fatta salendo tra le sue strette e caratteristiche viette, giungiamo in cima, dove insieme ad un po’ di fiatone ci attende un impetuoso castello risalente al xiii secolo.

A Berat termina il nostro viaggio. Con il viso triste puntiamo il navigatore della nostra auto verso il porto di Durazzo dove un traghetto è pronto a riportarci in Italia.

L’albania è stata un’incantevole scoperta: un paese incredibile, capace di sorprenderti grazie ai suoi due volti. Una terra magnifica dove la storia contemporanea è ancora ferma agli ultimi anni del 900, caratterizzata dalla sua gente che suona clacson guidando automobili che qui da noi sarebbero classificate come d’epoca e che abitano in vecchie città di palazzoni di cemento costruite dal regime comunista. Ma esiste anche il suo secondo volto più moderno ed occidentale caratterizzato dai suoi alberghi, dalle spiagge all’avanguardia, dai ristoranti e dalle discoteche che animano la vita notturna di uno dei paesi più accoglienti dell’est europeo. La sua costa mediterranea è una perla lucente capace di attrarre a sè qualsiasi esploratore e turista a caccia di bellezza, natura e cultura.

Arrivederci cara Albania!

Alessandro Cusinato

AUSTRALIA -Roadtrip -Uluru- day 22 – 27

E ora si scende dritti nel cuore rosso dell’Australia… Uluru. Ci aspettano duemila chilometri di nulla assoluto. Quattro giorni di avventura,sofferenza e gioia infinita nel bel mezzo del deserto dell’Outback. Una tappa “on the road” tra le più toste al mondo verso la terra sacra aborigena. Facciamo scorte di cibo, taniche di benzina e di acqua. Per giorni non incontreremo anima viva. Saremo solo noi quattro con il nostro Choco le nostre jeep e la nostra tenda, accompagnati dal caldo soffocante del giorno e dal freddo dell’escursione termica della notte.

Il nostro primo obbiettivo sarà l’arrivo nella città di Alice Springs distante 1500 chilometri. Imbocchiamo la mitica Stuart Highway. un’ infinita strada che coi suoi rettilinei infiniti ti ipnotizza fino alla monotomia. Ci si può sdrairare a terra lungo la linea tratteggiata della strada per ore senza che nessuna macchina o nessun Road Train ci passi. Ogni tanto è facile vederci atterare i velivoli dei Royal Flying Doctors, l’organizzazione aereo medica che porta soccorso nelle zone più remote del mondo compreso l’Outback. Passano i primi due giorni di viaggio rigorosamente tutti uguali. Il bush, la sabbia rossa, la stessa strada, lo stesso caldo ma lo stesso entusiasmo. Dopo mille chilometri incontriamo il primo segno di civiltà: un Roadhouse! uno di quelli mitici dove bisogna fermarsi per forza. Un pò per stanchezza e un pò per darsi una sciacquata e parlare con qualche viaggiatore pazzo come noi.

La notte ci accampiamo nel deserto in un luogo talmente disperso da far imbarazzare anche le stelle che dall’alto ci guardano dall’infinità dell’universo. Lo spettacolo che ci regalano è una delle cose più belle che abbia mai visto nella mia vita. La via Lattea e i pianeti illuminano la mia notte. Resto per più di un’ora immobile a guardare il cielo. Un’energia inspiegabile mi attrae a loro. Qui tutto è più limpido nonostante sia notte. Si sentono versi di animali rieccheggiare nell’aria pura e riesco a vedere cosi in profondità l’universo tanto quanto riesco a guardarmi dentro nei miei angoli più bui interiori. Mi sento parte di un’energia cosmica che mi rende uguale alle stelle, alla luna e alla terra rossa che ricopre le mie scarpe e il mio viso, sporco dall’arida giornata di questo viaggio. Dopo tre giorni oltrepassiamo il Tropico del Capricorno e finalmente giungiamo ad Alice Springs la capitale del deserto Australiano.

Qui ci fermiamo per rifare scorta di acqua. Ma ripartiamo subito perchè a soli 450 chilometri ci attende la meraviglia più bella dell’intero viaggio e la “più sacra” per gli aborigeni.  Ed eccola là… lungo la strada, dopo 9000 chilometri di viaggio appare la sua sagoma rossa. Avrò visto mille foto di Uluru, ma nulla poteva prepararmi alla sua imponenza e spiritualità. Da lontano si percepisce davvero di sentire battere il cuore rosso d’Australia, e da vicino il senso di pace che lo avvolge trasmette tutta l’energia di madre terra. Il tramonto che scende sul cuore rosso mi regala una luna piena gialla come un sole. Lei che al contrario sale, prima appoggiandosi premurosa sulla grande roccia e poi, una volta giunta in alto, osserva tutto e tutti illuminando la via notturna di ogni aborigeno che vuole giungere fino a qui…

Ed ora vi voglio raccontare una storia bellissima accaduta a qualche centinaio di chilometri da Uluru…  il mio incontro con Herb, il suo cane Snotty e la sua amata bicicletta… una storia magica che porterò dentro di me per sempre. Una storia che solo in certi viaggi si può vivere…  ECCO VE LA RACCONTO:

ROADTRIP day 27- La sera ho conosciuto un signore di 75 anni di nome Herb. Un biker, uno da rispettare e stimare. Ci ha accolto subito salutandoci appena entrati nell’area di sosta per montare la tenda. Un gentiluomo uno degli ultimi rimasti. Mi stringe forte la mano, dopo avergli mostrato il tattoo della mia mountain bike che ho disegnato sul mio avambraccio, e dopo avergli detto che anche io sono un biker viaggiatore come lui. Mi invita a vedere la sua bici. Moriva dalla voglia di mostrarmela. Ne era orgoglioso. Lo avevo capito subito che era tutta la sua vita. Stava si viaggiando in solitaria, ma con la compagnia del suo cane Snotty di 10 anni che stava riposando nella loro tenda. Un brivido emozionante mi pervase.. “Che coppia..” pensai nella mia mente. Lui intanto mi raccontava i dettagli il viaggio che stava compiendo. Era partito da Perth per girare tutta l’Australia e ritornare nel giro di un anno ancora a Perth.. un viaggione … A quel punto esclamai: ” Wow”. Ero rimasto senza parole davanti a un signore così arzillo ma pieno di vita e di progetti… Lo ammiravo mentre mi raccontava del suo grande viaggio. Era entusiasta, fiero e aveva voglia di parlarne con qualcuno, magari uno come lui, con i suoi stessi interessi. Le sue parole mi entrarono dentro. Ero estasiato. Gli chiesi se potevo fare una foto con lui e la sua amata bici e subito mi abbracciò quasi come fossi un figlio. ” Yes it’s a pleasure” Mi rispose. Mia sorella scattò la foto. Ci tenevo molto che uscisse bene anche se venne un po’ buia a causa del tramonto ormai inoltrato. Ma la cosa che mi lasció ancor più a bocca aperta fu la vista di un deplian sulla bici con scritto -Herb e Sonny blog-. Esclamai: “Non ci credo questo signore di 75 anni possiede un blog! Ed è anche scrittore”. Gli chiesi se era lui che scriveva gli articoli del suo blog. Mi disse subito: “Si! Seguimi se ti va!” In inglese naturalmente.
Senza pensarci ed emozionatissimo risposi:” “Certo ne sarei onorato”.

Una persona incredibile e mentre ci parlavo pensavo che sarei potuto essere io alla sua età … A 75 anni fare un viaggo in solitaria in bici e in tenda immerso nella natura con tutta quella grinta e passione… e perchè no con la compagnia di un cane. “La cosa più bella del mondo!” Pensai.. Lo salutai augurandogli buon viaggio. Sapevo a quanto ci teneva, perché lui è proprio come me, o meglio io sono come lui..
In un attimo gli ero entrato nella mente capendo quanto lui amava viaggiare, vagabondare nella natura, non stare mai fermo e soprattutto conoscere se stesso ogni giorno che passa, superando i propri limiti conoscendo posti nuovi.
Buonanotte caro Herb!

La mattina dopo lo vidi dal finestrino della mia auto, lontano una trentina di chilometri più in là dal posto in cui lo avevo incontrato. Lui pedalava sulla strada nel caldo del deserto dell’Outback. Pedalava fiero e anche se non riuscivo a vedere il suo viso a causa del caschetto che portava e dall’alta velocità della mia auto, capiii che stava sorridendo e cantando come un bimbo felice mentre si gustava la bellezza del paesaggio. Gli suonai il clacson e lui mi salutó. Era bellissimo con la sua andatura lenta e coraggiosa di uno che ha vissuto la vita ma ne voleva vivere ancora. Avrei voluto fermarmi per parlare ancora un po’ con lui o magari prendere la mia bici e continuare il viaggio insieme. Un sogno.
Ma non si può e va bene così. Ma Sono felice perché ora posso seguire la sua avventura. Non sa quanta energia sia riuscito a trasmettermi e ringrazio il fato per aver fatto incrociare i nostri spiriti liberi, in una serata dal tramonto mozzafiato nell’Outback australiano…

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Buona vita Herb,

Grazie mia magica Australia!…

 

 

 

kakadu National Park

AUSTRALIA- Road trip- Kakadu National Park- day 20- 22

Lasciamo Darwin per spostarci in uno dei luoghi più selvaggi del Northen Territory australiano nonché patrimonio dell’Unescu: Il Kakadu National Park.

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Ci attendono paludi, fiumi e scarpate di roccie arenarie. Coccodrilli, dingo, pipistrelli, tartarughe e centinaia di specie di uccelli vivono in un habitat composto da più di duemila tipi di piante. E’ una delle mete più ambite del nostro road trip e non vediamo l’ora di arrivarci! Dopo il solito lungo viaggio in jeep nell’Outback, stavolta lungo “solo” 250 chilometri, giungiamo ai confini del parco nazionale. Qui dobbiamo salutare Choko e affidarlo per qualche giorno a un dog sitter. Per lui come per tutti i cani ne è vietato l’ingresso e con una grande carezza lo salutiamo. Torneremo a prenderlo una volta finito il tour del Kakadu, più o meno tra tre giorni.

Dopo un facile ma affascinante trekking tra bush, boschi e alte rocce giungiamo in un luogo magico.  Visitiamo delle antichissime incisioni rupestri aborigene di epoca preistorica. I muri rocciosi del sito di Ubirr mi lasciano con la bocca spalancata dall’emozione. Antichissimi disegni risalenti a 20.000 anni fa, ricoprono ogni angolo di roccia. Molti aborigeni di oggi credono che queste pitture rupestri siano state realizzate dagli spiriti Mimi, per illustrare agli uomini le leggende della creazione e lo sviluppo della legge aborigena.


La sera ci accampiamo insieme ad altri viaggiatori vicino alla riva di un fiume molto inquietante perchè abitato da coccodrilli. Il consiglio di una guardia forestale è quello di dormire in una tenda sospesa da terra in modo da non essere “visitati” nella notte dai feroci rettili che potrebbero allontanarsi dal fiume per cacciare. Ma non disponiamo di quel tipo di tenda e la guardia ci tranquillizza suggerendoci di accamparci qualche decina di metri più in là, distanti dalla riva del fiume e più addentrati nella foresta. Montiamo la tenda accendiamo un fuoco e ci godiamo il silenzio delle prime luci della notte. Ma il momento più meraviglioso giunge una volta il spento il fuoco… Per fortuna la notte non è fredda come le precedenti nel deserto e decidiamo di dormire senza il telo protettivo. E’ bellissimo! Sdraiato nel sacco a pelo guardando in alto posso vedere le stelle, la via lattea e le costellazioni sparse nell’universo. Mi addormento cullato da un’atmosfera suggestiva che alleggerisce i miei pensieri. Ma in piena notte mi risveglio, disturbato da un concerto di suoni mai sentito. Forti versi somiglianti a gatti arrabbiati fuoriescono dalle bocche di grossi pipistrelli. Forti ululati di dingo riecheggiano nella jungla australiana. Migliaia di insetti cantano e uccelli notturni gridano come fossero in una piazza affollata nel pieno giorno. Sento dei passi a pochi metri dalla tenda ma il buio è talmente fitto che non riesco a vedere nulla. Riesco a sentire anche il respiro dell’animale! ma niente il buio ostacola la mia vista. Poco più in là assisto ad un inseguimento in piena regola tra un predatore ed una preda… o più prede e più predatori… chissà! Purtoppo non riesco a vedere nulla ma solo a percepire ed immaginare quello che sta succedendo a pochi metri da me. Sono talmente eccitato che non riesco più a chiudere occhio. Passo la notte in bianco sperando di vedere qualcosa, una sagoma o una presenza. Ma non riesco a vedere nulla… ma sono al settimo cielo! Marco, Giorgia e Nicolas dormono come ricci e non sanno la meraviglia che si stanno perdendo. Resto sdraiato a pancia in giù e sorridendo mi guardo intorno felice. Penso: Passano le ore e sono felice. Non voglio riaddormentarmi perché so che ad uno spettacolo del genere non assisterò mai più. La natura della jungla australiana mi sta regalando una notte indimenticabile. Giunge l’alba con i suoi primi raggi di sole e i primi cinguettii dei pappagalli. Svaniscono gli ululati e i versi tenebrosi dei pipistrelli. Spariscono i rumori degli inseguimenti tra prede e predatori ma resta dentro di me l’emozione di una notte magica passata a sognare ad occhi aperti la vita notturna della foresta del selvaggio Kakadu. La ricorderò come una delle notti più belle di tutta la mia vita.

Navigando tra i Billabong
Navigando tra i Billabong

La mattina dopo aver smontato la tenda ci incamminiamo verso il fiume e le sue paludi. Nella jungla di palme e bush, sorgono billabong di acqua torbida. Paludi inquietanti che solo a guardarle mettono soggezione. Dopo una notte meravigliosamente insonne tra versi selvaggi e stelle, il sole riflette i suoi raggi sull’acqua, mostrando la sagoma scura di chi inquieta e riempe di fascino il nord australiano. Sopra una barca navighiamo per le paludi ammirando incantati e rispettosi il vero re di queste terre. Sua maestà il coccodrillo.

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Ne vediamo a dozzine galleggiare e altrettanti riposare sornioni sulla riva del fiume tra i canneti. Intorno a loro centinaia di splendidi esemplari di uccelli marini che leggiadri si muovono tra le ninfee. La sera torniamo a prendere Choko il nostro cane viaggiatore. L’abbraccio con Giorgia e Marco è commovente! Salutiamo il Kakadu ringraziandolo per l’incontro con le tribù aborigene primitive, con sua maestà il coccodrillo ma sopratutto per la notte indimenticabile che mi ha fatto passare tra la sua natura più selvaggia. Kakadu Non ti dimenticherò mai.

Alessandro Cusinato