Queste sono le parole di Sara, una viaggiatrice che come me ama raccontare dei suoi viaggi nel suo meraviglioso Travel Blog www.triportrek.org
“Dai viaggi nascono incontri, storie e nuove amicizie. Ho creato la rubrica “Meet the blogger” per raccontare le avventure di amici vicini e lontani.
Oggi vi porto in Sud America con Alessandro” 😉
Oggi è un giorno particolare. L’escursione in terra boliviana non era programmata nella mia road map. La decisione di sconfinare l’ho presa ieri, durante la cena a Puno con degli amici conosciuti in giornata che mi avevano consigliato di andarci.
Parto alle 3 del mattino. Tre ore di bus e arrivo al confine. Qui perdo diverso tempo per le pratiche burocratiche, scendo dal bus e dopo aver messo il timbro d’uscita dal Perù sul passaporto proseguo a piedi attraversando un mercato per un centinaio di metri in quella che è la terra nessuno verso la dogana boliviana.
dogana peruviana
dogana boliviana
Anche qui vi è una lunga prassi per il timbro sul passaporto. i Poliziotti boliviani non hanno un viso molto simpatico. Anzi, Il più “tranquillo” ha una cicatrice sul viso. Si fatica a guardarli negli occhi, quindi penso sia meglio abbassare lo sguardo e proseguire. Una volta timbrato il passaporto risalgo sul bus e proseguo per qualche chilometro fino a Copacabana. Siamo a 3800 metri di altitudine e la sponda boliviana del Lago Titicaca mi attende.
Mi fa un certo effetto sapere che sono in un altro stato sudamericano affascinante e ancora a me sconosciuto. Qui le case sono molto simili a quelle peruviane e gli abitanti sono colorati come i loro vicini del Perù. Una cultura molto simile. L’unica differenza sta nel denaro: Qui anziché pagare con i Soles si usano i Bolivianos.
Giungo sulla riva del Lago Titicaca. Qui mi attende la mia guida. Una donna boliviana coltissima che mi racconterà per filo e per segno la storia Inca e ante Inca. Ma la prima visita da lei guidata è per la splendida “Basilica di Nostra Signoria”. Ultimata nel 1619 è una delle chiese più antiche della Bolivia. Fu costruita sopra il tempio Kotakawana e al suo interno si trova la statua de “La virgen de la Candelaria”.
Basilica di Nostra Signoria
lago Titicaca
Torno verso la riva del lago, e osservando l’orizzonte mi incanto. Questa parte di lago è ben diversa da quella peruviana. L’acqua è limpida, cristallina e si può vedere il fondo, cosa che era impossibile nel lato peruviano a causa dell’acqua torbida e scura.
Salgo sul traghetto che mi condurrà sull’ Isla del Sol, chiamata anche l’isola Titicaca, l’isola più grande di tutto il lago.
Qui ci hanno vissuto nei secoli passati gli Aymara e gli Inca, e le lingue parlate sono il Quecha e lo Spagnolo. l’isola è particolare a causa dei suoi terrazzamenti Inca disegnati nel terreno che ancora oggi vengono sfruttati dagli abitanti del posto per coltivare prodotti agricoli. Salgo le scale di una scalinata che mi conduce verso una fonte d’acqua naturale che scorge tra le rocce. Qui gli Inca, bagnandosi la fronte, acquisivano l’energia del dio sole Inti. Faccio la stessa cosa e con mio grande stupore noto dalle foto scattate dalla mia guida, che un raggio di sole mi pervade proprio nel momento del mio sfiorare l’acqua portandola sul mio viso. Rimango senza parole e non so darmi spiegazione di questo strano evento naturale. La risposta me la dà la mia guida dicendomi che Inti era sceso su di me e mi aveva donato la sua energia.
prima del raggio
il raggio di Inti
Ci voglio parecchi minuti prima che mi riprenda dall’episodio appena accaduto. Emozionato, mi sento al settimo cielo e penso di essere stato un “prescelto” da Inti. Insomma non capita a tutti di ricevere la sua energia e vederla catturata in una foto!.. proseguo il mio giro per l’isola entrando in diverse abitazioni abitate dagli antichi visitando il santuario dedicato al Dio Inti (sole)
Giungo in un punto magico dell’isola laddove di fronte al mio sguardo oltre l’acqua del lago spunta la sagoma rocciosa di un’altra isola molto più piccola ma importante: l’Isla della Luna. La leggenda narra che dal lago in prossimità di dove sorge l’isola uscirono Manco Capac e Mama Oclo per fondare la città di Cuzco, da dove avrebbe avuto luogo quello che sarebbe diventato l’impero Inca.
Sguardo verso l’isla della luna
Seduto sulla riva rocciosa del lago percepisco questa magia, questa energia. Mi sento un piccolo sassolino in mezzo a questo mondo mistico composto da rocce, acqua, pietre, sentieri, erbe, alpaca e lama. Ma quanto mi attira tutta questa magia… non lo so spiegare, so soltanto che sono parte di tutto questo.. sono parte della Pachamama… Sono felice, mi sento libero, leggero, vuoto di negatività e pieno di energia…
Mi fermo a pensare, sento il profumo dell’acqua stagnante e vedo il blu del lago confondersi con l’azzurro del cielo. E’ come se mi tuffassi nel cielo volando nell’acqua del lago. Mi lascio trasportare dai profumi delle erbe dell’isola che per gli abitanti sono gli unici medicinali conosciuti. L’isola è selvaggia, Incontro pastori con il loro gregge di pecore, vedo alpaca e cavalli in libertà.
bambina boliviana
lago Titicaca
Ma il mio sguardo curioso ricade un ultima volta sull’Isla della Luna. A quel punto le parole della mia guida colmano la mia sete di curiosità raccontandomi che in passato nell’epoca Incaica vi era un tempio chiamato Inacuyo ovvero il Palazzo delle vergini del Re. Sull’isola della Luna poteva entrare solo il Qhapaq Inca ovvero “il sovrano dell’impero Inca”. ” <<Hai capito.. mica scemo il Re “>>.. penso io sghignazzando…
Ma è tardi e devo ritornare in Perù. Lascio questo posto più ricco spiritualmente, ancora sorrido mentre ripenso al raggio di sole che mi ha illuminato sulla fonte d’acqua Inca. Credo che tutti abbiamo uno o più scopi nella vita, e uno di questi per me era quello di imparare dalla cultura Incaica. Ho provato delle sensazioni e un energia incredibile a Cuzco , moltiplicata all’ennesima potenza a Machu Picchu. Ora ricevo un raggio di sole dal Dio Inti qui sull’Isla del Sol, proprio dove secondo la leggenda nacque l’impero. Ringrazio gli antichi Inca per tutto quello che sto vivendo. Forse sanno che sono come loro e che possono fidarsi di me. Probabilmente mi volevano qui per far si che potessi poi trasmettere al mondo attuale un po’ della loro cultura e far capire agli uomini quanto sia importante per noi la natura della Pachamama ( Madre Tierra) proprio come lo era stata per loro.
E’ il giorno dell’escursione sul Lago Titicaca. Non nascondo la mia forte emozione. E’ un lago speciale, unico ed è il navigabile più alto al mondo situato a 3800 metri d’altitudine sulle Ande condiviso tra il Perù e la Bolivia. Nella zona peruviana è abitato da una tribù meravigliosa : Gli Uros.
Un popolo che vive sulle cosidette “isle fluttanti “ovvero le isole galleggianti.
Il motivo del loro vivere in maniera cosi estrema è stata conseguenza del loro passato. Infatti i continui attacchi da parte dei popoli più guerriglieri come gli Aymara e gli Inca, hanno costretto questo popolo a rifugiarsi su delle verie e proprie isole galleggianti costruite da loro stessi per sfuggire alla furia dei loro nemici.
Salgo sul traghetto che in mezz’ora di navigazione mi condurrà al villaggio Uros.
lago
lago
Il colpo d’occhio è spettacolare, il lago è immenso tanto da sembrare un mare con il verde della palude d’erba che ricopre la superfice scura dell’acqua. Sopra riflette un cielo azzurrissimo bagnato dalle bianche nuvole provenienti dalle cime delle Ande. Con lo sguardo osservo piccole barche di pescatori che lentamente passano di fianco al traghetto. Ad un tratto appaiono tante isolette di colore giallo. Sembrano fatte di paglia e mescolate alla vista del lago, donano l’impressione naturale di stare davanti ad uno splendido quadro appena dipinto. Sopra le isole tante casette anch’esse di colore giallo e nel mezzo tanti colori, tanti quanto l’arcobaleno. Sono i colori degli abiti degli Urus. Rimango meravigliato! non vedo l’ora di scendere dalla mia barca e salire su una di quelle isole per poter conoscere questa gente. Della loro cultura e delle loro tradizioni ne avevo sentito parlare solo nei libri che ho letto e in prima persona da una mia amica che aveva visitato questo posto lo scorso anno e solo il suo “raccontarmi” mi aveva fatto emozionare.. Chissà dal vivo ora cosa proverò!
urus
mappa
Salgo su una di quelle isole. La guida peruviana ci informa che il villaggio è composto da 90 isole sparse per il lago e ognuna di esse è abitata da una o più famiglie Uros.
Vengo accolto calorosamente dal loro saluto in lingua queqha. l’isola è abitata da tante donne coi loro bambini. Bellissimo! Sono un popolo solare, genuino e semplice ancora ancorato alle antiche tradizioni. Ancorato come lo sono le loro isole al fondo del lago. E’ bello osservarli mentre parlano,camminano, mangiano e lavorano in mezzo agli intrecci del bambu dell’isola galleggiante. Sono fuori dal mondo dispersi in mezzo al lago e ci galleggiano sopra come se nulla fosse. Sorridono sempre, sono colorati e bellissimi. Le donne portano cappelli grandi di paglia o cappellini da sole con la visiera e indossano abiti colorati di alpaca per proteggersi dal freddo e dall’umidità. Ogni isola ha un presidente a rappresentarla ch a ogni turista sbarcato racconta le tradizioni e la cultura di questo popolo. Il presidente ci spiega come sopravvivono pescando e che pesci pescano, ci spiega come fanno a costruire le isole, ci mostra come cuciono i loro tipici abiti.
Urus
Urus
E’ tutto talmente affascinante che rimango incantato appena noto una ragazza Uros seduta con le gambe incrociate davanti alla sua casetta gialla.
Sulla testa un grande cappello giallo di paglia, un vestito bianco a maniche lunghe, un gilet rosa sopra il vestito raffigurante dei disegni simboli del suo popolo. I capelli sono neri proprio come la sua pelle e dal cappello spunta una splendida treccina che ricade davanti alla sua spalla destra. Una gonna verde foresta e sopra ad essa una copertina colorata. Ad un tratto lei resta immobile con gli occhi spalancati e la bocca aperta. immersa in chissà quale pensiero..E’ bellissima!!!…
Lesto le scatto una foto, forse la foto più bella e significativa del mio intero viaggio.
Meraviglia!!!
La scatto anche con la mente. Il suo ritatto di donna mi conquista, mi rapisce e mi invaghisce. Resto sedotto dalla sua semplicità. Lei non porta vestiti firmati, borsette, scarpe con il tacco o il rossetto, ma veste solo di tradizioni e genuinità. Non è una top model, ma il suo fascino la rende ai miei occhi la donna più bella del mondo. Me ne innamoro perdutamente, un colpo di fulmine al quale non sò dare spiegazione. O forse si. In lei vedo lontani lo stress della società in cui viviamo, non vedo la necessità che ha ogni donna nel comprare il vestito più bello, nell’indossare le scarpe più chic, nell’apparire la più bella davanti agli altri. Non vedo l’egoismo della maggior parte delle donne europee che conosco. Non vedo la fretta nel fare le cose, la rabbia per non aver comprato il cellulare nuovo. Ma vedo solo lei. Colorata del suo sorriso e di quel poco che la vita le ha donato ma che per lei è tutto: il sole, il lago, una casetta, una famiglia.
Osservo un’altra donna con al fianco una ragazza sui vent’anni anch’essa splendidamente colorata.
bambina Uros
Mamma e Figlia
Mi guarda e parlandomi in spagnolo, mi chiede di comprare qualche gadget fatto a mano da loro.
Sorride in continuazione e non è affatto un sorriso finto fatto esclusivamente per vendermi qualcosa.
Lo si capisce che è vero che non è forzato. Cosi mi mostra una tovaglietta di stoffa dipinta a mano con disegnati i simboli del suo popolo. La compro. Voglio portarmi via i ricordi e i simboli più veri, tipici della loro cultura.
Poi noto dei piccoli dipinti disegnati con acquerello. In uno cè raffigurato un uomo su una piccola barca che sta pescando, in un altro u uomo e una donna su una barca girati di spalle con la luna e le stelle a illuminarli. Le chiedo che significato abbiano e soprattutto chi li ha dipinti.
Lei mi risponde con un sorriso: “il primo è il mio papà che va a pescare! il secondo sono la mia mamma e il mio papà quando si sono innamorati..” e poi conclude: ” e li ho dipinti io..”
Emozionato e fiero, acquisto questa grande opera d’arte creata dalla fantasia di un’artista bambina.
Riparto con il traghetto verso la “Isla Taquile”, un isola rocciosa e selvaggia in mezzo al lago abitata da Taquileni.
isla taquile
isla taquile
Torno verso la riva e la città di Puno con un lago interiore di emozioni molto profondo. La giornata di oggi mi ha segnato molto in positivo. Sono sicuro che quando sarò lontano da qui e ne avrò bisogno chiuderò gli occhi per immaginarni galleggiare in queste acque con i colori e la purezza di questo splendido popolo.